Vittime di mafia

Undici anni dall’omicidio di Filippo Ceravolo, la battaglia di papà Martino: «Dove sono gli assassini di mio figlio?»

Innocente ucciso dalla ’ndrangheta: domani manifestazione a Soriano per tenerne viva la memoria. L’avvocato Gigliotti: «Un lutto che non si può elaborare». E la famiglia chiede ancora giustizia

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di Redazione
24 ottobre 2023
11:15

E sono undici. Di lacrime, attesa e silenzi: 25 ottobre 2012 - 25 ottobre 2023. Ha fatto tanto, tantissimo, la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sotto la guida di Nicola Gratteri, la cui eredità oggi è raccolta dal suo vice e braccio destro Vincenzo Capomolla. Tantissimo, ma non tutto. Perché c’è la scia di sangue che ha fatto ripiombare le Preserre vibonesi negli orrori della faida che nel 2002, col duplice omicidio dei fratelli Giuseppe e Vincenzo Loielo, decretando l’affermazione al potere del clan Emanuele, s’era fermata. Ci sono nuovi pentiti, c’è stata una poderosa ed incessante attività investigativa profusa da carabinieri e poliziotti, ma la derattizzazione che facesse luce su quella guerra di mafia non è arrivata.

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Chi l’attende spasmodicamente è Martino Ceravolo, il papà di Filippo, il giovane che – proprio il 25 ottobre 2012 – cadde vittima di un agguato, ucciso per errore dal commando che aveva attentato alla vita di uno sodali del boss Bruno Emanuele, Domenico Tassone, a cui il giovane Ceravolo aveva chiesto un passaggio per raggiungere la casa della fidanzata. «Perché ovunque sì e qui no?», domanda Martino, alla vigilia di un nuovo triste anniversario. «Abbiamo sempre collaborato con gli inquirenti, abbiamo creduto in loro, li abbiamo sostenuti in ogni modo possibile, ma sono passati undici anni ormai e dove sono gli assassini di mio figlio?».


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Rammarico palpabile, quello di Martino Ceravolo. «È il dolore di un padre che in fondo non ha mai elaborato la morte del figlio. Diversamente non potrebbe essere, perché quel ragazzo è una vittima innocente della ‘ndrangheta», spiega l’avvocato Michele Gigliotti, che assiste la famiglia Ceravolo. Un compito delicato, il suo: «È un impegno professionale ma anche umano – continua il penalista – perché assistere le vittime significa spesso doversi fare carico delle loro ansie, delle loro aspettative, della loro sete di giustizia. La delusione della famiglia Ceravolo è comprensibile, ma non hanno mai smesso di credere nelle istituzioni e nutrono l’incrollabile speranza che prima o poi chi ha sparato quella sera e chi ha ordinato quell’agguato sia punito secondo legge. Non smetteremo mai di invocare giustizia. Mai».

Intanto, domani, a Soriano, con inizio alle 11, si svolgerà una manifestazione pubblica per mantenere viva la memoria di Filippo Ceravolo. Il raduno è previsto in via Guido Rossa, davanti al monumento dedicato al giovane assassinato undici anni fa nei pressi del calvario di Pizzoni. In seguito il corteo si sposterà in piazza Ferrari, dove interverranno autorità istituzionali, civili e religiose.

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