Per Pasquale La Rosa invece arriva l’assoluzione per un capo d’imputazione con conseguente ridimensionamento della pena
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Tre condanne in Tribunale a Vibo Valentia nel processo che mirava a far luce su una serie di condotte estorsive e di usura commesse a Tropea. Questo il verdetto dei giudici (presidente Barbara Borrelli, giudici a latere Brigida Cavasino e Claudia Caputo): 7 anni e 6 mesi (oltre a 4.500,00 euro di multa) nei confronti di Domenico Fraone, 53 anni, residente a Parghelia; 5 anni e 3 mesi (e 2.500,00 euro) per Elio Ventrice, 75 anni, medico in pensione di Tropea; 3 anni (e ottomila euro di multa) per Pasquale La Rosa, 60 anni, di Tropea.
Le assoluzioni e le pene accessorie
Nei confronti di Domenico Fraone (difeso dagli avvocati Francesco Matteo Bagnato e Guido Contestabile), la Dda di Catanzaro aveva chiesto la condanna a 12 anni e 6 mesi, ma il Tribunale ha escluso l’aggravante mafiosa in relazione all’agevolazione di un’associazione mafiosa (clan La Rosa) e anche l’aggravante nel reato di tentata estorsione. La condanna a 7 anni e 6 mesi interviene quindi per i reati di usura ed estorsione finalizzata alla turbativa d’asta. Il Tribunale ha disposto anche la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale durante l’espiazione della pena principale.
Per il medico Elio Ventrice – difeso dall’avvocato Carmine Pandullo – la richiesta di condanna della Dda era di 9 anni e 6 mesi di reclusione. Ventrice incassa l’assoluzione dell’aggravante mafiosa in relazione all’agevolazione di un’associazione mafiosa (clan La Rosa) e l’assoluzione da altra aggravante nel reato di tentata estorsione. Assoluzione perché il fatto non sussiste dall’accusa di tentata estorsione aggravata in concorso con Pasquale La Rosa. Sono state poi riconosciute le circostanze attenuanti generiche in misura equivalente all’aggravante del metodo mafioso e da qui la pena finale a 5 anni e 3 mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e la pena accessoria dell’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e l’interdizione legale durante la pena.
Per Pasquale La Rosa, infine – difeso dall’avvocato Giovanni Vecchio – la richiesta di pena era di 8 anni e 10 mesi. Cadono per lui, in seguito ai rilievi della difesa, le aggravanti di aver agevolato la consorteria mafiosa dei La Rosa, così come è stata esclusa altra aggravante relativa al reato di usura. Assoluzione perché il fatto non sussiste dall’accusa di tentata estorsione aggravata. Quale pena accessoria, Pasquale La Rosa è stato condannato all’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni.
Le contestazioni
Usura aggravata era la prima accusa mossa a Domenico Fraone, commercialista di Filadelfia ma residente a Parghelia. A fronte della concessione di un prestito di 200mila euro, si sarebbe fatto promettere da Antonio Mondella (imprenditore edile in stato di difficoltà) interessi mensili tra il 6 e il 7% e, in caso di mancata restituzione della somma ricevuta in prestito (200mila euro) nel termine pattuito di un anno, anche il titolo di proprietà definitivo, e libero da ipoteche, sull’immobile denominato “Casa di Ulisse”, sito a Tropea in vicolo Ripa S. Francesco, del valore catastale di 2. 500. 000,00 euro gravato da due ipoteche per un valore complessivo di 960mila euro. La contestazione era datata 3 novembre 2012. Estorsione aggravata dal metodo mafioso era la seconda contestazione mossa a Domenico Fraone, questa volta in concorso con il boss di Tropea Antonio La Rosa (alias “Ciondolino”, assolto nel processo con rito abbreviato) e il medico in pensione Elio Ventrice. I tre, secondo l’originaria ipotesi accusatoria, avrebbero rivolto minacce ad Antonio Mondella facendogli rinvenire sul pianerottolo del portone di ingresso della “Casa di Ulisse” una bottiglietta contenente del liquido infiammabile.
I tre erano poi accusati di aver in concorso fra loro compiuto danneggiamenti al complesso immobiliare denominato “Borgo Fiorito” realizzato da una società facente capo ad Antonio Mondella. Elio Ventrice doveva quindi rispondere di aver fatto da mediatore per far pervenire ad Antonio Mondella messaggi minatori provenienti da Antonio La Rosa e Pasquale La Rosa al fine di consentire l’acquisto della “Casa di Ulisse” da parte di Domenico Fraone e facendo rinunciare il figlio di Mondella dall’acquistare all’asta l’immobile che veniva invece acquisito da Fraone. Le condotte contestate coprivano un arco temporale che andava dal 2013 al dicembre del 2019.
Usura aggravata dal metodo mafioso era infine l’accusa mossa nei confronti di Pasquale La Rosa che, a fronte di un prestito di 80mila euro, si sarebbe fatto promettere da Antonio Mondella interessi usurari. La contestazione copriva l’arco temporale del 2010. Infine, Pasquale La Rosa ed Elio Ventrice erano accusati del reato di estorsione aggravata dalle modalità mafiose (assolti da tale accusa) avendo rappresentato ad Antonio Mondella di essere in imminente pericolo di vita se non avesse saldato il debito contratto con Pasquale La Rosa. In particolare sarebbe stata prospettata a Mondella un’aggressione fisica da parte dei fratelli Antonio e Pasquale La Rosa. Tali contestazioni coprivano un arco temporale che andava dal 2013 al dicembre 2019.