La situazione è sempre più delicata nei territori vallivi del Cosentino. Confragricoltura lancia un ulteriore appello: «La Regione acceleri per l’abbattimento degli ungulati»
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Sta diventando quasi un animale domestico e non è proprio un elemento positivo da sottolineare all’interno dei territori. Il cinghiale è diventato sempre più uno spauracchio per gli agricoltori ma anche per i semplici cittadini, ormai costretti a dover aumentare le loro precauzioni sia nei loro tragitti automobilistici, nonché semplicemente quando si trovano per strada da pedoni e vogliono rientrare a casa in tranquillità.
La proliferazione degli ungulati ha raggiunto ormai picchi insostenibili per le zone vallive, come nel caso del territorio cratense dove la maggior parte delle famiglie vive di agricoltura e del raccolto dei campi. Fatica, sudore e soprattutto attesa nella crescita dei prodotti sono sempre più vanificati dalla razzia degli animali, che ormai agiscono indisturbati a qualsiasi ora della notte e del giorno.
L’ultimo caso si è verificato a Bisignano con la distruzione di un campo di mais. L’impegno dell’agricoltore è stato così stato vanificato dalla furia dei cinghiali. Spesso agendo in branco diventano un fattore di pericolo primario, come ha evidenziato anche la presidente di Confagricoltura Cosenza, Paola Granata: «Quello citato è l’ennesimo caso che la nostra associazione raccoglie da parte di agricoltori ormai scoraggiati alla semina di molte coltivazioni cerealicole, o peggio, ortive che proprio in quell’areale trovano forte vocazione. La Regione, pur muovendosi in sinergia con le richieste delle associazioni datoriali, dovrà accelerare le attività previste dal piano straordinario di gennaio per l’abbattimento dell’80% dei cinghiali presenti sul territorio».
In attesa di una piena presa di posizione e augurando un’accelerata per la mitigazione e risoluzione del problema, sui territori è piena emergenza e la stessa Confragricoltura si augura come vi siano risarcimenti celeri alle aziende interessate, da parte delle Atc di competenza.
Situazione sfuggita di mano
La valle del Crati sta diventando sempre più una sorta di rifugio per animali in cattività. Non è un caso come diverse segnalazioni, oltre l’ultima di Confagricoltura, arrivino proprio da questo particolare frangente cosentino, diverse le tracce evidenti lasciate lungo il cammino testimoniano la pericolosità del momento. I cinghiali hanno ormai invaso le campagne, incuneandosi nei terreni con ferocia e maestria, approfittando di vallate profonde per emergere poi quasi di soppiatto nelle zone più urbanizzate.
In ciò sta ovviamente il pericolo, gli animali approfittano pure dell’erba incolta (le ordinanze sul taglio dei terreni in primavera restano spesso un puro esercizio stilistico) per arrivare tranquillamente in strada e attraversare gli spazi urbani con straordinaria tranquillità. O possono presentarsi, poi, quasi come ospiti indesiderati davanti ai cancelli delle famiglie, che increduli contano almeno tra i quindici e i venti esemplari, considerando le giovani leve.
Tanti i reel e i video sui social a sottolineare l’emergenza, alcuni anche con ironia evidenziano come ormai siano tra i pochi a frequentare di sera i centri storici: di queste presenze, se ne farebbe davvero a meno.