L’iniziativa

Vattienti a Nocera Terinese, associazioni sul piede di guerra contro il divieto: partita raccolta firme

Prosegue la battaglia dei cittadini del comune del Catanzarese a seguito dello stop imposto dalla Commissione straordinaria al rito di autoflagellazione che si svolge il Venerdì e il Sabato Santo 

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di Gp. C.
3 aprile 2023
10:15
I Vattienti a Nocera Terinese
I Vattienti a Nocera Terinese

Con il Venerdì e il Sabato Santo praticamente a un tiro di schioppo, Nocera non si arrende. L’ordinanza sindacale che la Commissione straordinaria, che guida il Comune del Catanzarese, ha emesso imponendo il divieto di praticare il rito di autoflagellazione (i Vattienti) che da secoli viene eseguito dai fedeli del paese, continua a creare malumori e in molti si sono attivati affinché questo provvedimento venga revocato.

La Pro Loco Ligea (associazione culturale del paese) già la scorsa settimana aveva inviato un documento alla terna commissariale in cui i soci davano la propria disponibilità per lo svolgimento della manifestazione, ma poco dopo è stata pubblicata l’ordinanza di divieto e, da quanto si apprende, la stessa avrebbe anche inviato una missiva al prefetto di Catanzaro dove viene chiesto un incontro per discutere della situazione. Ma non finisce qui. Anche le altre associazioni culturali non sono rimaste in silenzio, infatti proprio nella giornata di ieri è stato redatto un documento ed è stata fatta partire una raccolta firme con il fine primario di far revocare l’ordinanza emessa dalla commissione.


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«L’ordinanza n. 8 del 29 marzo 2023 cancella, con un colpo di spugna, la nostra storia e le nostre tradizioni. Tutto questo non può essere supinamente accettato e insieme, comunitariamente, dobbiamo difenderle, tutelarle, ripristinarne. Col sostegno di tanti cittadini di buona volontà, con il sostegno della Pro Loco Ligea, nella figura del presidente e di tutti i soci, dell’associazione Lavori di Corsa, Nocera Attorinese, il Comitato.com, Nocera nel Cuore, abbiamo stilato il seguente documento da inviare, a stretto giro, alla Commissione che amministra il nostro Comune per chiedere una interlocuzione e ragionare sulla necessità di revocare la richiamata ordinanza. Abbiamo avviato anche una petizione popolare a sostegno dell’iniziativa perché la tutela della storia e delle tradizioni riguarda tutti. Rivolgiamo l’invito di firmare a quanti non l’avessero già fatto e alle altre associazioni del territorio ad unirsi e a condividere la nostra azione». Si legge nel post pubblicato sui social delle associazioni che hanno aderito all’iniziativa.

Nello stesso è stato allegato il documento che verrà inviato alla Commissione, che riportiamo di seguito:

«Chi sono i Vattienti e cosa rappresentano?

Sono anime che col sacrificio della flagellazione e l’effusione del proprio sangue fanno la comunità! Lo fanno varcando il limes della morte per rigenerarsi, scandendo il lento trascorrere di un giorno in cui i noceresi si ritrovano e condividono un valore che non verrà mai meno perché scritto con l’ottimo dei sughi, il farmaco dell’immortalità. Del resto, sono proprio questi aspetti ‘cruenti’ del rito a richiamare in paese gruppi di osservatori: etnologi, antropologi, storici, scienziati, medici che contribuiscono a trasformare i vattienti nel rito più studiato nella nostra regione, nel Mezzogiorno d’Italia e nel bacino del Mediterraneo, un unicum con Verbicaro (CS), Guardia Sanfromondi (BN) e San Vicente de la Sonsierra (Spagna).

Chi viene a Nocera è attratto dall’uso simbolico del sangue, dal rapporto con la morte, dalla ridefinizione di quello con il Sacro attraverso la ritualizzazione dell’offerta penitenziale i cui esiti si incarnano nel pianto liberatorio di alcuni vattienti o nel furor sacro manifestato nel momento in cui il penitente incontra la Vergine. Il sangue è un fil rouge che salda il presente a un passato trasfigurato in mito, rivelando una straordinaria capacità di adattamento alle mutevoli esigenze della modernità, anche quelle più sfuggenti e impercettibili, trasformando Nocera Terinese, una remota e sconosciuta periferia del mondo, in un paese speciale ogni venerdì e sabato santo.

Del rito è necessaria una nuova narrazione che riannodi la traccia della memoria a quel 2019 quando l’evento pandemico lo ha bruscamente interrotto, riprendendo a vivere nella sua pienezza il giorno in cui la comunità nocerese celebra la propria identità. Sono secoli che tale rito si compie dimostrando una buona resilienza che gli ha consentito di sopravvivere alle fortissime contestazioni clericali che cercavano di snaturarlo. A battersi sono contadini, operai, artigiani, medici, docenti, professionisti e studenti che, in nome di ideali ‘antichi’ e di un forte sentimento del divino, compiono il loro voto in onore della Vergine Addolorata, ad imitazione di Cristo.

Si tratta del più importante tratto culturale della Comunità nocerese di cui non si è tenuto conto nel vietarlo pretendendo di regolamentare un sentimento popolare, di normare l’ineffabile palpito di fede che scandisce il battito profondo del cuore di ogni vattente, l’emozione delle prime cardate e il trasporto emotivo dell’incontro con la Vergine Addolorata quando l’animo si libera dalla pesante zavorra della tristezza. Un freddo documento amministrativo che non tiene per nulla conto dell’importanza storico-culturale del rito, del pathos dei protagonisti, dell’afflato mistico di un popolo intero, meritevole di essere inserito – come del resto già proposto – nel patrimonio UNESCO per raccontare la storia bella di una regione segnata da profonde, drammatiche, contraddizioni.

Alla luce di quanto premesso, è necessario ridiscutere l’ordinanza n. 8, del 29/03/2023, di cui chiediamo a gran voce la revoca totale per consentirci di celebrare, in piena autonomia e libertà, il rito dei vattienti, nostra fede e tradizione, nei giorni di venerdì e sabato santo riaffermando l’identità culturale del nostro popolo, onorando la memoria comunitaria e perseguendo quella coesione sociale necessaria per lasciarsi alle spalle un passato scandito da una pesante crisi sociale, aggravata dagli esiti pandemici».

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