La piccola bara bianca esce dal duomo di San Leoluca tra gli applausi della folla. In cielo volano palloncini bianchi. È l'ultimo saluto a Francesco Mirabelli, il bimbo di tre anni morto giovedì scorso dopo alcuni giorni di agonia all'ospedale Bambino Gesù di Roma, dove era arrivato il sabato precedente con un volo militare.

Venerdì notte, allo Jazzolino di Vibo Valentia, i medici erano riusciti a strapparlo alla morte fermando l’emorragia e stabilizzandolo, nonostante tre arresti cardiaci mentre era sul tavolo operatorio. Poi il trasferimento nella Capitale. Ma l’epilogo è stato comunque il peggiore. Troppo gravi le ferite riportate dopo che la trave di un attrezzo dell'area fitness del Parco urbano di Vibo Valentia lo ha schiacciato.

Ai funerali hanno partecipato il prefetto, il questore, i vertici delle forze dell'ordine. C’era anche il primario di Chirurgia dell’ospedale vibonese, Franco Zappia, che in quella drammatica notte lo ha operato riuscendo a fermare l'emorragia.

In lacrime i genitori dei bambini che frequentavano l'asilo insieme al piccolo. «Non ci sono parole, solo rabbia e dolore», dice una mamma.

«Questa famiglia ha dato una testimonianza straordinaria di fede e di forza umana -a ha detto il vescovo Attilio Nostro -. Li devo ringraziare per come mi hanno accolto, mi hanno fatto sentire un familiare, Questo è tanto per me e per loro. Attingiamo alla loro forza e alla grazia della fede, nella certezza che riabbracceremo un giorno chi non c’è più».