Pastore e poeta, Arena raccoglie in Versi e altro memorie familiari, tradizioni e denuncia sociale. Una voce autentica che unisce natura, dialetto e poesia in un ponte tra passato e presente.
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Versi e altro è il titolo della raccolta di poesie di Angelo Arena pubblicato da Apollo edizioni. L’autore in essa, con colori semplici e tenui, dipinge un microcosmo di vita vissuta fatto da sapienza ed antichi ricordi delicati ed allo stesso tempo struggenti. Come non menzionare la poesia dal grande carico emozionale dedicata a suo padre? In questo componimento l’autore vede il genitore come un cavaliere dai capelli bianchi e dalla fronte molto grande che nella notte più lunga, voleva cavalcare per valli, monti e mari su un cavallo nero senza gambe quando in un breve momento, mentre lui stava a guardarlo, all’alba questo cavaliere gli scompare lasciandolo attonito. C’è in essa una semplicità immensa che eppure richiama in qualche modo a “X agosto” di Giovanni Pascoli per voler tracciare un parallelismo. Ma oltre ai ricordi, trovano spazio nella piccola raccolta anche le tradizioni di una Calabria che non c’è più come nel componimento dialettale intitolato “’U ‘mmitu ‘e du majalu”, le critiche ad una società capitalistica che via via sta smarrendo la sua umanità e poi ancora la sua Acri, gli anni dell’impegno politico ed alcune suggestive foto a colori.
Fratello minore del celebre poeta e giurista acrese Giuseppe Antonio Arena scomparso prematuramente negli anni Novanta, Angelo, classe 1938, è stato da sempre pastore tra i monti della Sila Greca dove ancora assieme ai figli gestisce la piccola azienda agricola da egli fondata. Lui tuttavia non preferisce definirsi né poeta e né propriamente pastore, ma semplicemente u’ serbaggiu (il selvaggio), come scrive nella sua più iconica poesia autobiografica. Selvaggio come uomo che vive al ritmo delle stagioni a contatto con la natura in un territorio a pochi passi per l’appunto, della selva.
“ ‘Un tiagnu paura nè de cani, nè de lupi
e nè de puarci spini
e nemmenu de la morte
e cangiu ‘u juarnu ppè la notti.
Tiagnu paura sul’ ‘e da genti
cà muzzica cchiù illa ‘e di serpenti.”
Di quei luoghi poco conosciuti dell’Altopiano silano che si estendono a pochi passi dalla Riserva Trenta Coste e che resistendo al tempo hanno conservato il fascino rurale dell’epopea contadina del ‘900, Angelo Arena è un mito vivente. Con la raccolta “Versi ed altro” dove ha voluto raccogliere pensieri e poesie scritte su carta nel tempo in italiano e in dialetto davanti al focolare nelle sere in cui tornava a casa dai pascoli, egli dice di aver voluto fare un regalo alla gente, in particolare a tutti i calabresi. Un’opera piccola eppure grande come può esserlo un ponte capace di fare da passaggio tra antico e nuovo e di tracciare una rotta che lascia al lettore impressioni e riflessioni leggere come le foglie portate dal vento di tramontana che spira in inverno sulla Sila.