Una lunga serie di battaglie iniziate nel 1969, con il progetto che prese vita con una sperimentazione nel 1976 prima di diventare nel 1987 una realtà accademica riconosciuta in tutto il mondo
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Sofia Corradi
Quella di Sofia Corradi, venuta a mancare il 17 ottobre scorso, è una storia che parte da una delusione. È soprannominata “mamma Erasmus” in quanto a lei si deve l’ideazione dell’omonimo programma. Nel 1957, infatti, vincendo una borsa di studio dell’allora programma di mobilità Fulbright andò a studiare negli Stati Uniti dove conseguì, prima del conseguimento del titolo italiano presso l’Università Sapienza di Roma dove studiava Giurisprudenza, un master in legislazione universitaria comparata. La doccia fredda però a cui dovette far fronte fu la decisione dell’ateneo di appartenenza: non riconoscere gli esami svolti all’estero, conseguenza? Ripeterli in Italia.
Una lunga serie di battaglie porta la Corradi nel 1969 alla predisposizione di un progetto da presentare alla conferenza permanente dei rettori delle università italiane, solo però nel 1976 il progetto Erasmus troverà i suoi natali. Nel febbraio del ’76 infatti la Comunità economica europea sperimenta il progetto che poi, nel 1987, divenne una realtà accademica affermata conosciuta come appunto: “Programma Erasmus”. Studiare all’estero e vedersi riconoscere quegli esami, con quei crediti, nel libretto universitario dell’Ateneo di provenienza, una cosa che forse ai più risulta oggi scontata, ma che, come si è visto, è stato frutto di lunghe battaglie.
In Calabria, una bellissima realtà internazionale targata Unical
L’Università della Calabria risulta il fiore all’occhiello in tema Erasmus delle Università del Mezzogiorno. Proprio recentemente, nell’aula Caldora, si è tenuta la cerimonia di apertura degli Erasmus Days, giorni di festa e di presentazione di tutte le varie declinazioni dei progetti Erasmus, per studenti, ricercatori e staff dell’Università. Prima di iniziare l’evento il responsabile dell’area internazionalizzazione dottor Gianpiero Barbuto ha voluto ricordare la prof.ssa Corradi «non con un minuto di silenzio, ma con un minuto di ricordo» mostrando con un video chi fosse l’ideatrice di questo programma che «cambia la vita agli studenti che scelgono di farlo».
Nel ricordare cosa significhi “essere Erasmus” e quindi condivisione, curiosità, scaltrezza ed equanimità gli interventi di tanti studenti nella giornata di ieri hanno anche mostrato gli accordi che l’Università della Calabria ha stipulato in giro per il mondo: studenti e ricercatori, infatti, possono godere di un ampissimo portafoglio di scelta che copre praticamente tutta l’Unione Europea, l’America e paesi dell’America Latina.
Dati alla mano, più di cinque milioni di studenti europei si mettono in gioco. Scelgono di vivere quell’esperienza che potrebbe rappresentare la pietra miliare del loro percorso formativo. Essere Erasmus significa anche vivere una realtà lontana dalla nostra, non più o meno giusta, ma semplicemente diversa. Significa anche, trovare nel “diverso” un’opportunità di crescita che non può che fare bene. Oggi, ad una settimana esatta dalla scomparsa di Sofia Corradi, suonano a cadenza perfetta le sue parole: «sono i giovani che hanno le belle idee, quelle idee che produrranno frutti, spetta a loro, erasmiani di ritorno, trovare soluzioni ai futuri problemi».
*Università della Calabria

