Il 2025 è un anno da ricordare per gli studi su Gioacchino da Fiore. L’attesa edizione critica dell’Espositio Apocalypsis, in coedizione fra l’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo di Roma e il Centro Internazionale di Studi Gioachimiti di San Giovanni in Fiore e presso i Monumenta Germaniae Historica di Monaco di Baviera, conclude la pubblicazione completa delle opere maggiori di Gioacchino da Fiore patrocinata dall’Accademia Nazionale dei Lincei e dalla Berlin-Brandenburgiche Akademie der Wissenschaften (Berlin). Insieme alla Concordia Novi ac Veteris Testamenti e allo Psalterium decem cordarum, l’Espositio Apocalypsis è una delle opere maggiori e più influenti di Gioacchino da Fiore.

È il lavoro più ampio dell’abate. Divisa in otto libri, è preceduta dal Liber introductorius, che riproduce, con qualche variazione, l’Enchiridion super Apocalypsim. Negli otto libri, viene interpretato, versetto dopo versetto, il libro dell’Apocalisse, giocando, tra l’altro, sul valore simbolico del numero sette, ricorrente lungo tutta la struttura del testo apocalittico. L’abate interpreta l’Apocalisse come una “profezia ininterrotta”, come una grandiosa visione che suddivide la storia della Chiesa in “septem specialia tempora” corrispondenti alle sette parti dell’Apocalisse, e un’ottava parte che corrisponde alla glorificazione metastorica della Gerusalemme celeste.

«Desideriamo ringraziare a nome dell'Assemblea dei Soci - ha dichiarato il presidente del Centro Studi Riccardo Succurro - il Comitato editoriale degli Opera Omnia di Gioacchino da Fiore (Lerner, Patschovsky, Potestà, Rainini e Rusconi) ed il prof Alexander Patschovsky, membro onorario del Centro Studi, al quale abbiamo conferito il Premio Internazionale Gioacchino da Fiore per questo suo grande lavoro di editore delle opere dell'abate florense. Le edizioni del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti stanno consentendo un'esegesi testuale approfondita delle opere dell’Abate florense, come ha riconosciuto anche la prestigiosa rivista tedesca "Zeitschrift fur Kirchengeschichte" (Rivista di Storia della Chiesa). Grazie all'eccellente lavoro del Centro internazionale di Studi Gioachimiti, fondato nel 1982, siamo ora finalmente in grado di ottenere una visione più affidabile degli scritti di Gioacchino da Fiore e di distinguere il suo vero pensiero rispetto a quello falsamente attribuitogli».

Per Gian Luca Potestà, direttore del Comitato scientifico del Centro internazionale di Studi Gioachimiti e professore emerito di Storia del cristianesimo nella Cattolica di Milano, il termine “grandi opere” è assolutamente appropriato, innanzi tutto ad indicare la mole di questi scritti. L’edizione critica della Concordia ha richiesto quattro tomi. Quanto all’Expositio Apocalypsis (uscita ora in due tomi), è stata preceduta da un volume comprendente tutti gli scritti minori di Gioacchino riguardanti l’Apocalisse. Merito principalmente di Alexander Patschovsky, professore emerito di Storia medievale nell’Università di Costanza, artefice di tutte e tre le edizioni.

Va peraltro ricordato che per Psalterium ed Expositio ha affiancato il più anziano Kurt-Victor Selge (Berlino) fino alla sua recente scomparsa, modificando, integrando e completando d’intesa con lui il lavoro editoriale avviato da Selge sulle due opere per oltre quarant’anni. Nel frattempo procede il piano di traduzioni in italiano degli scritti di Gioacchino, avviato trent’anni fa dal Centro Internazionale di Studi Gioachimiti presso le edizioni Viella. Per quanto riguarda le grandi opere, sono finora uscite la traduzione italiana del Salterio e del primo dei due tomi previsti per la Concordia. La pubblicazione del secondo avverrà entro la fine di quest’anno.

La principale novità teologica ed esegetica dell’abate florense raggiunge nell’Expositio Apocalypsis la sua forma più matura. Gioacchino lavorò oltre vent’anni all’idea che l’Apocalisse descriva ordinatamente l’intero corso della storia della salvezza. Interpretando l’incatenamento di Satana per mille anni di Apoc. 20 come l’annuncio di un’epoca terrena di pace e perfezione, commenta Michele Lodone, Gioacchino infranse il "tabù agostiniano" nei confronti delle letture millenaristiche del testo di Giovanni, e legò il proprio millenarismo a una visione della storia in termini di progresso.