I calabresi dell’anno

Il 2023 speciale del regista Fabio Mollo. «“Semidei” è una lettera d’amore alla mia città. Ora mi sento apprezzato anche in Calabria»

Successi di critica e botteghino per il professionista reggino. Che racconta l’inizio della sua passione per il cinema: «È nata al Cilea per fare colpo su una ragazza. Lei era brillante, io un tamarro del Gebbione…»

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di Gabriella Lax
31 dicembre 2023
10:00

Il successo al botteghino del filmNata per te” e il premiato docufilm sui Bronzi di Riace “Semidei”, presentato al Festival di Venezia, suggellano per il regista reggino Fabio Mollo un 2023 da incorniciare. Un anno in cui Mollo rinsalda il suo legame col territorio e lo proietta verso nuovi orizzonti per il 2024, come racconta, sempre legati alla sua terra.

Nato e cresciuto nel quartiere di Gebbione a Reggio, scoperto l'amore per il cinema a diciotto anni si trasferisce a Londra dove studia Visual Theory: Film History presso la University of East London. Col suo primo cortometraggio, "Troppo vento", ottiene l'ammissione al corso di regia al Centro sperimentale cinematografico di Roma, dove completa i suoi studi nel 2007. E dalla Calabria e da Gebbione era ripartito, 12 anni fa con il primo lungometraggio “Il Sud è niente” (tra gli interpreti Valentina Lodovini e Vinicio Marchioni), seguito da “Il Padre d'Italia” del 2017, con Luca Marinelli e Isabella Ragonese, con grande seguito di pubblico. E dopo serie su Netflix, Amazon, Rai e Mediaset, esperienze molto commerciali, adesso è ritornato a fare il suo cinema.


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“Semidei”, film d'autore

Qualche giorno fa al teatro “Francesco Cilea” la prima visione del docufilm “Semidei”, un successo in casa. Finalmente.
«È la mia lettera d'amore alla città – spiega - un film che poi uscirà in sala regolarmente. Ma c'è stata l'idea di Palomar e Film Calabria Commission e la Regione di fare questo regalo alla città. La cosa bella è stato farlo al Cilea. In 5 anni di carriera con 5 film, 4 documentari e 4 serie tv non ero mai stato su quel palco. Stare nel salotto più importante della città, con un film così importante per Reggio è stato molto emozionante».

E poi confessa: «In realtà al Cilea è nata la mia passione per il cinema. Quando avevo 16 anni mi piaceva una ragazza che era iscritta al Circolo del cinema Charlie Chaplin e mi sono iscritto anche io per fare colpo su di lei. Era una ragazza intelligente, brava, io ero un tamarro del Gebbione e non sapevo nulla di cinema, volevo darmi un tono, ero molto ignorante. E il mercoledì sera ho iniziato ad andare al Comunale e ho vivo il ricordo di entrare in questa sala, di sera. Solo anni dopo ho scoperto che avevo visto i film di Antonioni, Fellini, ma quello che ricordo è che lei non mi filava. Non si è mai girata ma io ho iniziato a vedere film e da lì è nato l'amore. Al Cilea stavolta è stato più emozionante che a Venezia: ho vissuto la sala, mi sono commosso. Sono molto grato».

Un film “Semidei” che portava insita tanta responsabilità, soprattutto per un reggino doc.
«Sono felice che me lo abbiano affidato. Quando me l'hanno chiesto l'ho vissuto con grande gioia ed entusiasmo ma anche una grande senso di responsabilità perchè volevo fare qualcosa che fosse all'altezza dell'occasione, l'intenzione iniziale era quella di fare un film per un festival importante quindi trovare una chiave per un film d'autore ma anche per la città. L'idea mia non era solo di raccontare il passato, la storia dei Bronzi, non volevo fare una puntata di “Quark”. Non era un servizio turistico, né un documentario scientifico perché sarebbe stata un'occasione mancata. Volevo fare un film e raccontare una storia in modo cinematografico. Spero di aver trovato l'equilibrio giusto».

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“Nata per te”, il cinema che muove al cambiamento

Per Mollo, dopo dieci anni di carriera, il 2023 è l'anno in cui si tirano le somme. Anche la delicatezza e l'attualità dei temi trattati in “Nata per te” fa parte lineare di un suo percorso. Il film affronta a viso aperto il dibattito sulle adozioni per le persone single. «Coi miei film non credo che riuscirò a fare una scelta comoda: il cinema ha questo valore, sì intrattenere, far ridere, fare piangere, ma deve parlare della realtà. Quando da ragazzo ho visto quei film al Cilea mi sono innamorato anche della forza che ha il cinema di cambiare le cose, di farci riflettere e innescare un cambiamento. A me piace fare quel tipo di cinema. “Nata per te” è stato un ritorno verso quel cinema dopo “Il Sud è niente” e “Il Padre d'Italia” e soprattutto in un momento in cui c'è bisogno di questo tipo di cinema. È stato un bellissimo segnale che il cinema italiano volesse fare un film come “Nata per te”, con una produzione importante come Cattleya, in collaborazione con Vision Distribution. Per non parlare dell'incasso da film commerciale. Abbiamo esordito al quarto posto, siamo stati quinti più volte e in top dieci del box office per due settimane, è una performance da botteghino da commedia. Farlo con un film, senza essere Paolo Sorrentino e senza avere Favino come protagonista, in questo momento è stato un bellissimo segnale».

Tra i riconoscimenti più importanti il fatto di «accompagnarlo in giro per le sale è stato un altro grande regalo». Alla fine delle proiezioni si apriva il dibattito che nasceva col pubblico. «L'ho accompagnato per tre settimane – spiega il regista – e mi porto dietro dei ricordi bellissimo. C'erano persone che, a prescindere dall'orientamento politico, religioso, parlavano del tema e lo sentivano vicino, sottolineando che non si può continuare a escludere determinate persone dalla vita civile del Paese, non si possono escludere determinati bambini dall'avere una famiglia, qualsiasi essa sia. Non si possono continuare a considerare le persone disabili come dei cittadini di categoria di serie “B”. A prescindere dal credo politico mi è sembrato un tema che ha toccato tutti e devo dire che tra tutte le presentazioni ho chiuso a Reggio: la serata più bella. Nonostante il film fosse alla terza giornata di programmazione nelle sale, e la vita del film avesse fatto il suo corso, abbiamo fatto due sold out a Reggio, con la sala gremitissima, non la scorderò mai. Tanta gente ha portato la propria testimonianza: la forza di coinvolgimento e di impegno civile che il cinema ha l'ho visto nella mia città ed è stato bellissimo».

L'anno dell'amore che ritorna

L'anno che si chiude per il regista reggino ha veramente un sapore diverso. «È stato un anno in cui sento che forse c'è un ritorno. È tanto tempo che giro film in Calabria e che m'impegno ma è stato difficile avere il riconoscimento di questo impegno. Finora la Calabria Film Commission non aveva mai finanziato un mio film se non appunto “Semidei”, ed è un paradosso. O il fatto stesso che non eravamo mai riusciti a fare una prima al Cilea o, in generale, mi sono sempre sentito apprezzato in tanti altri posti. In realtà dalla cittadinanza mi sono sentito molto apprezzato: ricordo le sale piene dei miei primi due film. Ora il legame si è trovato con le strutture, sento che c'è stato un incontro, una condivisione di visione e mi fa piacere che sia successo proprio con questi due film che hanno un valore simbolico e politico civile importante. Mi porto a casa un anno in cui ho fatto due film molto impegnati. Del 2023 mi porto la voglia di riuscire a costruire qualcosa di concreto nel rapporto con la mia terra, ci ho provato tante volte in passato: coi laboratori gratis di Cinema, quando ho riaperto il cinema a Cittanova che era stato chiuso per dieci anni, quando ho provato a dare un contributo al Festival di Reggio, mi piacerebbe per il futuro riuscire a gettare basi solide per costruire qualcosa di restituzione alla mia città rispetto a quello che ho imparato fuori col mio percorso».

Per il 2024 «non posso dire ancora nulla: sono su più progetti. Sto lavorando all'adattamento di un libro importante; a un altro film di una storia con impegno civile e sto scrivendo una cosa per la Calabria a cui sono molto legato. Devo dire che sono fortunato: ho chiuso questo decimo anno con due film, cosa già molto rara, e tra festival di Venezia per l'uno e botteghino per l'altro sono andati molto bene e mi stanno dando l'opportunità di continuare a fare questo lavoro».

Giornalista
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