Dai versi di Giacomo Leopardi a Bocelli, passando per Mina, Renga e i Police: il satellite è sempre stato fonte di ispirazione per artisti di tutti i tempi. E stasera, la luna di sangue, terrà tutti con il naso all’insù
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Questa sera il cielo ci regala uno degli spettacoli più rari e suggestivi: l’eclissi totale di Luna. Per oltre cinquanta minuti, dalle 20 alle 20.53, la Luna si tingerà di un rosso intenso, quasi di fuoco, la cosiddetta “Luna di sangue”. È l’effetto dell’ombra della Terra che, proiettandosi sul suo satellite, lo trasforma in un astro misterioso e affascinante.
Le lune piene d’autunno hanno un fascino unico. Accadono in un periodo in cui la natura ci concede notti illuminate dal chiarore lunare per più sere consecutive. La Luna sorge poco dopo il tramonto, e lo fa ogni sera con soli 20-25 minuti di differenza rispetto alla sera precedente: molto meno del consueto. È come se la Luna non volesse lasciarci mai, restando al nostro fianco per accompagnarci nel passaggio dall’estate all’autunno.
La Luna piena di questo 7 settembre è chiamata “Luna del Grano Verde”, simbolo di una maturazione ancora acerba, preludio a ciò che verrà. La sua luce, che salirà nel cielo poco dopo le 20, ci donerà un’emozione intensa e irripetibile: uno spettacolo che parla di vita, di cicli eterni, di bellezza universale. E d’amore. Perché alla Luna hanno sempre guardato gli innamorati. E i poeti.
Lo sapeva bene Giacomo Leopardi, che nella sua Alla Luna scriveva:
“O graziosa luna, io mi rammento
che, or volge l’anno, sovra questo colle
io venia pien d’angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva
siccome or fai, che tutta la rischiari.”
Ma la Luna non appartiene solo alla poesia. Da sempre è fonte d’ispirazione per la musica, che l’ha resa simbolo di amore, nostalgia e malinconia.
Nella tradizione napoletana, la celebre “Luna rossa” canta il tormento della passione: “Luna rossa, si’ nata ‘ncopp’ ‘o mare, nun ce sta’ nisciuno, nun ce sta’ nisciuno c’a me po’ parlà.”
Andrea Bocelli ha sussurrato la luna della nostalgia: “E chiara nella sera, tu sarai la luna che non c’è. Nell’aria più leggera la tua mano calda su di me.”
Francesco Renga l’ha celebrata con stupore: “Meravigliosa, la luna tra le nuvole, meravigliosa, stanotte per fortuna ho te.”
Fred Buscaglione l’ha resa specchio di solitudine: “Guarda che luna, guarda che mare, da questa notte senza te dovrò restare.”
Loredana Bertè ha raccontato un incontro inatteso: “E la luna bussò, alle porte del buio, fammi entrare.”
E poi l’immensa Mina, giovanissima, sognava tra ironia e leggerezza: “Tintarella di luna, tintarella color latte, tutta notte stai sul tetto, sopra al tetto come i gatti.”
In altri mondi musicali, i Police hanno camminato sospesi: “Walking on the moon”, mentre Frank Sinatra ci ha portati tra le stelle con la sua voce inconfondibile: “Fly me to the moon, let me play among the stars.”
E Vasco Rossi, con la sua malinconia, ha cantato: “C’è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo, io aspetto la luna per sognare ancora un po’.”
La Luna è sempre stata lì, testimone silenziosa delle nostre notti, dei nostri amori, delle nostre solitudini.
Questa sera, tra scienza, poesia e musica, la Luna non sarà soltanto un fenomeno astronomico: sarà ancora una volta la nostra compagna di viaggio, la voce muta e luminosa che parla al cuore di ciascuno di noi.