La canzone fu un successo clamoroso: otto settimane in vetta alle classifiche italiane, tradotta anche in francese e spagnolo, cantata ovunque. Una consacrazione per “la ragazza del Piper”
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Patty Pravo (Marco Provvisionato/MDPhoto / ipa-agency.net)
Gli anni Settanta avanzavano tra sogni di libertà, Vespe che sfrecciavano sulla litoranea, e radio accese che spargevano melodie nell’aria rovente. In quel decennio, ogni estate aveva la sua colonna sonora, e il 1973 regalò al pubblico qualcosa di diverso: un lento sensuale, malinconico e moderno. Era "Pazza idea", la voce era quella inconfondibile di Patty Pravo.
Pazza idea non era un tormentone da ballare, ma da sognare. Era il pezzo da dedicare con l’anima, quello che le ragazze suonavano nel mangiadischi al pomeriggio, nella penombra delle stanze afose, mentre si scriveva una lettera d’amore mai spedita. I ragazzi la canticchiavano alla guida, pensando a chi era lontana. Era una canzone che si viveva, più che si ascoltava.
Chi ascoltava "Pazza idea" non era chi cercava solo il ritmo, ma chi viveva l’amore come una vertigine. Coppie giovani la ballavano stretti nelle sale da ballo sul lungomare, le madri la cantavano nei pomeriggi quieti, i solitari la ascoltavano in cuffia, rievocando volti e mani che non c’erano più. Era la canzone di chi dedicava, di chi aspettava, di chi soffriva. Di chi, con un gesto timido, regalava quel 45 giri all’altro come un messaggio cifrato: “torna, anche se so che non puoi”.
La voce di Patty Pravo faceva il resto: non supplicava, non piangeva, ma sapeva di desiderio e dignità ferita. Pazza idea era, per molti, l’unico modo di dire “ti amo ancora” senza abbassare lo sguardo.
Immaginiamo, da quegli anni, una storia.
Lei è in città, a Roma, sotto un cielo rovente e silenzioso di agosto. Lui è al Nord, per lavoro, in una fabbrica che non conosce ferie. Il mare è un desiderio lontano. Si scrivono cartoline, poche parole, sempre meno. Lei va in spiaggia la sera, si siede con le amiche davanti al jukebox, e sceglie "Pazza idea". La canzone parte, le luci si riflettono sull’acqua nera, e lei pensa a lui, lontano. Anche lui, in una stanza d’albergo spoglia, un piccolo armadietto per il necessario, un comodino e un letto, accende la radio e sente la stessa canzone, come se le note sapessero attraversare lo spazio. Non si rivedranno, forse. Vivono vite diverse, abitano luoghi distanti, ma quel lento, quella melodia, resta il loro ultimo abbraccio. Profondo, energetico, sentimentale... Per sempre!
"Pazza idea" fu un successo clamoroso: otto settimane in vetta alle classifiche italiane, tradotta anche in francese e spagnolo, cantata ovunque. Patty Pravo, già diva scandalosa con "La bambola", si consacrava artista elegante, capace di reinventarsi con una maturità disarmante. Da "Pensiero stupendo", passando per "Tutt'al più", la sua carriera si nutrì sempre di scelte audaci, mai banali, restando fedele a un’estetica personale e magnetica.
E mentre negli anni Settanta dominavano l’estate tantissimi altri pezzi, come Ti amo di Umberto Tozzi, Acqua azzurra acqua chiara di Lucio Battisti, o Tu sei l’unica donna per me di Alan Sorrenti. "Pazza idea" rimane il lento per eccellenza, quello che non si ballava solo con i piedi, ma con il cuore. Era la colonna sonora delle estati lente, dei sogni lunghi, delle passioni che bruciavano come il sole d’agosto. E ancora oggi, quella melodia ci riporta là, dove bastava una canzone per sentirsi vivi.