I maestri Andrea Miceli e Tommaso Morrone hanno attraversato il senso del Natale classico, quello che profuma di incenso e di infanzia, per poi arrivare dentro il grande cinema
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I maestri Andrea Miceli e Tommaso Morrone
Avete presente quella sensazione di quando tornate a casa dopo tanto tempo e trovate esattamente quello che vi mancava, anche se non sapevate di cercarlo? Oggi non voglio farvi la cronaca di un evento, ma voglio scrivere di un istante di pura bellezza accaduto a Cervicati. Un piccolo paese, di quelli dove le pietre sanno i nomi di chi ci abita. Qui, in un angolo di Calabria che sembra sospeso nel tempo, i maestri Andrea Miceli e Tommaso Morrone hanno fatto qualcosa che va oltre il "suonare bene". Hanno ricordato alla gente perché l'essere umano, da millenni, non può fare a meno di far vibrare l'aria. C’erano un violino, un pianoforte e, in alcuni momenti, il tocco vibrante del mandolino. Quando Andrea e Tommaso hanno iniziato a sfiorarli, i confini di Cervicati sono svaniti.
È questa la magia della musica, l'unico linguaggio che non ha bisogno di dizionari. Se suoni un tema di Morricone o una melodia di Nino Rota, come è successo, non stai solo eseguendo una colonna sonora, ma stai parlando della nostalgia, del sogno, della fatica di vivere e della gioia di ritrovarsi. Che tu sia nato tra quei vicoli o in una metropoli dall'altra parte del mondo, quel violino che piangeva le note di Nuovo Cinema Paradiso parlava a te. Direttamente a te. Li guardavi, Andrea e Tommaso, e non vedevi solo due professionisti. Vedevi due anime che si cercavano attraverso le armonie vocali. In quegli intrecci di voci c’era l’essenza della convivenza umana: sapersi ascoltare, lasciar spazio all’altro, fondersi senza mai annullarsi.
Hanno attraversato il senso del Natale classico, quello che profuma di incenso e di infanzia, per poi portarci dentro il grande cinema. Ma la verità è che non importava il genere. Importava quel filo invisibile che si è teso tra le corde del violino e il cuore delle persone sedute tra le panche della chiesa di San Nicola. Ho visto occhi lucidi, sorrisi appena accennati, mani che si stringevano. In un mondo che corre, che urla e che spesso ci isola dietro uno schermo di smartphone, un concerto così piccolo eppure così enorme ci insegna una cosa fondamentale: la musica è la nostra bussola sociale. È ciò che ci rende umani. Ci insegna che la bellezza non è un lusso, ma una necessità primaria, come l’acqua o il pane.
L’altra sera a Cervicati, tra un brano tradizionale e un'armonia vocale da brividi, Andrea e Tommaso hanno creato un rifugio. Ci hanno ricordato che, finché ci sarà qualcuno che pizzica un mandolino o che intreccia la propria voce a quella di un amico, non saremo mai davvero soli. La musica è il nostro modo di dire al mondo: "Io sono qui, e sento quello che senti tu". E in quella notte natalizia lo abbiamo sentito tutti.

