Un messaggio per conservare integrità e coraggio, nonostante le difficoltà. A Gioia Tauro, presso lo slargo antistante sala Fallara, nell'ambito del festival della letteratura Tauro Book 2025, organizzato dal gruppo di lettura LaB Donne con il patrocinio del Comune, è stato presentato il libro "La scelta" di Sigfrido Ranucci, giornalista, autore televisivo e conduttore. A dialogare con lui, di fronte a un pubblico numerosissimo, le esponenti di Lab Donne, Francesca Orefice e Saveria Lollio. L’evento è stato aperto con una canzone in dialetto interpretata da Carmen Orso.

Chi è Sigfrido Ranucci

Dagli anni novanta lavora alla Rai, inizialmente come inviato per il TG3 e Rai News24 coprendo eventi di grande rilevanza come l'attentato alle torri gemelle, traffico di rifiuti e innumerevoli indagini scomode. Nel corso degli anni riceve importanti riconoscimenti e dal 2017 su Rai 3 conduce il programma televisivo Report con inchieste e approfondimenti su politica, economia e società. Dal 2021, dopo le minacce di morte da parte della mafia, vive sotto scorta.

Il libro "La scelta"

È un'autobiografia che racconta il percorso professionale di Sigfrido Ranucci e le scelte etiche che lo hanno guidato nel giornalismo, dedicando omaggi a chi ha contribuito alla sua formazione e successo. Attraverso aneddoti e retroscena di inchieste fondamentali, scoop internazionali, superando pressioni e ostruzioni, l'autore sottolinea l'importanza della resilienza e della libertà di stampa. Esplora le sfide intrinseche alle decisioni individuali e collettive, in relazione alla politica, ai media e alle influenze culturali. Attraverso le pagine del libro si può conoscere qualcosa in più sulla storia autentica italiana e la funzione pubblica del giornalismo investigativo che sollecita la riflessione sociale.

Sigfrido Ranucci : «Diffondere cultura e conoscenza»

«Le lacune della Calabria sono quelle di non aver mai trovato una classe dirigente che ha badato alla valorizzazione delle risorse della regione, del patrimonio umano che è una ricchezza – ha affermato il giornalista -.Si potrebbe svoltare con gente che pensa a questo, diffondendo il più possibile cultura e conoscenza. Io, ad esempio, ho trovato sorprendente, in alcuni casi, che c'è addirittura chi non sa che si vota. È una cosa grave. Ai giovani calabresi do il consiglio di credere in se stessi, sono una risorsa importantissima. Devono credere nella formazione, perché solamente se si è formati si può incidere nella propria vita e in quella degli altri».

Il conduttore televisivo ha spiegato dei particolari delle sue innumerevoli inchieste e in merito al servizio pubblico radiotelevisivo in Italia ha evidenziato: «L'Europa ci ha ricordato che bisogna applicare l’European Media Freedom Act. Soprattutto dopo la riforma Renzi, la Rai è stata consegnata nelle mani del governo per decidere i vertici, e a cascata poi decidono le trasmissioni, i conduttori e via dicendo. Questa è un'anomalia che secondo l'Europa va cambiata, va staccata la Rai dalle mani del governo, gli vanno date risorse certe in maniera autonoma. In questo contesto, c'è una politica che ha dimostrato di non tollerare le inchieste, non appartiene solo a questo governo, è stato sempre così. Il nostro è un paese malato, abituato a convivere con la sua patologia che pensa sia normalità».

Sullo stato del giornalismo attuale, Sigfrido Ranucci ha affermato: «Attraversiamo una fase complicata dell'informazione. C'è il rischio di una omologazione con l'intelligenza artificiale. Uno dei mali del web è che si preferisce la cliccabilità della notizia, non la verità. Il problema è avere la certezza che quello che vedi sia realmente accaduto. Manca la certificazione dell'informazione. Bisogna battersi per il diritto di essere informati. La fortuna di Report è stata quella di rimanere fedele alla propria mission, il romanzo dei fatti, di mantenere come unico editore di riferimento il pubblico che paga il canone. Il bene collettivo va oltre il bene individuale».

In piazza, durante la presentazione del libro, era esposto uno striscione per ricordare la vicenda di Alberto Trentini, l’operatore umanitario italiano, arrestato in Venezuela nel novembre 2024 per motivi non chiariti e rimasto in prigionia da allora, con limitati contatti con l'esterno e una forte mobilitazione da parte della società civile e della famiglia per la sua liberazione.