La rottamazione quinquies è la nuova versione della definizione agevolata dei debiti con l’Agenzia delle Entrate Riscossione, prevista dalla legge di bilancio 2026. È l’ennesimo capitolo di una serie di sanatorie che il Paese continua a utilizzare per dare ossigeno ai contribuenti in difficoltà e, allo stesso tempo, per fare cassa in tempi rapidi.

Rottamazione quinquies, cosa prevede concretamente

Uno. La possibilità di regolarizzare i debiti iscritti a ruolo con uno sconto importante su sanzioni e interessi di mora.

Due. Il pagamento del solo capitale, più l’aggio e le spese di notifica.

Tre. Stop ai pignoramenti e alle azioni cautelari durante la fase di adesione.

Quattro. Domande possibili da fine gennaio 2026, perché l’Agenzia dovrà mettere a disposizione il software di adesione entro il 20 gennaio.

Cinque. L’elenco dettagliato dei debiti “rottamabili” sarà disponibile nell’area riservata del contribuente sul sito dell’Agenzia.

Vantaggio operativo

La logica è sempre la stessa. Chi aderisce mette ordine nella propria posizione fiscale, evita il tracollo finanziario legato a pignoramenti e fermi amministrativi e pianifica un rientro più sostenibile. Lo Stato, d’altro canto, incassa prima e senza contenziosi.

Cosa cambia rispetto alle edizioni precedenti

Non molto, a dire il vero. La struttura è la solita. La novità sta soprattutto nei tempi accelerati. Una sorta di “rottamazione sprint”, pensata per partire subito dopo la pubblicazione della legge di bilancio.

Il messaggio politico–economico (non scritto ma evidente)

Quando si ripropongono rottamazioni con questa frequenza significa che qualcosa, nel sistema fiscale e nella capacità contributiva reale delle famiglie e delle imprese, non funziona più da tempo. È un cerotto su una ferita che chiede interventi più strutturali.

La verità che nessuno dice

La rottamazione aiuta. Ma non risolve. Se non rimettiamo mano a educazione finanziaria, pianificazione, controllo dei flussi e sostenibilità dei carichi fiscali, continueremo a ritrovarci qui ogni due anni. E non è un modello degno di un Paese che vuole crescere.

In conclusione, se si vuole veramente risolvere il problema, da Rappresentante di Interessi presso la Camera dei Deputati evidenzio questo aspetto: a fine gennaio scorso tasse, contributi e multe affidate a Agenzia delle Entrate- Riscossione e non pagate sono arrivate a 1.272,9 miliardi di euro, ma gran parte di questi crediti è ormai virtuale. Secondo la Commissione incaricata dal Governo di analizzare il magazzino dei crediti fiscali, ben 537 miliardi sono tecnicamente inesigibili, cioè non saranno recuperati. Riguardano crediti di persone decedute o nullatenenti, società non più attive o fallite. I crediti potenzialmente riscuotibili, sul totale, sono 567 miliardi, mentre per altri 167 miliardi le possibilità di recupero sono definite incerte. Quindi a mio avviso necessita una azione drastica. Condono tombale, cercando di recuperare al 30% questi crediti (ca 180 mld) e dal 2027 imporre l’esibizione della tessera sanitaria per ogni acquisto, spesa o pagamento in contanti. Scelte del genere delle volte sono necessarie, anche se non le si condividono ma sono utili. 

*Docente e coordinatore regionale AIEF