Infrastrutture Calabria

Alta Velocità, per il tratto cosentino il ministero pensa a un nuovo tracciato. De Micheli (Pd) insorge: «Non si progetta così»

Rispondendo a una interrogazione della deputata dem, il sottosegretario Ferrante ha riferito che «significative criticità» sono state rilevate circa la realizzazione di una galleria lunga una ventina di chilometri tra Praia e Tarsia

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di Massimo Clausi
21 ottobre 2023
17:48

Non c’è pace per le ferrovie calabresi. Dopo il definanziamento, negato con forza dal centrodestra ma che è nei fatti, dell’elettrificazione della linea jonica arrivano cattive notizie anche per l’Alta velocità.
Le notizie arrivano da una interrogazione che la deputata del Pd, Paola De Micheli, ha formulato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La De Micheli non è una qualsiasi nel senso che da ministro dei Trasporti è stata quella che ha iniziato a finanziare l’Alta velocità fino a Reggio Calabria. La risposta del sottosegretario, Tullio Ferrante, però, è una doccia fredda sui sogni di avere una mobilità decente anche a queste latitudini.

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Il problema più grosso, ha detto l’esponente del governo, risiede proprio nel tratto cosentino. Come si sa l’itinerario dell’Alta velocità fino a Reggio Calabria è stato diviso in più lotti funzionali. Con specifico riferimento al Lotto 2, oggetto del quesito della De Micheli, il Governo ha precisato che l'intervento prevede un tracciato con uno sviluppo di circa 58 chilometri con inizio dalla stazione di Praia e termine sulla linea attuale Sibari – Cosenza in prossimità di Tarsia, caratterizzato dalla presenza di lunghe gallerie per una lunghezza complessiva di circa 35 chilometri. Il progetto di fattibilità tecnico-economica, però, ha messo in evidenza «significative criticità connesse alla realizzazione di una galleria che attraversa, per circa 20 chilometri, un massiccio carbonatico sede di un rilevante sistema di falde acquifere».


In altre parole il sottosegretario ha detto che «la realizzazione delle opere in sotterraneo rende necessaria l'esecuzione di importanti interventi di drenaggio sia durante la realizzazione, sia permanenti, nella successiva fase di esercizio ferroviario, complessi dal punto di vista della sostenibilità ambientale e che, peraltro, richiederebbero ingenti oneri per la manutenzione e la gestione degli impianti in fase di esercizio oltre a comportare un allungamento dei tempi di costruzione».

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Per tutti questi motivi si stanno cercando soluzioni progettuali alternative che possano individuare un tracciato alternativo a quello attuale in modo da avere un minor tempo di realizzazione dei lavori e, soprattutto, un minor tempo di percorrenza dovuto ad una riduzione della lunghezza del tracciato.

Il sottosegretario Ferrante ha comunque detto che nel frattempo sugli altri lotti della Salerno-Reggio Calabria sono già state avviate le attività di progettazione che dovrebbero concludersi entro il 2023.
Proprio quest’ultima parte della risposta ha fatto saltare sulla sedia la De Micheli la quale ha giustamente sottolineato come non sia  possibile progettare l’ultimo tratto fino a Reggio se non è definito il punto di arrivo del Lotto 2.

«Decidere di realizzare l’alta velocità in Calabria - ha detto - è stata una decisione molto difficile, tanto che gli ultimi due lotti non sono stati finanziati con i fondi del Pnrr. L’itinerario è stato scelto per ragioni precise: per non sovrapporlo alla linea storica e per dare alla linea ionica le stesse opportunità di quella tirrenica, facilitando così i collegamenti con la Basilicata. Esso ha dunque un valore intrinseco per lo sviluppo di quel territorio; l’alta velocità genera naturalmente ricchezza, non solo durante lo svolgimento dei lavori ma soprattutto successivamente».

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«Se si progetta un nuovo tracciato, esso deve rimanere baricentrico - ha incalzato - studiare un altro tracciato per difficoltà tecnico-geologiche non vuol dire spostare l’alta velocità sulla linea storica tirrenica trasformandola in alta capacità, intasando in tal modo la linea che dovrà servire Gioia Tauro, anche per le implicazioni in termini di valore geopolitico del nostro Mezzogiorno e di proiezione del Mediterraneo». Ma soprattutto il problema sembra rappresentato dai tempi necessari a rivedere il progetto, ammesso che ci siano ovviamente i soldi.

La De Micheli ha poi concluso il suo intervento annunciando un ulteriore atto di sindacato ispettivo. La speranza è che prima o poi l’eterna progettazione dell’opera finisca e partano i lavori. Altrimenti anche la realizzazione del Ponte sullo Stretto finirebbe per perdere di significato.

Giornalista
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