Fatturati aziendali e prospetti di spesa taroccati, lavoro in nero, prestazioni occasionali, mance ed affitti non dichiarati. Prostituzione, produzione e spaccio di sostanze stupefacenti e contrabbando di tabacco e sigarette. In Italia l’economia sommersa e i guadagni delle attività illegali valgono 217,5 miliardi di euro.

I dati, pubblicati oggi dall’Istat, si riferiscono al 2023: il sommerso ed il lavoro in nero hanno raggiunto i 198 miliardi, le attività illegali fatturano 20 miliardi. Lo dice l’ultimo report dell’Istat. I lavoratori in nero sono 3 milioni e 132mila, in crescita di oltre 145 mila unità rispetto al 2022.

La Calabria è la regione in cui il peso dell’economia non osservata è massimo, e va ad intaccare il 20,1% del valore aggiunto complessivo. Dal commercio ai servizi è una vera e propria giungla di contratti capestro con molti oneri, orari impossibili e pochissime tutele. Datori di lavoro senza scrupoli approfittano del proprio personale, soprattutto i lavoratori stagionali e a termine, offrendo salari da fame, spesso omettendo o manipolando le pratiche amministrative previste per gli adempimenti di legge. La Calabria risulta infatti avere una delle quote più alte di valore aggiunto sotto-dichiarato: è seconda, con il 7,9%, insieme a Campania e Molise, dietro la Puglia che ha l’8,4%. Questi dati sono riportati nell’ultima relazione presentata al Parlamento dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Secondo questa analisi, in Calabria, si registra il maggiore peso del sommerso dovuto all’impiego di lavoro irregolare: le posizioni fantasma sarebbero oltre 75mila.

Nel 2024 l’Inps ha scoperto 3mila lavoratori irregolari e accertato 10 milioni di euro di evasione contributiva

L’impatto risulta maggiore sul Pil, quindi sull’economia regionale, perché la forza lavoro è inferiore rispetto ad altre aree del Paese che contano su un numero maggiore di occupati e di prodotto interno lordo. Nel 2024 l’Inps ha scoperto 3mila lavoratori irregolari e accertato 10 milioni di euro di evasione contributiva. La Filcams Cgil ha denunciato che in Calabria il 27,9% dei Durc risulta irregolare, quasi il doppio della media nazionale (16,2%).

Le irregolarità pesano per oltre il 50% sui servizi alle persone e sul lavoro domestico. In questo settore è maggiore la pratica di non contrattualizzare chi offre prestazioni, anche a lungo termine. Seguono le attività nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, le costruzioni, il settore agricolo e i servizi alle imprese. Ma in termini di volumi di valore aggiunto i guadagni maggiori riguardano le mancate dichiarazioni nel commercio, nel comparto alloggio e ristorazione, nei servizi alle imprese, nelle costruzioni e infine nel comparto agricolo.

La Filcams Cgil ha denunciato che in Calabria il 27,9% dei Durc risulta irregolare

In generale gli incassi “non osservati” registrano una crescita di 15,1 miliardi, 7,5% in più rispetto all’anno precedente. L’incidenza del sommerso sul Pil, cresciuto a prezzi correnti del 7,2%, è lievemente aumentata al 10,2%, dal 10,1% del 2022. Il valore aggiunto prodotto dalla sotto-dichiarazione dei guadagni ha segnato un incremento del 6,6%, pari a 6,7 miliardi in più, mentre quello generato da lavoro irregolare registra una crescita dell’11,3%, 7,8 miliardi in più. Mance, prestazioni occasionali e affitti non dichiarati sono aumentati del 3,8%, 500 milioni di euro in più rispetto al 2022, mentre le attività illegali sono aumentate dell’1%, 200 milioni di euro.