Il governatore annuncia un investimento da decine di milioni per formare lavoratori dell’edilizia da portare in Calabria ma sui portali di lavoro sono pochissime le offerte in questo settore. Intanto la rete dei Cpi non ha mai superato le criticità strutturali e resta l’interrogativo sul programma Gol e sui suoi programmi di formazione
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
PHOTO
«Vorrei che la Calabria fosse la prima regione a fare degli avamposti, dei centri per l'impiego, nei paesi che si affacciano sulla sponda sud del mediterraneo e […] abbiamo già le risorse per fare formazione in Tunisia. Sarebbe bello che la Calabria avesse dei Centri Per l'Impiego in queste regioni per attrarre lavoratori che si occupano dell'edilizia. Ce lo chiede addirittura l’associazione dei costruttori».
Sono queste le parole del presidente Roberto Occhiuto, pronunciate in Consiglio Regionale nell’esposizione del programma di governo (ma come da lui stesso precisato non contenute nel documento depositato), che hanno lasciato interdetto più di un ascoltatore.
Ci sono già i fondi, ha spiegato il presidente, e verranno quindi realizzate delle attività di formazione in Nord Africa per formare “lavoratori nel settore dell’edilizia” che verranno poi a lavorare nelle aziende italiane e calabresi. Strana proposta, come sottolineato anche in un recente articolo di Massimo Clausi, per una coalizione che include partiti che hanno fatto del grido “Prima gli italiani” il loro marchio di battaglia.
Per capire il senso di questa proposta, però, abbiamo deciso di incrociare numeri e cifre per vedere quali siano le basi che portino ad investire in Tunisia diverse decine di milioni di euro per attività di formazione.
Centri per l’Impiego, la disastrosa situazione della rete calabrese
Nel momento in cui si esporta una pratica, un modello, una filiera, è perché questa rappresenta un’eccellenza o la rasenta. Certamente questo non può dirsi per la rete dei Centri per l’Impiego in Calabria, che fanno una fatica immane a portare avanti le loro attività.
Fu lo stesso presidente Occhiuto, nel gennaio del 2022, a dirlo: «I centri per l’impiego non funzionano bene – spiegò – ed è questo il motivo per cui c’è un disallineamento tra domanda e offerta nel mercato del lavoro». In quell’occasione venne presentata una grande operazione di reclutamento di nuove risorse per i centri per l’impiego: più di 500 i posti messi a bando, poco più di 250 quelli effettivamente reclutati qualche anno dopo con diverse postazioni scoperte (a causa dei tanti precari dei CPI che vinsero il concorso e quindi resero vacanti altre posizioni in organigramma).
A questa si aggiunge la precaria situazione degli uffici e della rete: infrastrutture carenti, postazioni impossibilitate spesso a lavorare per carenza di linea e uffici periferici senza reali capacità di incidere. Senza contare poi la cronica difficoltà con le sedi fisiche: a Cosenza il Centro per l’Impiego che dovrebbe gestire il più ampio bacino della regione non ha attualmente una sede propria, dopo lo sgombero dai locali di Vaglio Lise, a Reggio Calabria lo stesso assessore Calabrese ha detto che i locali non sono decisamente idonei ed a Vibo dopo una lunga attesa solo qualche mese fa è stata inaugurata una nuova sede. Ancora peggio va alle (ormai) 17 sedi locali coordinate, gli uffici locali che dovrebbero portare le attività dei CPI sul territorio: tra uffici fatiscenti, pochissimi addetti e chiusure continue per inadeguatezze dei locali alle quali si ovvia ponendo i lavoratori in smart working ma lasciando i presidi spesso scoperti al pubblico. Dunque, a conti fatti, decisamente un modello poco propenso all’eccellenza ed all’esportazione in altri paesi.
Manovalanza dal nord Africa, cosa si cerca e perché
Il secondo punto è quello probabilmente più controverso: secondo il presidente Occhiuto, i CPI in Tunisia servirebbero a reclutare manovali da impiegare nel settore dell’edilizia, come da richieste della stessa associazione di categoria. «Abbiamo fatto un primo bando, OIKOS, con i sopravvissuti della strage di Cutro che è andato molto bene e ci è stato anche chiesto di replicarlo». Il presidente Occhiuto parla poi, allargando il raggio del suo discorso, di categorie come agricoltura, turismo, edilizia e lavori manuali per i quali a detta sua sarebbe difficile trovare addetti. Certo, ed è un’obiezione anche di chi scrive, sono anche i settori nei quali le anomalie contrattuali e lo sfruttamento è decisamente più elevato e per i quali per questo si cerca sempre manodopera straniera, non sempre totalmente in regola (come documentato da diverse inchieste).
Eppure, proprio stando alle parole del presidente Occhiuto, abbiamo deciso di consultare proprio la banca dati del Centro per l’Impiego per verificare quante richieste vi siano attualmente per operatori nell’edilizia: i dati, pubblici e reperibili sia sul sito lavoro.regione.calabria.it sia sull’app collegata, danno il quadro reale di quante siano le reali offerte di lavoro nel settore dell’edilizia.
Servono lavoratori in edilizia in Calabria? Solo 9 offerte dai Centri per l’impiego, il triplo per colf e badanti, uguali per camerieri e autisti

Il reale quadro offerto dai dati aggiornati del sistema regionale racconta invece una realtà totalmente diversa: spulciando le offerte presenti nella nuova app “Lavoro in Calabria”, che aggiorna in tempo reale le richieste che passano dai CPI, scopriamo che ci sono in questo momento solo 9 offerte di lavoro (per 25 posti totali) in tutta la Calabria nel campo dell’edilizia. Tra ricerche di carpentieri, fabbri sui cantieri, facchini e manovali, si tratta di un numero davvero esiguo rispetto alle oltre 165 richieste di lavoro presenti, ovvero il 5,4%.
Gran parte delle richieste riguarda colf e badanti (tre volte tanti rispetto alle richieste nell’edilizia), operatori socio sanitari, camerieri e persino autisti, figura molto ricercata nel mondo del lavoro. Non proprio un’emergenza tale da giustificare la spesa di diverse decine di milioni, come preannunciato dal presidente, né tantomeno da andare a colmare reclutando lavoratori sull’altra sponda del Mediterraneo. Ovviamente, possiamo parlare solo di dati ufficiali: ma se le associazioni di categoria dovessero avere realmente così tante necessità, potrebbero rivolgersi ai Centri per l’Impiego e farsi assistere dalla A alla Z, dalla pubblicazione dell’offerta di lavoro sino alla stipula di quest’ultimo con regolari contratti di categoria.
Ma soprattutto, una domanda resta sullo sfondo: perché non si possono cercare queste figure formando personale calabrese e utilizzando i tanti programmi attivi?
GOL, centinaia di milioni spesi in Calabria ma nessuna risposta strutturale per l’edilizia?
Una risposta proviamo a cercarla all’interno di Gol, il Programma Garanzia per l’occupabilità dei lavoratori in Calabria che ha mobilitato tantissime risorse e che tanta attenzione ha ricevuto nei mesi scorsi. Presentato come una risposta alla disoccupazione in Calabria, prevede che i percettori di Naspi, i NEET o comunque le persone inserite nelle liste degli inoccupati possano frequentare dei corsi professionalizzanti e trovare un nuovo sbocco lavorativo.
Un programma poderoso, per il quale sull’intero territorio nazionale sono previsti 5,4 miliardi e che nelle sole annualità 2022 e 2023 prevedeva in Calabria investimenti per circa 96 milioni. Possibile che dopo un tale investimento non si sia riuscito a reperire il personale necessario? Dagli Open Data rilasciati dall’Osservatorio per lo Sviluppo Locale, che fornisce il monitoraggio costante del progetto GOL in Calabria, si possono vedere le centinaia di corsi attivati per la formazione del personale calabrese. Si tratta di corsi per il digitale, per la cyber security, per il personale di sala o addirittura per diventare tatuatori: tra questi, sono presenti anche alcuni corsi (non molto frequentati, per la verità) per la creazione di figure specializzare. Ad esempio sono stati 62 in Calabria ad essersi iscritti ai corsi “Operatore per la realizzazione di opere murarie”, meno popolare dei 66 iscritti al corso “Operatore per la produzione di birra”, agli 83 in culinary nutrition o agli 88 in Lingua dei Segni. Niente a che vedere con gli astronomici numeri dei corsi EIPASS, delle certificazioni di lingua inglese o a tutto quello che riguarda punti per le graduatorie dei concorsi pubblici, o dei più di mille che hanno seguito il corso di operatore idraulico forestale.
E dunque, dopo centinaia di milioni spesi per il Programma GOL in Calabria, se è necessario aprire Centri per l’Impiego in Tunisia per ricercare manovali in edilizia ci sentiamo di essere d’accordo con quanto diceva il presidente Occhiuto nel 2022: c’è uno scollamento tra la domanda e l’offerta di lavoro in Calabria. Peccato che questo parta proprio dalle politiche attuate in questi anni dagli assessorati e dai dipartimenti regionali.



