L’intervento

Concessioni demaniali, Nucera (Assobalneari): «In Calabria la risorsa-spiagge non è scarsa. Solo 1100 stabilimenti su 800 km»

I gestori di stabilimento si preparano alla manifestazione di giovedì a Lamezia. Il presidente dell’associazione di categoria: «Occorre un intervento immediato del Governo per salvare la stagione e poi una legge che tuteli le specificità di ogni regione»

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di Anna Foti
7 maggio 2024
07:00
Un lido balneare, nel riquadro Giuseppe Nucera
Un lido balneare, nel riquadro Giuseppe Nucera

«Soltanto poco più di 1100 stabilimenti balneari sugli 800 km di costa calabrese. Se ne deduce facilmente che nella nostra regione non si registra quella scarsità della risorsa spiaggia che motiverebbe il divieto di rinnovo automatico e l’obbligatorietà della gara per ogni concessione imposti dalla direttiva Bolkestein». È quanto sottolinea il presidente di Assobalneari, il reggino Giuseppe Nucera, in questi giorni impegnato con gli altri imprenditori del settore in riunioni continue. Ci si prepara alla manifestazione in programma al Grand Hotel di Lamezia nel pomeriggio di giovedì 9 maggio alle ore 16. «Nella nostra regione l’occupazione delle spiagge non è neppure uniforme. I picchi si registrano sulle coste ionica e tirrenica cosentine e sulla tirrenica vibonese, dove la capacità di recettività è certamente più alta. Indietro ancora il reggino, dove davvero poche sono le strutture recettive. Sul litorale ionico da Bianco fino a Monasterace e quello tirrenico da Palmi in giù, fino allo Stretto. Qui si concentrano alcuni stabilimenti balneari», sottolinea ancora il presidente Giuseppe Nucera. 

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La sentenza e la mobilitazione

Imprenditori balneari in fermento dopo il sigillo che il Consiglio di Stato ha messo alla scadenza delle concessioni balneari al 31 dicembre 2023. Una sentenza che di fatto obbliga le Amministrazioni a bandire le gare per le concessioni già per la prossima estate, disapplicando la legge 118 del 2022 (e di conseguenza tutti gli atti da essa discendenti adottati dagli enti locali tra i quali il Comune di Reggio Calabria) in forza della quale si era proceduto con una nuova proroga fino al 31 dicembre 2024 delle concessioni. Una proroga concessa nelle more della interlocuzione in atto con la Commissione Europea che da tempo ha posto le concessioni balneari italiane sotto la sua lente di ingrandimento. Un procedimento di infrazione ha formalizzato la necessità che il nostro Paese si adeguasse alle indicazioni di Bruxelles.


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La mappatura del Governo e i dati del Sid

Il Governo ha inviato a Bruxelles una mappatura delle spiagge italiane dalla quale risulta che il 67% di spiaggia è libera e solo il 33% occupata. Un dato, quello del Governo, che comunque farebbe venire meno il requisito previsto dalla direttiva Bolkestein della scarsità della risorsa per imporre l’obbligo di gara per la concessione e vietare i rinnovi automatici. E tuttavia un dato che richiede delle considerazioni. Nella mappatura del Governo sono comprese anche aree rocciose, aree non immediatamente accessibili e non subito fruibili (anche per assenza di servizi). Dunque sono comprese anche potenziali aree turistiche sulle quali intervenire per riqualificare e insediare uno stabilimento. Dunque uno spaccato di costa molto più ampio rispetto a quello sabbioso e a quello effettivamente occupato e occupabile tradotti, dal sistema informativo del demanio marittimo del Ministero, nei dati considerati dalla Giustizia amministrativo per valutare “scarsa la risorsa”. 

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«La risorsa spiaggia in Calabria non è scarsa»

Lo spazio di osservazione proposto dal Governo è molto più ampio, perché potenziale, e non esporrebbe l’Italia a questo obbligo delle gare. Almeno non in tutti i tratti di costa del Paese. Un punto questo sul quale intendono fare leva gli imprenditori balneari che chiedono nell’immediato «un intervento del Governo per salvare la stagione ormai prossima. Non vediamo - sottolinea Giuseppe Nucera - ancora concretezza circa questo provvedimento che invece è urgente. Poi dovrà seguire una legge che, tenendo conto di questo dato, tuteli le specificità di ogni regione. La Calabria non registra lo stesso sfruttamento della risorsa praticato in altre regioni come per esempio la Liguria. Chiediamo che ci sia consentito di lavorare. Qui la risorsa spiaggia in Calabria non è scarsa. Non ci sono le percentuali di stabilimenti di Rapallo o Portofino né quei volumi di affari. Questo è solo uno dei temi che portiamo, con altri come quello, appunto, del fatturato rispetto al canone da corrispondere, all’attenzione del legislatore a tutti i livelli. Le politiche devono tenere conto delle condizioni specifiche dei territori, dei Comuni e delle Regioni». È quanto ribadisce ancora Giuseppe Nucera, presidente di Assobalneari che riunisce le imprese balneari aderenti, a livello nazionale, al sistema Federturismo Confindustria.

La direttiva Bolkestein

La direttiva Bolkestein (2006/123/CE) ha l'obiettivo di promuovere la parità di professionisti e imprese nell'accesso ai mercati dell'Unione europea. Si applica anche agli stabilimenti balneari. In sintesi essa prevede che le concessioni di occupazione delle spiagge non possono essere oggetto di rinnovo automatico. Per assicurare il libero mercato, esse non devono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente. Il Giudice amministrativo nella recente pronuncia si è, altresì, richiamato “ai principi della Corte di Giustizia Ue”, evidenziando che la risorsa spiaggia “è scarsa” e dunque solo le gare possono garantire un contesto realmente concorrenziale. Si deve concludere che se la risorsa non fosse scarsa, questo obbligo non sarebbe cogente e con esso neppure il divieto di rinnovo automatico. Su questo elemento, soprattutto in Calabria, si intende puntare per salvaguardare l’attività degli imprenditori balneari. Intanto è prioritario mobilitarsi per salvare la stagione estiva ormai alle porte.

Giornalista
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