Il 28 per cento del budget familiare è riservato al cibo. La fotografia scattata dall’Istat racconta un Paese fermo e impoverito nel potere d’acquisto
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La Calabria è tra le regioni in cui si spende meno: 2.075 euro al mese per famiglia, quasi 700 euro in meno della media nazionale. Ma non si tratta di risparmio virtuoso: è una questione di necessità. La spesa alimentare assorbe in Calabria il 28,2% del budget familiare, la quota più alta d’Italia, contro una media nazionale del 19,3%. Secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat, una famiglia calabrese spende circa 562 euro al mese solo per mangiare.
La fotografia scattata dall’Istat sui consumi delle famiglie italiane, nel rapporto 2024 rilanciato da Demografica–Adnkronos, racconta un Paese fermo, impoverito nel potere d’acquisto e sempre più diviso. Una famiglia su tre dichiara di aver ridotto la quantità o la qualità del cibo acquistato. La spesa complessiva sembra stabile, ma la realtà è un’altra: con gli stessi soldi, oggi si compra molto meno. E in Calabria, dove il reddito medio resta tra i più bassi del Paese, il carrello della spesa è sempre più leggero.
Nel 2024 una famiglia italiana spende in media 2.755 euro al mese, un dato sostanzialmente identico a quello del 2023. Ma se la cifra non cambia, cambia il suo valore reale. Dal 2019 i prezzi dei beni di consumo sono aumentati del 18,5%, mentre la spesa delle famiglie è cresciuta solo del 7,6%. In altre parole, il reddito non tiene il passo con l’inflazione e il potere d’acquisto continua a scivolare verso il basso.
Il dato più eloquente è che il 31,1% delle famiglie italiane ha dovuto tagliare alimenti o beni essenziali. La “povertà dei consumi” non è più un fenomeno marginale, ma una condizione stabile, anche se i prezzi hanno smesso di correre ai ritmi dell’anno scorso. Il rapporto conferma e accentua uno squilibrio storico: quello tra le regioni del Nord, dove la spesa resta più alta e diversificata, e il Mezzogiorno, dove le famiglie concentrano quasi tutto il bilancio sui beni di prima necessità.
Nord-Est: 3.032 euro al mese
Centro: 2.999 euro
Nord-Ovest: 2.973 euro
Sud: 2.199 euro
Isole: 2.321 euro
Il divario tra Nord-Est e Sud raggiunge 834 euro al mese, un gap del 38%. Mentre nel Settentrione si destinano risorse a tempo libero, tecnologia, cultura e servizi, nel Sud il carrello si riduce all’essenziale: alimenti, utenze, casa. Le voci principali sono carne e formaggi (oltre 110 euro), pane, pasta e cereali (89 euro), verdure (74 euro). Cifre che mostrano quanto il peso del cibo sul bilancio familiare sia ormai insostenibile rispetto al resto del Paese.
Dietro queste cifre si nasconde la realtà quotidiana di migliaia di famiglie che, soprattutto nel Mezzogiorno, vivono un lento impoverimento. Non si rinuncia soltanto ai prodotti di lusso, ma anche alla varietà, alla qualità e alla libertà di scelta. Il carrello della spesa, che un tempo raccontava abitudini e culture, oggi misura la distanza sociale. In Calabria, più che altrove, le famiglie non spendono meno per risparmiare: spendono meno perché non possono fare altrimenti. Il cibo, che altrove resta simbolo di identità e piacere, torna a essere una questione di sopravvivenza quotidiana.