Coronavirus, agricoltura in crisi: la Cia chiede sanatoria per 4mila immigrati

La Confederazione sottolinea la difficoltà delle aziende a reperire manodopera. Le proposte: regolarizzazione dei braccianti e introduzione di nuovi strumenti per il lavoro flessibile

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di Redazione
17 aprile 2020
09:58

«Condividiamo le preoccupazioni manifestate dall'assessore Gallo al ministro dell'agricoltura Bellanova, nel corso della recente conferenza Stato-Regioni, circa il futuro del settore agricolo calabrese, ma riteniamo urgente che l'assessore risolleciti la stessa sulle crescenti difficoltà che il sistema imprenditoriale sta incontrando sul versante dell'approvvigionamento di manodopera agricola».
È quanto si sostiene in una nota della Confederazione italiana agricoltori della Calabria.

Aziende in grande difficoltà

«Sempre di più registriamo, soprattutto nelle aree strategiche dell'agroalimentare calabrese nella piana di Sibari, nel Crotonese, nel Lametino e nella Piana di Gioia Tauro – è detto nella nota – ingenti difficoltà da parte delle aziende a reperire manodopera agricola, in seguito all'emergenza Covid 19, per la raccolta di ortaggi, frutta, ecc., sia in serra che in pieno campo. Se non si interviene rapidamente si espone seriamente il settore soprattutto in prossimità delle grandi campagne dove l'impiego di manodopera è consistente».


«Una parte dei raccolti presenti e futuri – continua la Cia – è a rischio per mancanza di braccianti. Un lusso che non possiamo permetterci in un momento come questo in cui i consumatori sono in fila nei supermercati».

«Sono necessari, da subito – prosegue la Confederazione – oltre a misure di sostegno per i settori più colpiti, interventi strutturali tali da poter consentire al comparto agricolo di continuare a produrre al fine di rifornire con continuità i mercati all'ingrosso, i supermercati e i negozi alimentari di prossimità».

Regolarizzare 4mila immigrati

«In particolare occorre – è sottolineato nel documento – una sanatoria per regolarizzare gli immigrati e gli irregolari già presenti nel nostro territorio (si stima in circa 4mila unità); strumenti flessibili per l'assunzione di manodopera di pensionati, giovani, cassa integrati e cittadini;una piattaforma pubblica per gestire i lavoratori stagionali nel settore agricolo sulla scia di quanto stanno già facendo altri paesi europei (Francia, Austria e Germania). Muoversi in questa direzione significherebbe soprattutto perseguire la salvaguardia dell'interesse regionale e nazionale, tutelando il settore più strategico per il nostro paese e per la Calabria».

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