Dalla nomina al peso economico delle filiere il valore è di 251 miliardi nel mondo. In Calabria 14 Dop e 7 Igp nel cibo e 20 tra vini e distillati generano introiti milionari, con Cosenza leader e filiere in crescita
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Dalle materie prime alle pietanze in tavola. Una «miscela culturale e sociale di tradizioni culinarie». Un modo «per prendersi cura di sé stessi e degli altri, per esprimere amore» che offre «opportunità per condividere storie diverse e per descrivere il mondo che le circonda». Con questa motivazione il Comitato intergovernativo dell’Unesco ha conferito alla cucina italiana, la prima al mondo, la nomina a Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. È il riconoscimento ad un unicum composto da una miriade di versioni locali, ricche di ingredienti e di ricette, che si integrano tra loro e talvolta si sposano, pur mantenendo una chiara caratterizzazione di riconoscibilità e di gusto. Nel celebrare questo primato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha sottolineato che «la cucina italiana nel mondo ha raggiunto un valore complessivo di 251 miliardi di euro e rappresenta oggi il 19% del mercato globale dei ristoranti».
I prodotti Dop e Igp calabresi
Con le sue 43 tipicità d’eccellenza la cucina Dop Igp calabrese vale 51 milioni di euro: le aziende impegnate nel settore sono 2.911 con oltre 30mila addetti, il mercato nazionale assorbe quasi il 90% della produzione e l’export la restante quota. Secondo l’ultimo rapporto Fipe-Confcommercio nella nostra regione le imprese della ristorazione sono 11.156, il 3,4% del totale nazionale, i bar sono 4.167. Nel 2024 le prime risultano in crescita, mentre i secondi registrano una contrazione pari al 3%. L’ultimo rapporto Ismea-Qualivita registra 14 Dop e 7 Igp nel comparto cibo, 10 Dop e 10 Igp nel comparto vino, e 2 distillati Ig.
Tra le regioni italiane la Calabria è 18esima, con un aumento dell’8,2% di incassi rispetto al 2023 e una quota nazionale di valore pari all’1,5% del totale: la Dop economy nazionale introita 20 miliardi e 684 milioni di euro. Nel 2024 Dop e Igp del cibo hanno fatturato il 19,3% in più rispetto all’anno precedente, i vini il 6,5% in meno. Cosenza guida le filiere produttive provinciali con 23 milioni di fatturato, il 46% del totale, seguita da Crotone con 13 milioni (26%), Vibo Valentia con 7 milioni (14%) e Catanzaro 4,5 milioni (9%). Le filiere ortofrutticole valgono il 45% della produzione, quelle vinicole il 37%, i formaggi il 7% e le carni il 6%.
Il peso economico della cucina italiana
Il potenziale economico del settore è immenso e ha ulteriori margini di crescita. Accanto alla produzione industriale in senso stretto c’è la produzione artigianale con 5.717 prodotti agroalimentari che contribuisce in maniera determinante ad arricchire il mercato interno come pure i commerci con l’estero: conta 64.365 imprese con 249mila addetti che operano all’interno di una filiera agroalimentare composta da 204.789 aziende che, secondo Confartigianato, generano 130,9 miliardi di valore aggiunto. Il 36,3% dei fornitori della filiera contribuisce direttamente alla qualità del prodotto finale ed in Italia cresce la domanda di prodotti a chilometro zero.
Confesercenti stima che lo scorso anno bar e ristoranti abbiano incassato oltre 40 miliardi, 12 dei quali dalla clientela estera, il 7% in più rispetto all’anno precedente. I prodotti Dop Igp ad indicazione geografica dei Paesi europei sono 3.484: 1.596 cibi, 1.638 vini e 250 distillati. Quelli italiani sono 897, poco meno di un quarto del totale: 331 sono cibi, 530 sono vini e 36 sono distillati.





