Una forza lavoro strategica per il Paese. Sono 4.611.267 i cittadini stranieri registrati nelle banche dati dell’Inps: 3.980.609 (86,3%) sono lavoratori attivi, 378.645 (8,2%) sono pensionati e 252.013 (5,5%) sono percettori di prestazioni a sostegno del reddito (disoccupazione o mobilità). Rappresentano il 7,8% della popolazione residente in Italia.

Il 75,4%, 3,5 milioni di persone, proviene da Paesi non comunitari, il 6,2%, circa 287mila, da Paesi comunitari dell’Ue-15 (di cui non fa più parte il Regno Unito, divenuto extra Ue dal 2021) e il 18,4%, circa 850mila persone, dai restanti Paesi dell’Ue. Manifattura e servizi sono le aree in cui questi lavoratori trovano facilmente impiego. Lo dicono i dati dell’Osservatorio Inps sugli stranieri.

Sono 2,7 milioni i lavoratori occupati in settori diversi dall’agricoltura e la loro retribuzione media annua è di circa 18.800 euro. Quasi 500mila sono lavoratori domestici con una retribuzione media di circa 9.800 euro. Nel settore agricolo, infine, lavorano 314mila persone e la loro retribuzione media annua è di circa 9.700 euro. L’apporto dei lavoratori provenienti da altri Paesi conta numeri e caratteristiche tali da risultare una componente fondamentale per l’economia nazionale. Nella stragrande maggioranza dei casi sono impegnati in attività che gli italiani si rifiutano di svolgere. 

La comunità più numerosa è quella della Romania, con 697mila persone (15,1% del complesso degli stranieri rilevati dagli archivi dell’Istituto). Seguono l’Albania con quasi 446mila persone (9,7%), il Marocco con 366mila (7,9%), la Cina con 229mila (5%) e l’Ucraina con 225mila (4,9%). Il 61,8% degli stranieri censiti negli archivi dell’Istituto nel 2024 risiede o lavora in Italia settentrionale, il 23,1% in Italia centrale e il 15,1% nel Mezzogiorno (Italia meridionale e Isole). Rispetto alla popolazione residente, al Nord l’incidenza degli stranieri è di 10,3 su 100 residenti, al Centro 9,1 e al Sud e Isole 3,5.