Meno tasse su tredicesima, straordinari e lavoro festivo. È una delle ipotesi - ce ne sono diverse ma nessuna, al momento, trova ragioni fondate in un preciso indirizzo di Governo - su cui starebbe lavorando la maggioranza. Questa ipotesi è stata anticipata dal vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, ad un incontro organizzato dagli imprenditori di Assolombarda. Da settimane tra i partiti della coalizione della premier, Giorgia Meloni, è in atto un confronto sulle misure da sostenere in vista della prossima legge di bilancio dello Stato. Le proposte sui salari sono molte. L'intervento principale ipotizzato è quello della riduzione di due punti dell'aliquota Irpef. L’imposta sui redditi delle persone passerebbe dal 35% al 33%, sui guadagni tra 28mila e 50mila euro. Ma potrebbe essere estesa fino a 60mila euro. Le tredicesime valgono 59 miliardi di euro e fruttano al Fisco 14,5 miliardi.

La detassazione avrebbe effetti importanti sul bilancio dello Stato. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, intervenendo al Forum di Cernobbio ha detto che il Governo è al lavoro per alleggerire la pressione fiscale e ha allo studio «ulteriori interventi significativi a favore delle famiglie». I partiti di maggioranza hanno proposto incentivi per il rinnovo dei contratti scaduti o la detassazione dei salari poveri, tra i 7,5 e 9 euro l'ora. L'idea è quella di allargare a più voci la misura già ora prevista sui premi di produttività: sono tassati al 5% per importi fino a 3.000 euro, sui redditi che non superano gli 80mila euro. Sugli straordinari l'idea è quella di favorire una flessibilità oraria con un doppio beneficio: da una parte un maggior guadagno del lavoratore, dall'altro una maggiore elasticità per le imprese durante i periodi di picco produttivo. Si valuterebbe l'impatto sui conti e anche un possibile tetto alle ore che è possibile scontare.

Per le imprese il Governo starebbe pensando di allargare la platea dei beneficiari dell’Ires premiale: costo del sostegno 1,5 miliardi. Per intervenire, in qualsiasi direzione, ci vogliono le risorse economiche. La richiesta dei ministeri tocca quota 20 miliardi di euro esclusa la spesa per la sicurezza e per la difesa comune europea. Sullo sfondo c’è l’obiettivo di centrare il rispetto del patto di stabilità e di crescita chiesto da Bruxelles secondo cui il disavanzo pubblico non dovrebbe superare il 3% del Prodotto interno lordo. L’Italia ha raggiunto quota 3,3% e, come ha detto la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, potrebbe uscire presto dalla procedura di deficit Ue.