Approderà domani, in Consiglio dei ministri, il Documento di programmazione e finanza pubblica con il piano triennale dei conti dello Stato. I tecnici sono al lavoro per definire il quadro degli interventi attuabili, nella prossima legge di bilancio, con le risorse disponibili. Pesano il debito pubblico fuori controllo, 136,6% del Pil, ed il deficit al 3,3%. Questo costringerà a frenare su alcuni punti. Gli spazi di manovra sono abbastanza ristretti. Lo hanno ripetuto più volte in questi giorni sia il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sia il suo vice, Maurizio Leo.

Confronto ancora aperto sul taglio dell’Irpef e sulla rottamazione delle cartelle esattoriali su cui si è concentrata l’attenzione dei partiti di maggioranza. Per quanto riguarda la prima sembra delinearsi la scelta di concedere lo sconto di due punti solo ai redditi fino a 50mila euro. L’aliquota scenderebbe dal 35% al 32%. Un guadagno, per gli oltre 39 milioni di contribuenti che rientrano in questa fascia si reddito, pari a poche decine di euro all’anno. La rottamazione delle cartelle interessa 13 milioni di contribuenti. Nelle quattro precedenti è stato recuperato solo il 20% delle somme non pagate. Recuperare denaro risulta sempre più difficile. Ieri si è chiuso il concordato preventivo biennale e secondo una prima stima l’adesione è stata appena del 10%.

Si pensa alla possibilità di allungare i tempi di riscossione, fino a 96 rate mensili, e a rivedere la norma che impone con il primo versamento impone il pagamento del 20% della somma dovuta. Il 75,9% delle somme dovute dai contribuenti e non riscosse, è inferiore a mille euro. L’intervento sull’Irpef costerà 3 miliardi ed 1 miliardo la rottamazione delle cartelle. Allo studio anche il rinnovo delle misure a sostegno della spesa energetica: il taglio delle bollette avrà un costo complessivo di 2,7 miliardi. Per quanto riguarda le famiglie con figli i tecnici lavorano sulle detrazioni. Il viceministro Leo ha anticipato ieri che si pensa a sgravi «misurati e calibrati». Sempre ieri vertice Confindustria-parti sociali su investimenti, salari e fisco.

Un passaggio è stato riservato all’incidenza della spesa energetica sulla produttività delle imprese. Le aziende italiane pagano i costi più alti d’Europa. «Stiamo chiedendo – ha detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini - un piano triennale che metta al centro strumenti automatici facili e centrati sulla competitività per le piccole e medie imprese e per le grandi una modifica ai contratti di sviluppo sull’aspetto degli incentivi». Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha chiesto che si arrivi al più presto al «rinnovo dei contratti aperti a partire da metalmeccanici e Tlc» e «alla defiscalizzazione degli aumenti contrattuali». Il Paese viaggia a due velocità. Necessari interventi strutturali per non accentuare il divario già esistente. Per Confindustria al Sud la Zona economica speciale è un’opportunità di rilancio dello sviluppo da far crescere.