Dal 7 al 9 giugno 2025 il Merano Winefestival sbarcherà in Calabria, a Cirò e a Cirò Marina. Un’altra scommessa della Regione, dopo quella del Vinitaly Sibari avviata l’anno scorso e in replica nella prossima estate. 

L’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo, in sintonia con il presidente Roberto Occhiuto, relativamente alla promozione del vino calabrese sta agendo su due fronti: da un lato il potenziamento delle collettive nei diversi appuntamenti nazionali e internazionali, dall’altro la sperimentazione in Calabria della presenza attiva di alcune di queste stesse manifestazioni. 

Un cammino di progressiva riscoperta delle radici storico-identitarie dell’antica Enotria e della splendida Magna Grecia accompagna questo sforzo che le varie cantine, dalle più grandi e organizzate alle più artigianali, possono declinare con autonoma valutazione.
Mentre Sibari, potente “impero” prima della tremenda sconfitta patita da Kroton, città del lusso e dell’agroalimentare molto sviluppato (cereali, olio d’oliva, vino, gastronomia…), richiama alla memoria la Civiltà Enotria e quella della Magna Grecia, Cirò può vantare origini distintive. 

Una vasta area che si estende attorno a Punta Alice fu popolata dai Choni (anche Coni), “cugini” degli Enotri cui gli storici e gli archeologi hanno riconosciuto una propria specifica identità, riecheggia il mitico “ritorno” degli eroi achei reduci dalla Guerra di Troia (Filottete), fu sede di colonizzazione ellenica in sintonia con quanto avvenne a partire dalla seconda metà dell’VIII secolo a.C. lungo tutta la costa jonica calabrese fino allo Stretto. 

Rimando, per interessanti approfondimenti, ai diversi preziosi saggi di sintesi della professoressa Giovanna De Sensi Sestito, nonché di suoi autorevoli colleghi. Da Merano, la città del pulitissimo torrente Passirio situata nella provincia autonoma di Bolzano, Trentino Alto Adige, al cuore del Mediterraneo e alla suggestività del Cirotano (consiglio ai visitatori che giungeranno una prolungata passeggiata a Punta Alice, sito naturalistico di una bellezza struggente al netto di qualche aspetto da dimenticare e da riparare!).

L’area Doc del Cirò, che proprio in questi mesi verrà ulteriormente nobilitata dal riconoscimento della Docg che consentirà di esaltare le qualità del Gaglioppo, è la più importante della regione per ettari vitati, per numero di cantine attive, per bottiglie prodotte, per storicità. Molti vitivinicoltori che operano in questa zona hanno fatto conoscere i loro brand nel mondo (Iuzzolini, Librandi, Ippolito 1845, Zito…).
Il Gaglioppo, principe dei vitigni autoctoni, è lavorato in purezza, in blend con altre uve della tradizione, oppure con i cosiddetti internazionali (in particolare Cabernet Sauvignon e Merlot): ce n’è per tutti i gusti, senza dimenticare anche le espressioni più improntate verso i vini naturali, biologici, artigianali.

La storia del Cirò è importantissima e può continuare a crescere per numeri, qualità, rinomanza. Da segnalare la permanenza di diversi siti di coltivazione ad alberello (si legga il volume “L’Alberello Enotrio”), compresa qualche forma che potremmo definire più ancestrale (con sostegno morto realizzato con semplici canne, ad esempio). La coltivazione ad alberello merita di essere salvaguardata e rilanciata, proprio per valorizzare al massimo le radici dell’Enotria e della Magna Grecia.
Grand Terroir, sistema specializzato di comunicazione integrata del network LaC, sarà presente in forze a Cirò e Cirò Marina.