L’Italia getta le basi per la definizione di un quadro normativo specifico sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge delega. I sì sono stati 77, i no 55, 2 gli astenuti. Il voto a Palazzo Madama chiude un anno e mezzo di serrato confronto politico che ha necessitato tre passaggi parlamentari sul testo che ora il Governo dovrà trasformare in un decreto legislativo per adeguare la normativa italiana all’AI Act europeo. Il testo licenziato dal Senato, che consta di 28 articoli, definisce i "princìpi in materia di ricerca, sperimentazione, sviluppo, adozione e applicazione di sistemi e di modelli" di intelligenza artificiale. Le novità riguardano l’utilizzo personale e quello in ambito lavorativo. Il Ddl prevede che i minori di 14 anni possano utilizzare applicazioni di intelligenza artificiale solo con il consenso dei genitori. I datori di lavoro dovranno informare il personale e saranno responsabili dell’utilizzo che i propri dipendenti ne faranno in azienda: sul posto di lavoro potranno essere impiegati solo i modelli autorizzati dalle imprese.

Lo stesso obbligo di comunicazione, circa l’impiego di modelli di Ia, sussisterà da parte dei professionisti nei confronti dei propri clienti. Nella sanità l’intelligenza artificiale potrà essere impiegata a supporto di diagnosi e cure laddove venga esplicitamente richiesto dal medico curante previa informazione del paziente. In generale il Ddl prevede che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel lavoro dipendente e nelle professioni intellettuali debba essere di supporto strumentale ma non sostitutivo. Nella Pubblica amministrazione e nel settore giustizia l’Ia potrà essere utilizzata a supporto dei procedimenti amministrativi dove il funzionario resterà l’unico titolare della responsabilità. Verranno accertate e punite le “interferenze illecite nel dibattito democratico” cioè i tentativi da parte di singoli, gruppi od entità straniere di condizionare la vita socio-economica e politica del Paese.

Scatta l'obbligo di comunicazione per i datori di lavoro e per i professionisti

Diventerà reato “la illecita diffusione di contenuti generati o manipolati con sistemi di intelligenza artificiale” e sarà presto inserito nel codice penale. L’impiego di questi contenuti verrà considerato una circostanza aggravante nei casi di truffa, riciclaggio e sostituzione di persona. Come pure in caso di turbativa dei mercati finanziari. Il Ddl prevede la protezione, attraverso l’estensione del diritto d’autore, delle opere realizzate con l’ausilio di strumenti di intelligenza artificiale a condizione che la loro creazione derivi dal lavoro intellettuale dell’autore. La riproduzione e l’estrazione da opere o da altri materiali contenuti in rete o in banche di dati cui si ha legittimamente accesso, effettuata tramite l’intelligenza artificiale, compresa quella generativa, è consentita solo se non c’è copertura del copyright o nel caso in cui venga effettuata da organismi di ricerca e istituti di tutela del patrimonio culturale per scopi scientifici.

Al Governo spetta ora il compito di adottare i decreti legislativi che dovranno recepire i principi e i criteri direttivi stabiliti dalla legge delega. Il passaggio normativo è solo una delle azioni messe in campo. La materia è complessa e l’evoluzione del settore la rende particolarmente spigolosa per le continue novità che produce e che necessita di un monitoraggio costante. La strategia nazionale è in mano al Dipartimento per la trasformazione digitale che è la struttura di supporto alla presidenza del Consiglio dei Ministri che ha individuato due Autorità cui spetta di svolgere compiti di controllo e garanzia per i cittadini e per il Paese: l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn).