Decine di lavoratori si sono ritrovati al Cedir per difendere la propria posizione. In mattinata incassata anche solidarietà del presidente Arena e del procuratore Musolino: «Una battaglia giusta»
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Mattinata di mobilitazione a Reggio Calabria per chiedere la stabilizzazione dei lavoratori precari della giustizia. Davanti al Palazzo di Giustizia si è svolto un presidio promosso dalle sigle sindacali Cgil e Uil, a sostegno degli oltre dodicimila operatori che, in tutta Italia, attendono risposte concrete dopo anni di servizio negli uffici giudiziari.
In piazza, al fianco dei lavoratori, Francesco Callea, segretario generale Funzione Pubblica Cgil Reggio Calabria-Locri, e Elena Maria Cozzupoli, coordinatrice provinciale Uilpa Giustizia, insieme a Bruno Romeo, dell’Ufficio per il Processo del Tribunale di Locri, presente con una delegazione Uil della Locride. Con loro decine di dipendenti precari del settore giustizia.
«Oggi siamo qui per rivendicare i diritti dei dipendenti della giustizia, nello specifico dei precari – ha dichiarato Callea –. Parlare di pubblica amministrazione e precariato è già un ossimoro, ma in questo caso è ancora più grave. Sono 12.000 i lavoratori che hanno garantito risultati concreti grazie ai progetti del PNRR, ma solo 6.000 potranno essere stabilizzati nel 2026. Gli altri saranno lasciati a casa. Se persino i magistrati oggi sostengono questa battaglia, è evidente che la loro presenza è indispensabile. Continueremo a vigilare fino a quando non verranno garantite risorse per tutti».
Durissimo l’intervento di Cozzupoli: «Non possiamo parlare di “capitale umano” come se fossero pacchi da pesare. Parliamo di professionisti con lauree, master e dottorati, impiegati per l’abbattimento dell’arretrato e la digitalizzazione della giustizia civile. Nel distretto di Reggio Calabria abbiamo ottenuto ottimi risultati: lasciare a casa 6.000 persone dopo 4-5 anni di servizio sarebbe assurdo. Il sistema giudiziario collasserebbe, con cancellerie già ora oberate e nessun ricambio generazionale».
A portare la voce della Locride è stato Bruno Romeo: «Siamo qui per chiedere segnali concreti di stabilizzazione. I risultati nei nostri uffici parlano chiaro, così come il sostegno espresso dai magistrati. Molti di noi hanno scelto questo ruolo rinunciando ad altri concorsi, perché credono nella giustizia. Servono certezze, anche per poter lavorare con serenità. L’auspicio è che già nella prossima legge finanziaria arrivino risposte concrete, senza attendere il 2026».
Nel corso della mattinata i lavoratori hanno ricevuto la solidarietà, concreta e pubblica, del presidente del Tribunale di Reggio Calabria, Maria Grazia Arena, e del procuratore aggiunto Stefano Musolino, che hanno riconosciuto l’importanza del contributo fornito ogni giorno dai precari per il funzionamento della macchina giudiziaria.
«Questa non è una battaglia sindacale – ha concluso uno dei lavoratori presenti – ma una questione di giustizia. Per una volta, chiediamo che la giustizia venga fatta anche per noi».
Il presidio reggino si inserisce in una più ampia mobilitazione nazionale, che punta a sollecitare il Ministero della Giustizia e il Governo affinché si attivino in tempi rapidi per una soluzione definitiva alla precarietà storica del settore.