Cresce l’emergenza abitativa. Migliaia di meridionali non riescono a permettersi l’appartamento. Milano e Roma città ormai inaccessibili
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Le difficoltà non mancano, soprattutto per chi è costretto a trasferirsi in un’altra regione per lavoro. Nel nostro Paese l’accessibilità alla casa è un’emergenza nell’emergenza. Il numero di alloggi disponibili è molto inferiore alla domanda e il loro costo è molto elevato. Un milione e duecentomila famiglie che non hanno casa di proprietà affrontano crescenti difficoltà nel sostenere le spese abitative soprattutto nelle grandi aree urbane. I prezzi del mercato immobiliare penalizzano i giovani, le giovani coppie ed i lavoratori provenienti da altre province e da altre regioni. Lo dice uno studio di Cassa depositi e Prestiti sull’offerta di abitazioni a canoni calmierati dal titolo “Service Housing: una nuova frontiera dell’abitare sociale per i lavoratori”. I numeri dell’incidenza dei canoni d’affitto sulle retribuzioni nelle città metropolitane evidenziano quanto pesi questa voce su un bilancio familiare.
A Milano si porta via il 76% dello stipendio mensile, a Roma il 65%, a Bologna il 48%, a Sassari il 46% e a Firenze e Napoli il 45% del salario.
Tre città del Sud chiudono la classifica: Reggio Calabria (28%), Palermo (26%) e Catania (25%). Anche un quarto dello stipendio non è poco. Gli effetti del caro fitti sono devastanti. La difficoltà di trovare casa a prezzi accessibili «frena la mobilità dei lavoratori, soprattutto dei giovani, e penalizza le aziende che - è scritto nel report - non riescono a trovare e ad assumere personale con effetti negativi su crescita ed innovazione». Quindici province italiane, 9 del Nord e 6 del Centro Italia rappresentano oltre un terzo della domanda di lavoratori e producono oltre un terzo del Pil nazionale. Si tratta di mercati del lavoro molto dinamici in cui è costante la richiesta di profili professionali di vario genere. Alle aree metropolitane di Milano e Roma si aggiungono contesti lavorativi in grande crescita come Bolzano, Firenze e Bologna.
L’urgenza si avverte ovunque in Europa ma in Italia i numeri condizionano le scelte più che in altri contesti. «Tra il 2019 e il 2023, i prezzi delle abitazioni nell’Unione europea sono aumentati del 23%, mentre i canoni di locazione hanno registrato una crescita dell’8%. Nello stesso periodo - dice ancora lo studio - i salari reali sono diminuiti del 3%, accentuando lo squilibrio tra i costi abitativi e la capacità reddituale dei cittadini».
In Italia il disagio abitativo colpisce prevalentemente i single, le famiglie monoreddito e i lavoratori precari o a bassa qualifica. Chi ha meno di 34 anni destina oltre il 30% del proprio reddito alle spese per l’abitazione. In più solo il 2,4% degli immobili dati in locazione risulta concesso con affitti a canone calmierato, una delle quote più basse d’Europa. In Olanda è il 34,1%, in Austria il 23,6%, in Francia il 14% e in Germania il 2,6%. La domanda di lavoratori non soddisfatta sul territorio trova tra i principali ostacoli proprio le spese di permanenza e le aziende del Nord faticano a trovare personale. Al Sud accade il contrario. A fronte di condizioni abitative più agevoli la domanda di personale da parte delle aziende è minore rispetto ad altre aree del Paese.


