Il turismo calabrese, secondo i dati recentemente diffusi dal dipartimento Turismo della Cittadella regionale, è in crescita in termini di arrivi e presenze soprattutto per ciò che concerne la componente straniera. Abbiamo chiesto a Tullio Romitaprofessore di Sociologia del Turismo e dei Sistemi territoriali locali all’Università della Calabria, di guidarci nella lettura dei “numeri” per comprendere meglio le condizioni congiunturali e strutturali e le potenzialità del turismo calabrese.

Professore, nei primi quattro mesi del 2025 la Calabria ha registrato un aumento del 10,4% degli arrivi e del 10,1% delle presenze. Come legge questi dati? Sono il frutto di una congiuntura favorevole o si può intravedere la strada verso un trend strutturale?
«Come scrive la stessa Regione Calabria, considera il “Calabria Instant Tourism” come una “nota congiunturale sul sistema regionale”. È molto difficile considerare i dati presentati un trend strutturale».

A fronte di una contrazione nazionale, la Calabria cresce. Quali sono, a suo avviso, i fattori che spiegano questa controtendenza?
«Il report della Regione Calabria titola “Primo quadrimestre 2025: in Calabria presenze in aumento del 10,1%, boom dell’estero (+50,1%)”, ma i valori assoluti che stanno dietro alle percentuali pubblicate sono minimi: mediamente neanche un arrivo in più in ognuna delle strutture ricettive della regione e sarebbe interessante sapere cosa ne pensano gli operatori turistici».

Il turismo internazionale in Calabria è cresciuto del 45,8% negli arrivi e del 50,1% nelle presenze. Si può parlare finalmente di una vera apertura della regione al mercato estero?
«Come ho detto, bisogna vedere i valori assoluti e bisognerebbe sapere quale tipologia di prodotto avrebbe creato il “trend in forte crescita del turismo internazionale” segnalato dalla Regione, in questo modo capiremmo meglio. Come i tecnici sanno le analisi a commento dei dati statistici che si raccolgono e si pubblicano riflettono inevitabilmente il punto di vista di chi li promuove, vanno pertanto sempre letti con molta attenzione critica, prudenza e da più punti di vista. Di questa situazione la stessa Regione ne è consapevole, infatti nel report scrive: “A partire da questi risultati, diventa sempre più necessario investire in una strategia integrata che metta a sistema qualità dell'accoglienza, promozione internazionale e sostenibilità dei flussi turistici.” La mia modesta previsione, visto che non vedo nuovi prodotti, è che la situazione turistica complessiva anche per il 2025 per il turismo straniero sarà sostanzialmente uguale a quella degli anni precedenti, e nella graduatoria nazionale navigheremo sempre entro la sest’ultima posizione regionale».

I dati indicano un forte incremento dell’extra-alberghiero (+30,7% negli arrivi). Stiamo assistendo a un cambiamento profondo nel modo di vivere il viaggio?
«Certamente segnale di evoluzione e differenziazione crescente della domanda, conseguente ai nuovi stili di vita delle persone. Per i sociologi del turismo la questione è nota da tempo e segnalata sia agli imprenditori sia alla governance pubblica in più occasioni. Anche l’Istat nei sui report biennali sui “Viaggi e vacanze degli Italiani” da ormai oltre 15 anni segnala la presenza diventata prevalente di una domanda che si orienta verso forme di turismo auto-dirette e che consentono una notevole autonomia nella organizzazione e gestione del viaggio e della vacanza, oltre che considerevoli risparmi economici. Nel caso della Calabria segnalai già nel 1999 la necessità e l’opportunità di sviluppare forme di turismo D.I.Y. facilmente collegabili al riutilizzo funzionale e sostenibile delle seconde case. Le nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione, il crescente ampliamento dei voli low-coast, il moltiplicarsi delle applicazioni Internet, facilitano la mobilità fisica e virtuale, e le possibilità di scegliere destinazioni ed acquistare prodotti in totale autonomia».

Professore, in molte aree della Calabria – in particolare borghi e località costiere – si comincia a parlare di overtourism. È un rischio reale o è ancora prematuro?
«L’overtourism in Calabria esiste da almeno 30 anni, solo che non si vede dal punto di vista delle statistiche ufficiali. I danni grossi sono già stati fatti, in particolare all’ambiente. L’overtourism è sostanzialmente un problema di governance pubblica, e la responsabilità grossa è anche delle amministrazioni locali che hanno favorito negli anni uno sviluppo massivo e non organizzato di abitazioni per vacanza».

Alcuni borghi di straordinaria bellezza stanno diventando mete molto frequentate. È una fortuna o una minaccia, soprattutto in termini di vivibilità, tutela del paesaggio e identità locale?
«Certamente in una opportunità, se i flussi che si realizzano trovano un’offerta esperienziale, una comunità consapevole e coinvolta nell’accoglienza turistica locale. I borghi non devono diventare “alberghi diffusi”, cioè solo una opportunità di affari per chi li acquista ed usa strumentalmente».

C’è il pericolo che la Calabria, rincorrendo la quantità dei visitatori, perda di vista la qualità dell’esperienza offerta e la sostenibilità dell’accoglienza?
«Il rischio non lo vedo, non puoi perdere ciò che non hai o che non sai di avere! Oggi c’è molta offerta di qualità, solo che non viene premiata dal sistema regionale. La forte stagionalità è legata alla offerta ed in questa situazione è quasi impossibile sviluppare standard qualitativi diffusi».

Secondo lei, è questo il turismo che davvero serve alla Calabria? Un turismo che cresce nei numeri, ma quanto genera davvero in termini di valore culturale, economico e sociale?
«Come vado da tempo dicendo, la metodologia di lavoro deve considerare centrale conoscere, censire e monitorare. In definitiva utilizzare al meglio, il potenziale di risorse turistiche esistenti, valutando come strategicamente rilevante sostenere i processi di sviluppo turistico locale che, nell’integrarsi, si distinguono da quelli preesistenti, poiché in grado di generare nuovi spazi turistici esperienziali sul territorio regionale, percepibili come tali oltre che dal mercato turistico nel suo complesso anche e soprattutto dai portatori di interessi locali. Occorre valorizzare le destinazioni turistiche, privilegiando parole chiave quali innovazione, comunicazione, sostenibilità e digitalizzazione turistica, a tal fine attraverso il supporto di professionalità superiori: l’Università della Calabria ha fatto il suo dovere, rendendo disponibili sin dal prossimo a.a. un corso di laura triennale “Scienze del Turismo e dei Servizi Turistici” ed uno magistrale “Progettazione, innovazione e gestione delle destinazioni turistiche”, completamente riprogettati in funzione delle esigenze più attuali del mercato turistico».

In una regione bellissima ma fragile come la Calabria – sia dal punto di vista ambientale che infrastrutturale – non si rischia di compromettere equilibri delicati se non si pianifica attentamente l’evoluzione turistica?
«Lo sviluppo turistico deve oggi obbligatoriamente sostenibile. Considero come strategicamente indispensabile per il corretto sviluppo turistico del territorio regionale la continua produzione ed accumulazione di capitale sociale, oltre che la condivisione delle azioni con i diversi attori locali del turismo (pubblici e privati), nonché il rispetto e la valorizzazione delle diverse competenze professionali e finalità imprenditoriali presenti. Infine, l’individuazione e valorizzazione dei processi turistici positivi già esistenti sul territorio. L’obiettivo è quello di aiutare le strategie (sostenibili e condivise) della governance pubblica regionale del turismo principalmente per la parte che mira a consolidare e potenziare i risultati turistici in essere e l’affermarsi di nuove opportunità di crescita regionale legate al turismo. Occorre utilizzare al meglio il potenziale di risorse turistiche esistenti, ritenendo come strategicamente rilevante sostenere i processi di sviluppo turistico locale che, nell’integrarsi, si distinguono da quelli preesistenti, poiché in grado di generare nuovi spazi turistici esperienziali sul territorio regionale, percepibili come tali oltre che dal mercato turistico nel suo complesso anche e soprattutto dai portatori di interessi locali. Occorre valorizzare le destinazioni turistiche, privilegiando parole chiave quali innovazione, comunicazione, sostenibilità e digitalizzazione turistica, a tal fine attraverso il supporto di professionalità superiori: l’Università della Calabria ha fatto il suo dovere, rendendo disponibili sin dal prossimo a.a. un corso di laura triennale “Scienze del Turismo e dei Servizi Turistici” ed uno magistrale “Progettazione, innovazione e gestione delle destinazioni turistiche”, completamente riprogettati in funzione delle esigenze più attuali del mercato turistico».