Doppio scudo per amministratori e funzionari della Pubblica amministrazione. Per il danno erariale indennizzi ridotti del 70%. I magistrati: «Un passo indietro nella tutela dei bilanci pubblici»
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Firme più facili sui provvedimenti amministrativi su cui potrà essere richiesto il parere preventivo da parte dei giudici contabili. Chi sarà riconosciuto colpevole di aver causato un danno erariale sarà chiamato a risarcire un indennizzo pari al 30% della perdita economica arrecata all’ente. Il doppio scudo per amministratori e dirigenti pubblici rappresenta la novità, per altro già annunciata, del disegno di legge di riforma della Corte dei conti approvato in via definitiva al Senato. Primo firmatario e promotore del provvedimento è il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti. L’aula di Palazzo Madama ha dato l’ok al testo approvato ad aprile dalla Camera. Il ddl prevede la riorganizzazione dell’organo di rilievo costituzionale: il procuratore generale avrà maggiori poteri, saranno separate le funzioni dei magistrati contabili requirenti e giudicanti, con «il divieto di passaggio» dalle une alle altre. Saranno infine accorpate le sezioni regionali centrali. La riforma è legge con 93 voti favorevoli, 51 contrari e 5 astenuti. La maggioranza esulta. Mentre una pioggia di critiche arriva dalle opposizioni.
Cosa prevede la riforma della Corte dei conti
Il provvedimento interviene su due piani: da un lato modifica subito regole e strumenti di controllo e responsabilità amministrativa, mentre dall’altro contiene una delega al Governo per riorganizzare funzioni e assetto della Corte con decreti legislativi.
La misura più discussa è il limite al risarcimento che può essere messo a carico di amministratori, dirigenti e funzionari condannati per danno erariale. Il risarcimento del danno, salvo i casi di dolo o di illecito arricchimento, viene ridotto al 30% degli importi accertati o a due annualità lorde di stipendio a carico della persona riconosciuta colpevole di aver causato all’ente la perdita economica. Con una ulteriore tutela per gli amministratori: la colpa grave viene congelata a priori nei casi dei politici, la cui «buona fede», è scritto nel ddl, dovrà essere «sempre presunta» nel momento in cui gli atti contestati dalla magistratura contabile risultano firmati dal responsabile dell’ufficio amministrativo competente. Il nuovo regime di responsabilità si applica anche ai procedimenti e ai giudizi ancora pendenti alla data di entrata in vigore della legge. Sono previste restrizioni sul controllo concomitante sugli atti che con la riforma potrà essere attivato solo su richiesta di Governo, Parlamento o della stessa Pa controllata.
La Corte dei conti avrà meno tempo per i controlli
I responsabili dei procedimenti amministrativi degli enti potranno richiedere un parere alla sezione di controllo della Corte ed il tribunale contabile avrà solo trenta giorni di tempo per esprimersi sulla legittimità di un atto su cui viene chiesto un parere. Trascorso quel tempo, in caso di mancata pronuncia, scatta una forma di silenzio assenso: il parere è da intendersi favorevole e chi lo ha richiesto finisce per essere esentato da qualsiasi responsabilità.
La delega per il riordino della Corte dei conti
Accanto alla disciplina della responsabilità, il Parlamento ha conferito al Governo una delega legislativa per adottare uno o più decreti legislativi volti alla riorganizzazione e al riordino delle funzioni della Corte dei conti. L’obiettivo è quello di rimodulare tempi e modi di efficienza delle funzioni di controllo e delle funzioni consultive come pure la revisione della materia dei rimborsi delle spese legali sostenute dai dipendenti pubblici nei giudizi per responsabilità amministrativa. Il ddl punta infine ad allargare i giudizi ad istanza di parte alle controversie relative agli appalti pubblici.
Il giudizio dell’Associazione magistrati della Corte dei conti
«Una pagina buia per tutti i cittadini». Questo il giudizio dell’Associazione magistrati della Corte dei conti. La riforma «segna un passo indietro nella tutela dei bilanci pubblici e inaugura una fase in cui il principio di responsabilità nella gestione del denaro dei cittadini risulta sensibilmente indebolito». I magistrati contabili temono che le norme introdotte favoriscano lo spreco di risorse pubbliche «per imperizia o corruzione» laddove la Corte esercita attività di rigido controllo affinché «siano destinate ai servizi alla collettività» e non disperse. «Da oggi - sostiene l’Associazione - in presenza di grave colpa, il danno arrecato alle finanze pubbliche sarà risarcibile solo entro il limite massimo del 30% del pregiudizio accertato. La parte restante non verrà recuperata e resterà a carico della collettività». Sul meccanismo del silenzio-assenso i giudici sostengono che «l’assenza di una pronuncia esplicita della Magistratura contabile rischia di trasformarsi in una giustificazione automatica, piegando tali funzioni a logiche di esclusione della responsabilità piuttosto che di miglioramento dei servizi».


