L’ex presidente del Consiglio regionale punta il dito contro l’Arrical e sollecita il sindaco del capoluogo Fiorita a rescindere il contratto con l’ATI e affidarsi ad altre ditte: «Vengono sperperati 86mila euro al giorno, situazione inaccettabile»
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Il caso del nuovo impianto per il trattamento dell’umido di Alli torna al centro del dibattito politico. A denunciarne lo stallo è l’ex presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini, che punta il dito contro l’Arrical e sollecita un intervento immediato del presidente Nicola Fiorita, oggi alla guida dell’Autorità rifiuti (oltre che sindaco di Catanzaro). Secondo Tallini, i ritardi nell’avvio del cantiere starebbero causando “un danno economico enorme per la collettività”, con perdite che supererebbero i 26 milioni di euro l’anno.
«Ora non ci sono più scuse: l’Arrical faccia ripartire il cantiere», afferma Tallini, ricordando che il procedimento di risoluzione del contratto per le presunte inadempienze del raggruppamento temporaneo di imprese aggiudicatario è stato avviato quasi un anno fa, senza però approdare ad alcun atto concreto.
Per l’esponente politico, il contratto con l’ATI Alli – composta da Vittadello, Calabria Maceri ed Ecologia Sud Servizi – deve essere definitivamente rescisso «e il completamento dell’opera va affidato ad altre ditte, secondo quanto prevede la legge e nella massima trasparenza».
Tallini richiama inoltre l’esempio dell’impianto di Sambatello, dove l’Autorità dei rifiuti sarebbe intervenuta con decisione: «Chiedo al presidente Fiorita di intervenire con le stesse modalità», incalza.
L’esponente politico sottolinea i costi economici generati dal blocco dell’impianto: «Il mancato avvio della linea di trattamento provoca un danno di 86mila euro al giorno, più di 26 milioni di euro all’anno», cifra che comprenderebbe non solo la perdita di royalty per il Comune di Catanzaro – “circa un milione di euro all’anno” – ma anche i mancati introiti legati ai rimborsi della filiera CONAI e i maggiori costi di smaltimento per tutti i Comuni dell’ATO.
L’appalto oggetto del contendere riguarda la progettazione e la gestione di un impianto per la valorizzazione delle materie prime secondarie e il trattamento della frazione organica, da realizzare in località Alli. La struttura sarebbe dovuta entrare in funzione nel febbraio 2024, ma secondo Tallini «i ritardi accumulati avrebbero favorito la gestione transitoria, con grande giubilo dei privati che hanno potuto godere di tariffe molto più alte per lo smaltimento».
Una situazione che, sostiene, non può andare avanti: «Questo scandalo al sole deve cessare. Il presidente Fiorita non può permettere che si proceda così: nessuno capirebbe un mancato intervento». Per Tallini, infatti, «i rilievi degli uffici alle imprese aggiudicatarie sono così gravi e così chiari da non lasciare adito a dubbi e incertezze».

