Maggioranza ed opposizioni hanno raggiunto l’intesa dopo 5 mesi di serrato confronto. Il testo passerà al voto delle commissioni bilancio di Camera e Senato
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C’è l’accordo, tra maggioranza ed opposizioni, sul Documento programmatico di finanza pubblica. Il testo passerà alle commissioni Bilancio della Camera e del Senato per il voto finale. Doppio via libera, grazie all’intesa raggiunta ieri, dopo lo stop alla prima bozza presentata dal centrodestra ad aprile. La maggioranza ha accolto una serie di richieste delle opposizioni e questo ha consentito di superare il blocco che si è prolungato per quasi cinque mesi. Il Dpfp, fondamentale per la definizione del quadro di interventi inseriti nella prossima legge di bilancio, arriverà in Consiglio dei ministri il primo ottobre prossimo. Nel documento, questa la novità rispetto al passato, dovrà essere indicata «l’articolazione delle misure di prossima adozione nell’ambito della manovra di finanza pubblica e dei relativi effetti finanziari».
In più il Governo dovrà illustrare «il quadro programmatico macroeconomico e di finanza pubblica, coerente con il percorso della spesa netta» e per quanto riguarda i conti della Pubblica amministrazione dovrà contenere «l’aggiornamento dell’aggregato di spesa netta e l’andamento delle componenti sottostanti» che dovrà essere definita settore per settore in tutte le sue voci di spesa. La modifica dei contenuti del Dpfp è stata necessaria per rispettare le procedure europee sui vincoli di bilancio.
Lo Stato avrà l’obbligo di rendere più stringenti le verifiche sulle stime che a partire dalla programmazione 2026, come richiesto dalle opposizioni, avranno una proiezione di impegno di spesa triennale. Le componenti alla base dell’aggregato della spesa netta dei conti statali, che saranno contenute nel Documento programmatico di finanza pubblica, saranno parte integrante della nota tecnico illustrativa al Ddl di bilancio. Le modifiche apportate al Dpfp rappresentano un nuovo strumento di valutazione ed analisi con molteplici indicazioni sui costi della manovra rispetto al fabbisogno statale messo a disposizione di Governo e Parlamento.