Il fondatore del Mulinum si racconta: «Il mio successo? Devo tutto alla mia testardaggine e a mia nonna, è lei la mia musa»

Il suo è stato il primo caso di crowdfunding per un’azienda agricola in Italia. Il giovane imprenditore: «Sogno di coltivare campi di grano e fare mulini nel mondo»

di Franco Laratta
10 dicembre 2022
09:47
Stefano Caccavari
Stefano Caccavari

Cavaliere al Merito. Il suo pane, per la Camera di Commercio di Roma è tra i migliori d’Italia. Il Mulinum di San Floro è un caso nazionale di sana impresa. Che ora è sbarcato a Siena. Il suo è stato il primo caso di crowdfunding per un’azienda agricola in Italia. Record su record, di Stefano Caccavari si sono occupati giornali, televisivi, istituzioni.

A questo punto potrebbe fare l’assessore regionale all’ agricoltura. Se non addirittura il ministro. «Preferisco mantenere le distanze dai palazzi e fare politica in mezzo ai campi di grano, sporcandomi le mani ogni giorno».
Non ha dubbi Stefano Caccavari, il trentenne calabrese che ha smentito tutto e tutti. Vincendo ogni sfida.
Tutto comincia con una discarica, la seconda più grande d’Europa. Grazie alla sua reazione le ruspe si sono fermate, e invece di una vallata di rifiuti, sono nati tantissimi orti di famiglia, messi in piedi con successo dal giovane Caccavari. Non male per un ragazzo ancora alla ricerca del suo futuro.
«Sin da piccolo ho sempre sentito la necessità di mettermi a disposizione per assicurare sviluppo al mio territorio e alla mia comunità. Per questo motivo, mi sono sempre guardato intorno con grande curiosità, ho divorato e tuttora divoro libri di studiosi e imprenditori per trovare soluzioni efficaci da condividere con la comunità che sono riuscito a creare attorno a me, al nostro progetto».
Stefano ha iniziato con un crowdfunding, il primo in assoluto per un’azienda agricola. Raccogliere fondi, e non pochi, e per giunta su Facebook è qualcosa di incredibile. «È successo nel febbraio 2016, e sinceramente non credevo potesse diventare virale e raccogliere così tanti soci in poco tempo. Non c'era nulla di calcolato, sicuramente ad aiutare la riuscita dell'operazione è stata la mia buona reputazione sui social acquisita con il precedente progetto Orto di famiglia a San Floro».


Stefano ha bruciato i tempi, lottato duramente contro la burocrazia, portato il suo progetto del Mulinum ad essere un modello per tutta l’Italia. Chissà se è accaduto tutto per caso.
«Credo che nulla accada mai per caso. Dietro ogni piccolo o grande successo di Mulinum c'è il lavoro costante e appassionato di un team infaticabile che condivide i miei valori e obiettivi».

Chissà se Stefano si è mai consigliato con qualcuno. O se ha fatto tutto da solo.
«Mi confronto sempre con chi mi sta attorno. È vero, sono testardo, alla fine prendo le mie decisioni, ma tengo conto dei consigli delle poche persone di cui mi fido. D'altronde, Orto di famiglia è nato proprio da un confronto con l'amico Massimiliano Capalbo che poi è diventato socio, nonché fido consigliere».

Caccavari ha uno spirito moderno, lui ama lanciare le sfide più impensabili. È un giovane che ha uno sguardo profondo nel futuro. Ma sa benissimo che ha da imparare molto dal passato. Così come impara dal suo rapporto con l’anziana nonna, che nella sua vita ha un importante significato.
«Senza nonna Concetta non sarei arrivato fin qui. Lei è la mia musa ispiratrice. Con due frasi ti sistema la giornata!».
Gli imprenditori non pagano i dipendenti quanto dovrebbero. Gli imprenditori sfruttano i lavoratori. Il reddito di cittadinanza ha rovinato il mondo del lavoro. Chissà quale di queste affermazioni Stefano ritiene giusta. «Inevitabilmente, in ogni settore, ci sono fannulloni e sfruttatori, ma non possiamo fare di tutta l'erba un fascio. Credo che ogni imprenditore debba rendere i propri collaboratori parte integrante del proprio "sogno". Solo così si riesce ad avere al fianco professionisti validi e appassionati. Logicamente riconoscendo sempre il valore del loro lavoro!».
Caccavari è sempre in movimento, gira l’Italia, costruisce il futuro, cerca il migliore passato, lotta per affermare i suoi ideali. Spesso rientra a casa distrutto. Ma cosa pensa quando la sera rientra a casa… chissà se gli capita di pregare prima di addormentarsi. O più semplicemente se pensa: ma chi me la fa fare? Devo forse rallentare.
«A dir la verità, la sera, quando arrivo a casa, seppur stanco, penso alle altre cose da fare. Non sono mai soddisfatto abbastanza, vorrei fare sempre di più... come dico sempre, bisogna andare a mille per raggiungere bei risultati!».

Certamente avrà un sogno: «Sì, sogno di coltivare campi di grano e fare mulini nel mondo».
Stefano è uno di quelli che non ha mai paura di non farcela. «Mi butto a capofitto in ogni nuova avventura e cerco di non lasciare mai spazio alla paura».

Lo scorso anno, a 33 anni, quando per legge il minimo previsto è 35, ha ricevuto l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana dalle mani del Presidente Mattarella (l’eccezione per l’età ha voluta il presidente stesso con “motu proprio”).
Qualche giorno fa, a distanza di 12 mesi esatti da uno dei momenti più emozionanti della sua vita, è stato il protagonista di una puntata di “Nuovi Eroi”. Un programma di RaiTre che approfondisce le storie di tutti quelli che hanno ricevuto quest'onorificenza per il loro impegno quotidiano e quindi degno di Merito.
C’è una frase, molto bella, che in quella sede ha pronunciato, che racchiude tutto quello che è un progetto ideale di vita: “Se le persone che vivono in un territorio non fanno nulla per difenderlo, questo è destinato a scomparire”. Lui l’ha difeso quando quel territorio stava per essere aggredito. Ma non si è fermato lì. Perché la sua terra l’ha saputa valorizzare, l’ha fatta crescere, l’ha saputa amare. Giorno dopo giorno. Senza stancarsi mai.

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