Il processo

Caso Salis, l’Ungheria: «Inutili le richieste dell’Italia». Il padre di Ilaria: «Verdetto già scritto»

Su X le dichiarazioni di Zoltan Kovacs, portavoce del governo di Budapest: «Nessun gruppo di estrema sinistra dovrebbe vedere il nostro Paese come una sorta di ring di pugilato dove arrivare e pianificare di picchiare qualcuno a morte»

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di Redazione Cronaca
2 aprile 2024
22:13

«È tutto politicizzato»: Roberto Salis non si stupisce più di tanto per le dichiarazioni di Zoltan Kovacs, portavoce del governo ungherese.

Non è la prima volta che figure istituzionali di Budapest intervengono sul processo che vede imputata sua figlia Ilaria con l'accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra e quindi il post pubblicato nel pomeriggio da Kovacs suona solo come la conferma di una sensazione che è diventata certezza nel corso del processo. «Stiamo parlando di un regime in cui i diritti civili e la separazione dei poteri e lo stato di diritto vengono completamente superati da una spiccata tendenza alla tirannide», spiega il padre dell'attivista italiana dopo aver letto l'avvertimento diretto a lui, al governo e ai media italiani scritto dal portavoce del governo ungherese.


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«Da metà febbraio, il padre di Ilaria Salis, Roberto Salis, ha fatto il giro dei media europei dicendo di essere “preoccupato” per la sicurezza della figlia finché sarà in Ungheria», ha scritto Kovacs nel post su X chiarendo poi che «nessuno, nessun gruppo di estrema sinistra, dovrebbe vedere l'Ungheria come una sorta di ring di pugilato dove arrivare e pianificare di picchiare qualcuno a morte. E no, nessuna richiesta diretta da parte del governo italiano (o di qualsiasi altro importante mezzo di informazione) al governo ungherese renderà più semplice difendere la causa di Salis, perché il governo, come in qualsiasi altra democrazia moderna, non ha alcun controllo sui tribunali».

Già a fine gennaio, dopo la prima udienza del processo, Kovacs aveva definito «altamente discutibile» la credibilità di Ilaria Salis e «apertamente di sinistra» il suo legale ungherese, Gyorgy Magyar, ma era stato poi il ministro degli Esteri Péter Szijjartó a chiarire il punto di vista del governo di Budapest: «Spero sinceramente che questa signora riceva la meritata punizione in Ungheria», aveva detto a Roma dopo un colloquio con il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani avvenuto a fine febbraio. E ora questa nuova precisazione dopo le notizie, apparsa anche sui giornali ungheresi, della telefonata di solidarietà del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Roberto Salis.

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«Il processo è già stato fatto, il verdetto è già stato emesso, non si capisce perché proseguano con le udienze...Quando c'è un politico che se la prende con un privato cittadino di un altro Stato è chiaro che c'è qualcosa di incredibile», la riflessione di Roberto Salis che ha già capito da tempo l'aria che tira in Ungheria e che da tempo chiede che il governo italiano si faccia sentire.

 

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