Dopo il blackout radar che ha paralizzato il Nord Italia, Londra accusa: “Mosca sta colpendo trasporti e infrastrutture critiche. Anche l’Italia è nel mirino”
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Sabato sera, poco dopo le 20.20, i cieli sopra la Lombardia, il Piemonte, la Liguria e la Valle d’Aosta si sono improvvisamente svuotati. Niente decolli, niente atterraggi. Tutto fermo per quello che Enav ha definito un “problema di connettività” al centro di controllo di Milano. In parole povere: i radar funzionavano, ma i dati non arrivavano più a chi doveva leggerli. Risultato: spazio aereo congelato, aeroporti fermi, ritardi e cancellazioni a catena. Il blackout ha lasciato a terra centinaia di passeggeri tra Linate, Malpensa, Torino e Genova.
L’Ente nazionale per l’assistenza al volo ha parlato subito di "problema tecnico", senza allarmismi. Ma tra gli addetti ai lavori c'è chi ha sussurrato, sottovoce, una parola che in questi anni è diventata una specie di tabù nei comunicati ufficiali: cyberattacco.
Il dubbio si è fatto strada con prepotenza nelle ultime ore, quando da Londra è arrivata la conferma di un allarme aperto: i servizi d’intelligence britannici stanno monitorando una serie di azioni mirate contro le infrastrutture critiche europee. E tra queste, al primo posto, ci sono proprio i sistemi di trasporto.
Il dossier, visionato dai vertici Nato in vista del summit dell’Aia, parla chiaro: “Non si tratta più di incursioni isolate. È una campagna organizzata, sistematica, con modalità ibride, che combina sabotaggi fisici e informatici”. Una strategia, secondo gli analisti britannici, riconducibile all’intelligence militare russa, il GRU, già noto per operazioni simili sul suolo europeo.
Nel mirino ci sono le reti aeree, ferroviarie, marittime. Già in passato, i collettivi legati al Cremlino come NoName57, Ember Bear, Fancy Bear e Sandworm avevano preso di mira i sistemi digitali degli aeroporti italiani: Linate e Malpensa erano già finiti offline lo scorso dicembre e di nuovo a febbraio, in seguito a rivendicazioni dirette. Stavolta, però, il blackout non ha avuto firme, né rivendicazioni. E proprio questo rende la pista ancora più inquietante.
Secondo fonti diplomatiche, l'Italia non sarebbe l'obiettivo principale, ma un tassello della mappa. L'attacco (se di attacco si è trattato) si sarebbe concentrato sulla rete di trasmissione dati esterna a Enav, cioè sulla "strada" che porta i segnali radar dai sensori alle torri di controllo. Una dorsale di comunicazione gestita da Tim, che si è affrettata a dichiarare la propria estraneità ai fatti. Ma l’interruzione del flusso è stata reale, e abbastanza prolungata da costringere Enav a sospendere traffico e operazioni, come previsto dai protocolli di sicurezza.
Nel frattempo, da Roma si è evitato ogni riferimento diretto a possibili manomissioni o responsabilità esterne. La parola cyberattacco non compare mai nelle note ufficiali. Eppure, tra le righe delle analisi che arrivano da oltre Manica, il sospetto è più che concreto. L’obiettivo, spiegano a Londra, è alimentare instabilità e insicurezza, fiaccare la fiducia dei cittadini nei sistemi di gestione e controllo, mettere alla prova la tenuta delle infrastrutture europee. Soprattutto in vista del grande evento simbolico del 2034: il Mondiale di calcio in Arabia Saudita, dove gli stessi gruppi russi avrebbero già cercato di inserire propri referenti e leve propagandistiche.
I servizi britannici lanciano un monito: senza una risposta coordinata e decisa, l’offensiva silenziosa continuerà. Le modalità sono già note. Si reclutano soggetti terzi attraverso canali Telegram, si istruiscono con compiti semplici e mirati: sabotare, incendiare, bloccare. A volte, semplicemente "mettere in crisi" un sistema. Anche senza esplosioni o blackout spettacolari.
A Ciampino, lo scorso febbraio, un cittadino georgiano si è introdotto in una sala tecnica e ha dato fuoco a dei server. Nessuna rivendicazione. Ma anche lì, tutto fermo per ore. A Savona, nello stesso mese, due mine magnetiche hanno colpito una petroliera nel porto. Una è esplosa. Anche in quel caso, il silenzio. Ma tra gli investigatori italiani c'è chi, oggi, ricollega quei segnali a un unico disegno.
Per ora, tutto resta nel campo delle ipotesi. Ma gli analisti inglesi non hanno dubbi: «Ci stiamo avvicinando a una svolta. Se il conflitto in Ucraina non si arresta, la pressione russa aumenterà. Se si dovesse arrivare a un cessate il fuoco, allora partirà la fase due: spionaggio, disinformazione, attacchi asimmetrici nei settori strategici».
Insomma, dietro al blackout nei cieli italiani di sabato scorso, potrebbe esserci molto più di un semplice problema tecnico. Forse è solo un campanello d'allarme. O forse, il primo assaggio di un nuovo fronte che non si combatte con armi convenzionali, ma con codici, linee dati e interruttori invisibili.