Dalla “crociata della purezza” di Pio XII al santo dei nativi digitali lodato da Papa Francesco: il confronto tra le due figure mostra come la Chiesa sa parlare ai giovani di ogni epoca
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Carlo Acutis e Maria Goretti sembrano appartenere a due mondi inconciliabili: il primo, nato nel 1991 in una famiglia benestante e appassionato di informatica; la seconda, figlia di contadini poverissimi, nata nel 1890 e cresciuta senza scuola. Eppure entrambi hanno in comune una rapidissima canonizzazione e la capacità di incarnare modelli vicini alle rispettive generazioni.
Non solo devozione spontanea, ma anche una precisa strategia pastorale: la Chiesa, ieri come oggi, ha saputo presentare la loro santità come risposta a bisogni storici e culturali. Se nel dopoguerra Maria rappresentava la purezza da difendere contro i pericoli del malcostume, Carlo diventa nell’era digitale il santo dei “nativi digitali”, capace di testimoniare il Vangelo attraverso Internet.
Carlo Acutis, il patrono di Internet
Carlo visse una vita ordinaria a Milano: scuola, amici, giochi al computer, viaggi con i genitori. Ma coltivava anche una fede intensa, partecipando ogni giorno alla messa e recitando il rosario. Amava dire che l’Eucaristia era “la mia autostrada per il Cielo”. Autodidatta in informatica, creò un sito che raccoglieva i miracoli eucaristici del mondo, intuendo il potenziale evangelico del web. La leucemia lo stroncò a soli 15 anni nell’ottobre 2006, ma lasciò parole di sorprendente maturità: offrì le sofferenze “per il Papa e per la Chiesa”.
La sua fama crebbe subito: nel 2007 uscì la prima biografia autorizzata, seguita da molti volumi e documentari. Nel 2013 la famiglia fondò un’associazione che sostiene opere benefiche e diffonde la sua memoria. La mostra sui miracoli eucaristici, ideata da lui, è stata esposta in migliaia di parrocchie, da Lourdes a Guadalupe. La causa di beatificazione si è aperta nel 2013, portandolo a diventare Beato nel 2020 e Santo nel 2025, in tempi record. Papa Francesco lo ha definito “patrono di Internet”, lodando la sua capacità di usare la rete non per distrarsi, ma per comunicare bellezza e Vangelo.
Maria Goretti, la martire della purezza
Maria Goretti aveva appena 11 anni quando, nel luglio 1902, fu accoltellata 14 volte dal vicino che tentava di violentarla. Morì il giorno dopo in ospedale, perdonando il suo aggressore. Il fatto di cronaca divenne presto un caso agiografico: già nel 1904 circolavano opuscoli che la presentavano come “la martire della purezza”. Nel 1935 la Chiesa avviò il processo canonico, sostenuto dall’Azione Cattolica. Beatificata nel 1947, fu canonizzata nel 1950 davanti a una folla sterminata in Piazza San Pietro. Pio XII parlò apertamente di “crociata della purezza” contro il malcostume moderno, individuando in Marietta l’icona perfetta per le giovani cattoliche del dopoguerra. La presenza della madre Assunta accanto al Papa durante la cerimonia fu un’immagine potentissima, simbolo di dolore e santità. Film come Cielo sulla palude e biografie popolari consolidarono il culto. Non mancarono le critiche, come quelle dello storico Giordano Bruno Guerri, che denunciò la strumentalizzazione della sua vicenda. Ma per milioni di fedeli Maria resta un modello amatissimo, oggi proposto anche come patrona delle vittime di violenza.
Santi per generazioni diverse
Le analogie sono impressionanti: entrambi giovani, entrambi “normali”, entrambi canonizzati rapidamente. Maria divenne il simbolo della purezza e dell’innocenza in tempi segnati dall’edonismo e dal comunismo; Carlo è il volto fresco di una Chiesa che cerca di riavvicinare i ragazzi ai sacramenti. Anche i miracoli hanno un valore “strategico”: per Maria bastò il martirio, mentre per Carlo la guarigione di un bambino brasiliano ha sottolineato il carattere internazionale della sua fama. In entrambi i casi, la santità è stata accompagnata da un forte impegno mediatico: libri, film, social, mostre. Le famiglie hanno avuto un ruolo attivo, diventando esse stesse strumenti di diffusione del culto.
Una riflessione necessaria
Il parallelismo tra Carlo Acutis e Maria Goretti mostra come la Chiesa sappia riconoscere figure capaci di parlare ai cuori nel momento giusto. Ma invita anche a una riflessione: fino a che punto la promozione mediatica è strumento di fede e quando rischia di diventare marketing? Forse la risposta è nelle vite stesse: Maria che muore perdonando, Carlo che vive il Vangelo tra computer e amicizie quotidiane. Due ragazzi “come noi” che ricordano a tutti che la santità non è lontana né impossibile. Sta a ciascuno di noi scegliere se vedere solo l’immagine costruita o lasciarsi provocare dal messaggio autentico che ancora oggi le loro storie custodiscono.

