Giuseppe Petrocchi, Mario Aurelio Poli e Michael Czerny: dall’Europa all’America tre pastori vocati alla semplicità, all’ascolto degli ultimi e alla lotta per la giustizia globale
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Con il Conclave sempre più alle porte, i grandi nomi catalizzano le attenzioni dei commentatori. Ma lontano dal clamore, nella penombra della Cappella Sistina, altri cardinali si preparano a incidere con la loro storia e profondità spirituale. Sono gli outsider, figure che non corteggiano i riflettori, eppure capaci di orientare le scelte della Chiesa o, in un colpo di scena, emergere come protagonisti. Questa rubrica ne svela i tratti, raccontando chi, senza inseguire la gloria, potrebbe plasmare il futuro ecclesiale.
“Dietro le quinte del Conclave” si addentra nelle vite dei cardinali che, pur non dominando i pronostici, incarnano la vitalità della Chiesa universale. Non sono i favoriti, ma la loro esperienza può influenzare le Congregazioni Generali o condurli al vertice. In ogni incontro, proponiamo tre ritratti, esplorando percorsi e sensibilità pastorali. Oggi ci soffermiamo su Giuseppe Petrocchi, Mario Aurelio Poli e Michael Czerny: tre pastori che, da Europa e America, esprimono un servizio discreto ma significativo, uniti da una dedizione che parla al cuore della fede.
Giuseppe Petrocchi
Giuseppe Petrocchi, 76 anni, arcivescovo emerito de L’Aquila, è un cardinale italiano che intreccia misticismo e pragmatismo. Nato il 19 agosto 1948 ad Ascoli Piceno, è stato ordinato sacerdote nel 1973. Filosofo, teologo e psicologo, ha guidato la diocesi di LatinaTerracina-Sezze-Priverno (1998-2013) e poi L’Aquila (2013-2024). Francesco lo ha creato cardinale nel 2018, assegnandogli il titolo di San Giovanni Battista dei Fiorentini.
Petrocchi ha accompagnato L’Aquila dopo il sisma del 2009, ricostruendo speranze oltre che edifici. La sua spiritualità, ispirata a sant’Ignazio e alla lectio divina, si riflette in una pastorale sobria, vicina a giovani e sofferenti. Nel Conclave, il suo peso tra gli italiani sarà avvertito, ma il suo profilo regionale lo tiene lontano dai favoriti. Se eletto, offrirebbe una Chiesa contemplativa, ancorata alla semplicità del Vangelo.
Mario Aurelio Poli
Mario Aurelio Poli, 77 anni, arcivescovo emerito di Buenos Aires, è un cardinale argentino che vive la fede con semplicità. Nato il 29 novembre 1947 a Buenos Aires, da origini italiane, è stato ordinato sacerdote nel 1978. Teologo e canonista, ha servito come ausiliare di Buenos Aires (2002-2008), vescovo di Santa Rosa (2008-2013) e arcivescovo di Buenos Aires (2013-2023), succedendo a Bergoglio. Francesco lo ha elevato alla porpora nel 2014, con il titolo di San Roberto Bellarmino.
Compagno di formazione di Francesco, Poli ha guidato la diocesi con attenzione ai poveri, organizzando eventi come il Congresso Eucaristico Nazionale del 2016. In Cappella Sistina, la sua influenza tra i latinoamericani sarà rilevante, ma un secondo Papa argentino appare improbabile dopo Francesco, e la sua emeritazione lo colloca tra gli outsider. Se scelto, incarnerebbe una Chiesa prossima alle periferie, radicata nell’ascolto.
Michael Czerny
Michael Czerny, 78 anni, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, è un cardinale canadese di origini ceche, voce degli ultimi. Nato il 18 luglio 1946 a Brno, emigrato in Canada, è entrato nei Gesuiti nel 1964, ordinato sacerdote nel 1973. Con un dottorato in scienze umane a Chicago, ha lavorato in America Latina, Africa e Asia, fondando il Jesuit Centre for Social Faith and Justice. Francesco lo ha nominato sotto-segretario per i migranti (2016) e cardinale nel 2019, con il titolo di San Michele Arcangelo.
Czerny è un difensore di migranti, ambiente e povertà, in linea con Laudato si’. Ha coordinato risposte a crisi come quella ucraina. Durante il Conclave, il suo ruolo tra i progressisti sarà significativo, ma la mancanza di esperienza episcopale lo rende un outsider. Se chiamato al pontificato, darebbe vita a una Chiesa che combatte per la giustizia globale.
Sussurri di speranza
Giuseppe Petrocchi, Mario Aurelio Poli e Michael Czerny riflettono tre espressioni della vocazione ecclesiale: la quiete contemplativa che rigenera, l’umiltà che abbraccia, la profezia che sfida. In un Conclave dove ogni storia può cambiare il corso, questi cardinali ci insegnano che la fede si nutre di gesti nascosti. Nella prossima puntata, altri tre outsider ci condurranno nei loro sentieri di dedizione.