Dalla passione per il padel all’ultima partita di calcetto, Fanari racconta a Mowmag chi era per lui il rosarnese ucciso con 21 coltellate: «Voleva una nuova vita per sé e la sua famiglia. Beretta ha distrutto tutto»
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Dario Fanari c’era la sera prima del delitto di Cernusco sul Naviglio. C’era durante il derby a calcetto tra tifosi di Inter e Milan. E anche nella cena successiva, alla quale Andrea Beretta non ha preso parte perché temeva di essere nel mirino di Antonio Bellocco. Tant’è che il giorno dopo lo ha ucciso con 20 coltellate nel piazzale della palestra Testudo. Fanari ha un tatuaggio sul polso, uno dei tanti: dice “Antonio Bellocco”. Dice anche che il rampollo del clan di Rosarno era suo «fratello» e «non era uno ’ndranghetista» o almeno voleva lasciarsi alle spalle quella storia.
«Per me è stato un fratello»
Sono ricordi filtrati da un’amicizia nata a Milano, quelli che Fanari propone al magazine online Mowmag. Parla per la prima volta e le frasi raccolte nel Palazzo di giustizia – mentre si è in attesa della sentenza che condannerà a 10 anni Beretta per il delitto di Cernusco sul Naviglio – hanno il valore di una testimonianza diretta di cosa sia stata la (breve) esperienza a Milano di Bellocco. Una versione che non cita gli affari che ruotavano intorno alla curva Nord dell’Inter: per Fanari Bellocco era un amico e basta, il suo migliore amico.
Al cronista mostra il polso e dice: «Mi manca, mi manca ogni giorno». Ricordi di un’amicizia nata dopo le presentazioni fatte da Andrea Beretta. E poi le partite a padel, passione in comune, e a calcetto: «Per me è stato veramente un fratello. C’ero anche io alla famosa partita di calcetto la sera prima che venisse ammazzato. Sono stato io a riportarlo a casa».
Dalla partita a calcetto al crollo: «Hanno ammazzato il tuo amico»
Quella sera giocano a Carugate: Inter contro Milan. Beretta gioca in porta e Bellocco in difesa: «Era fortissimo, tostissimo. La cosa assurda è che lui e Beretta si incitavano: “Forza Totò, grande Andre”».
Dopo la partita vanno a cena, ma Bellocco rientra presto a casa per via della sorveglianza. Beretta non si unisce al gruppo. Teme di finire vittima di un agguato.
Il giorno dopo, Fanari riceve la telefonata di un amico: «Mi ha chiamato uno che conosco e mi ha detto: “Hanno ammazzato il tuo amico, Boiocco”…». Il nome non torna ma «poi ho acceso la tv. Ero in piedi e sono caduto in ginocchio, ho cominciato a urlare».
Dario è sconvolto. Antonio era una presenza costante nella sua vita. «Era più di mio fratello».
«Bellocco voleva liberarsi dallo stigma della ‘ndrangheta»
Riguardo ai legami di Antonio con la Calabria e con un passato che riporta a vicende di ’ndrangheta, l’amico spiega a Mowmag: «Gli ho sempre chiesto di non mettermi in mezzo a storie che non mi piacevano. Lavoro in un’impresa edile, ho la mia famiglia, la mia vita. Voleva cambiare e fare le cose regolari, liberarsi da questo stigma che c’è sul suo nome. Voleva tenere i suoi figli lontani dalle vicissitudini familiari. Totò aveva questo desiderio, e sono sicuro che ce l’avrebbe fatta a realizzarlo». Critica duramente Beretta: «Per colpa sua sono state distrutte due famiglie».
I sospetti su Beretta: «Avrebbe fatto di tutto per soldi»
Dario non ha mai avuto buone sensazioni su Beretta. «Avrebbe venduto anche sua madre per i soldi… A dirla tutta nemmeno Ferdico mi ha mai convinto». Nonostante l’amicizia, anche Ferdico sembra distante: «Quando gli parli cambia discorso, non ti considera. Fa un po’ il fenomeno». Ma Totò era diverso. In vacanza, quando Dario era giù di morale, lo ha voluto con sé: «No, guai, tu vieni con me. Quando andavamo a cena insieme lasciavo il telefono sul tavolo e iniziava a scattarsi selfie mentre faceva lo stupido. Ho il cellulare pieno di sue foto con la lingua di fuori che fa il cretino».
Poi il racconto si fa più duro. La mattina dell’omicidio «sono andato subito alla palestra Testudo, ma non mi hanno fatto avvicinare. Poi sono andato a trovarlo nella camera mortuaria… Quando sono arrivato è stato tremendo. È arrivato anche Ferdico. È andato via quasi subito e poi non l’ho più rivisto».
Un fratello perduto: «Non passerà mai»
Fanari contesta le ricostruzioni che ha letto sul suo amico: «Non era uno ’ndranghetista, ma un ragazzo con cui passavo praticamente tutte le sere… Penso a lui sempre, costantemente. Penso ai suoi figli che ora sono tornati giù. Ogni tanto mi capita ancora di piangere. Non credo che passerà mai».