Intanto Mosca interviene sulla vicenda: «Non sono riusciti a mostrare le prove dell'origine russa degli oggetti che sono entrati nel proprio spazio aereo»
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Il ministro della Difesa Guido Crosetto
Nell'operazione di protezione della Polonia di stanotte sono stati coinvolti jet italiani e olandesi. Lo scrive Reuters sul suo sito citando una fonte della Nato che afferma che l'organizzazione non sta trattando l'incursione dei droni come un attacco. Ai caccia F-16 polacchi si sono uniti durante la notte gli F-35 olandesi e gli aerei da sorveglianza AWACS italiani. Reuters riferisce inoltre che i sistemi di difesa aerea Patriot della Nato hanno rilevato i droni russi tramite radar, ma non li hanno attaccati.
«Gli aerei italiani fanno parte della Nato e sono pronti a difendere gli alleati come ci aspettiamo gli alleati farebbero se a essere minacciata fosse l'Italia», ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a margine della riunione ministeriale E5 di oggi a Londra, confermando la partecipazione di un velivolo da ricognizione italiano la notte scorsa alla risposta "collettiva" allo sconfinamento denunciato nei cieli polacchi di una ventina di droni russi. Crosetto ha insistito che la Nato «è unita o non è» e ha ricordato che l'aereo in questione si leva in volo "ogni sera" sul fronte orientale dell'Alleanza.
L'aereo da ricognizione italiano Gulfstream G550-Caew, intervenuto insieme ad altri assetti alleati, è partito la scorsa notte dalla base di Amari, in Estonia. Ad Amari, a pochi chilometri dalla capitale Tallin, è dispiegata la Task force air italiana nell'ambito dell'operazione 'Baltic Eagle III'.
Il G-550 CAEW dell'Aeronautica Militare, secondo i siti che tracciano le rotte radar, è partito dalla base estone alle 00.47, ha spento i trasponder, impedendo così di essere tracciato, ed è 'riapparso' alle 7.54 quando era sulla via del rientro ad Amari.
Il velivolo intervenuto - progettato e costruito in Israele - è un sistema multi-sensore con funzioni di sorveglianza aerea, comando, controllo e comunicazioni. L'elemento principale è il radar a scansione elettronica installato sulla cellula e integrato con ulteriori apparati elettronici, che garantiscono un'elevata 'situational awareness' in tempo reale, a 360° e su lunghe distanze. Con la capacità di imbarcare quasi 19 tonnellate di combustibile, può permanere a lungo sull'area di operazioni.
La versione di Mosca
«Non c'erano piani per colpire obiettivi in territorio polacco», ha riferito dal canto suo Mosca, fornendo la sua versione dei fatti in un comunicato diffuso dal ministero della Difesa e dicendosi «pronta a consultazioni» con il ministero della Difesa di Varsavia.
Poi l'attacco del ministero degli Esteri di Mosca: la Polonia diffonde "miti" e non ha prove sull'origine russa dei droni nello spazio aereo polacco. «Questi fatti concreti smentiscono ancora una volta i miti diffusi dalla Polonia per aggravare ulteriormente la crisi ucraina», afferma il ministero, ricordando che i droni russi hanno un raggio di 700 chilometri e che quindi non avrebbero potuto volare fin lì.
E l'ambasciata russa a Varsavia all'Afp ha aggiunto: «La Polonia non è riuscita a mostrare le prove dell'origine russa degli oggetti che sono entrati dello spazio aereo polacco».