Con la “messa in prova” il presidente di Stellantis archivia la vicenda penale legata alla successione della nonna Marella e al miliardo di euro sottratto a tassazione. Archiviazione per Lapo e Ginevra, patteggiamento per il commercialista
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John Elkann CEO Fiat Chrysler Automobiles (FCA) Formula 1 Pirelli Gran Premio d'Italia 2025 Monza- F1 Italy Grand Prix 2025 F1 Pirelli Formula1 Italian GP Italy Gran Prix Monza 07/09/2025
Un miliardo di euro di massa ereditaria non dichiarata e 248 milioni di redditi occultati. Sono i numeri da capogiro che emergono dall’inchiesta della procura di Torino sull’eredità di Marella Caracciolo, moglie dell’Avvocato Gianni Agnelli e nonna di John, Lapo e Ginevra Elkann. Al termine di mesi di indagini, il quadro si chiude con un accordo che consente a John Elkann di evitare il processo: la procura ha concesso la “messa in prova”, istituto che prevede lo svolgimento di lavori socialmente utili e che, se svolti positivamente, comportano l’estinzione del reato.
Per Elkann, che rischiava un rinvio a giudizio per evasione fiscale e frode ai danni dello Stato, la strada penale si chiude dunque prima di aprirsi. Determinante il maxi-versamento all’Agenzia delle Entrate: lo scorso luglio i tre fratelli hanno pagato complessivamente 183 milioni di euro per sanare la posizione tributaria, coprendo imposte, sanzioni e interessi. Una transazione che la stessa procura, guidata da Giovanni Bombardieri, ha definito “idonea a estinguere il debito fiscale” e che ha spianato la strada alla soluzione giudiziaria.
Diversa la sorte degli altri indagati. Per Lapo e Ginevra Elkann i pm hanno chiesto l’archiviazione, ritenendo non sussistessero gli elementi per contestare loro un ruolo attivo. Per il notaio svizzero Urs von Gruniger la posizione è stata chiusa nello stesso modo. Diverso il destino del commercialista torinese Gianluca Ferrero, per il quale è stato concordato un patteggiamento. Ancora aperto invece un filone parallelo che riguarda il notaio torinese Remo Morone, accusato di falso ideologico in atto pubblico in relazione ai documenti della società Dicembre, la cassaforte storica della famiglia Agnelli, cuore dell’impero Exor.
Al centro delle contestazioni degli inquirenti torinesi c’è la residenza fiscale di Marella Caracciolo. Ufficialmente in Svizzera, secondo la procura era “fittizia”. In realtà, per gli ultimi dieci anni della sua vita la vedova dell’Avvocato avrebbe avuto la residenza effettiva in Italia. Da qui l’obbligo di pagare imposte al fisco italiano sia sui redditi che sulla successione. L’indagine ha permesso di ricostruire un patrimonio estero vastissimo: circa 700 milioni di euro custoditi in due trust alle Bahamas, oltre a opere d’arte e gioielli.
A far partire l’inchiesta era stato un esposto presentato da Margherita Agnelli, unica figlia di Gianni e Marella. Assistita dall’avvocato Dario Trevisan, Margherita ha contestato la legittimità della successione ai figli, mettendo in discussione i tre testamenti svizzeri della madre e rivendicando la nullità del patto successorio siglato nel 2004, quando venne liquidata con 1,3 miliardi di euro in contanti, immobili e opere d’arte. Secondo lei, i patti del 2004 non valgono perché in Italia i patti successori sono vietati, e comunque non le sarebbe stato rivelato l’intero patrimonio familiare.
La battaglia legale è tutt’altro che chiusa. Sul fronte civile, a Torino, Margherita ha ottenuto un primo punto a favore: lo scorso dicembre il giudice Nicoletta Aloj ha disposto che gli atti dell’inchiesta penale possano essere introdotti nel processo civile. In particolare, la documentazione sui patrimoni esteri e sulla residenza effettiva di Marella. È su questa base che Margherita punta a dimostrare che la successione debba essere regolata secondo la legge italiana e non svizzera.
John Elkann, dal canto suo, ha provato a chiudere la vicenda già lo scorso agosto, parlando di “una definizione complessiva con l’Agenzia delle Entrate” per archiviare una questione “dolorosa sul piano personale e familiare”. Una linea di pragmatismo: pagare, senza ammettere la fondatezza delle contestazioni, pur di mettere la parola fine a un’inchiesta che rischiava di minare la sua immagine di presidente di Stellantis e ceo di Exor.
Ora la parola passa al gip, che dovrà ratificare l’accordo con la procura e dare così il sigillo finale a una vicenda giudiziaria che ha riaperto vecchie ferite familiari. Ma la pace nella dinastia Agnelli-Elkann è lontana: la battaglia di Margherita continua, e il “tesoro” di Marella resta al centro di un intricato braccio di ferro giudiziario che, al di là dei numeri milionari, racconta la fragilità di un impero familiare che da sempre si regge su alleanze, eredità e conflitti mai del tutto sopiti.