La polemica che infiamma Bolzano ha il volto noto di Fedez e quello schivo, tutto sport e silenzi, di Jannik Sinner. Stavolta non c’entrano i gossip o le comparsate televisive: in ballo c’è la libertà artistica da un lato e l’accusa di istigazione all’odio razziale dall’altro. Il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Giuseppe Martucci, ha deciso di portare il rapper davanti alla magistratura, depositando un esposto alla Procura.

Nel mirino c’è una frase della nuova canzone di Fedez, destinata a diventare uno dei passaggi più discussi della sua carriera: «L’italiano ha un nuovo idolo, si chiama Jannik Sinner. Puro sangue italiano con l’accento di Adolf Hitler». Un verso che, nelle intenzioni dell’artista, avrebbe potuto essere un colpo di sarcasmo, ma che agli occhi del politico bolzanino appare come una caduta gravissima, tale da sfociare in rilevanza penale.

La contestazione poggia sull’articolo 604-bis del Codice Penale, che punisce propaganda e istigazione all’odio razziale. Per Martucci, infatti, quella frase non è solo di cattivo gusto: contiene due elementi che rimandano a un passato oscuro. La locuzione “puro sangue italiano” richiama direttamente il lessico delle leggi razziali fasciste del 1938, mentre il riferimento all’accento di Hitler lega il tennista altoatesino al simbolo più feroce della dittatura nazista. «Non possiamo accettare che il linguaggio del razzismo venga sdoganato da un personaggio pubblico seguito da milioni di giovani», ha detto Martucci.

Per rafforzare la sua posizione, il consigliere ha ricordato come Sinner, altoatesino di San Candido, sia oggi l’emblema dello sport italiano e un esempio positivo per migliaia di ragazzi. «Accostarlo a Hitler – ha tuonato – significa offenderlo due volte: come cittadino italiano e come appartenente a una comunità che ha vissuto sulla propria pelle le tensioni identitarie». L’azione legale, quindi, non è solo a tutela del tennista, ma vuole essere un segnale forte contro l’uso disinvolto di espressioni che riportano a un immaginario pericoloso.

Il caso, inevitabilmente, ha sollevato un dibattito rovente. Sui social i fan di Fedez difendono il loro idolo parlando di “metafora mal interpretata” e accusando la politica di voler imbavagliare gli artisti. Altri, invece, chiedono a gran voce che il rapper faccia pubblicamente mea culpa. Perché – sostengono – non si tratta solo di provocazione, ma di un messaggio che rischia di sedimentarsi in un’opinione pubblica sempre più fragile e polarizzata.

E Fedez? Per ora tace. Nessun commento, nessun post, nessuna diretta Instagram per ribaltare l’accusa o spiegare il senso della frase. Una scelta che sorprende, visto che il rapper è sempre stato rapido a rispondere agli attacchi. Forse, dicono alcuni, perché consapevole che stavolta la faccenda rischia di spostarsi davvero in un’aula di tribunale, dove il sarcasmo non è una linea di difesa efficace.

Intanto, Sinner si tiene ben lontano dalla polemica. Concentrato sugli impegni sportivi, ha scelto il silenzio, consapevole che la sua immagine di atleta pulito e riservato lo preserva dal fango mediatico. Ma intorno a lui il caso cresce: tv, giornali e social parlano solo di questo. E il rischio è che il giovane campione finisca suo malgrado al centro di una vicenda che nulla ha a che fare con le sue imprese sul campo.

Il prossimo passo è nelle mani della Procura di Bolzano, che dovrà valutare se l’esposto ha i requisiti per aprire un fascicolo. La questione, tuttavia, va oltre i confini legali: riguarda il confine sottile tra libertà di espressione e rispetto della dignità delle persone. Per i detrattori, Fedez ha passato il limite; per i suoi fan, è l’ennesimo bersaglio di una politica che non tollera la satira. Resta una certezza: la frase incriminata ha già fatto il giro del Paese e rimarrà un caso simbolo. Nel bene o nel male, Fedez ha colpito ancora.