A Garlasco, la verità sulla morte di Chiara Poggi sembra sempre a portata di mano, ma sfugge ogni volta che un nuovo elemento viene alla luce. L’ultimo è una ferita sulla coscia sinistra della giovane, che, secondo l’autopsia, potrebbe essere stata provocata dal tacco o dalla punta di una scarpa femminile. Un dettaglio che rilancia l’ipotesi – mai del tutto esclusa – della presenza di un’altra persona, forse una donna, accanto all’assassino.

Il 13 agosto 2007, Chiara Poggi, 26 anni, venne uccisa nella villetta di via Pascoli. La scena del delitto, come ricostruito nel processo, mostrava il corpo della ragazza riverso sulle scale che portano alla cantina. La porta d’ingresso trovata aperta, la bicicletta di Alberto Stasi parcheggiata fuori. L’ex fidanzato, poi condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, ha sempre sostenuto la propria innocenza. Ma la ferita da tacco riapre vecchie ferite e nuovi sospetti.

La relazione autoptica firmata dal professor Marco Ballardini descrive un colpo mortale al capo, “una frattura con sfondamento del cranio” compatibile con “uno strumento pesante, vibrato con forza e dotato di uno spigolo netto”. Su Chiara, spiegano i periti, non ci sono ferite di difesa: la ragazza è stata sorpresa e uccisa senza la possibilità di proteggersi. Tuttavia, ci sono contusioni su braccia e gambe, come se avesse tentato una fuga disperata, cadendo mentre cercava di scappare.

Ma la ferita più enigmatica resta quella sulla coscia sinistra. Gli esperti la definiscono “un calettamento violento compatibile con un tacco o una punta di scarpa”. Non una banale escoriazione, ma un colpo netto. Qui emerge la contraddizione: le scarpe di Stasi – le Frau n. 42 con suola a pallini e le Lacoste bianche – non hanno un tacco e non avrebbero potuto lasciare quel segno. Gli inquirenti riprendono in mano le carte e i dettagli di quella mattina.

Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, è oggi indagato per concorso in omicidio. La sua impronta palmare, trovata sul cancello di casa Poggi e ignorata per anni, lo riporta sotto i riflettori. Ma la pista femminile getta una nuova ombra. Chi poteva essere in casa con l’assassino, a infliggere quella ferita apparentemente inutile ma carica di disprezzo? Il sospetto è che quella mattina, nella villetta di Garlasco, ci fosse una donna. Forse una complice, forse una persona legata alle tensioni sentimentali e familiari che attraversavano la vita di Chiara.

La vittima, ricordano i conoscenti, era una ragazza solare, ma negli ultimi mesi aveva mostrato segni di inquietudine. Le mail scambiate con l’amica Cristina Tosi raccontano di un cuore diviso, di due relazioni parallele che Chiara non riusciva più a gestire. E poi c’è la borsa di Chiara, scomparsa misteriosamente. Mai ritrovata. Dentro, forse, i segreti di quella doppia vita. Ma la borsa è sparita, come se qualcuno l’avesse portata via per far sparire prove o semplicemente per allontanare la verità.

Gli inquirenti cercano di capire se la donna presente sul luogo del delitto fosse parte del giro delle gemelle Cappa – cugine di Chiara, note per la loro ambizione e per i rapporti con personaggi dello spettacolo – o se fosse legata alla cerchia di amicizie di Sempio e Stasi. Nulla di certo, ma la pista femminile si intreccia con i segreti e le tensioni mai del tutto chiarite di quell’estate.

Il caso di Garlasco resta un labirinto di ipotesi. La scena del crimine, inquinata dai troppi accessi nelle ore successive alla scoperta del corpo, offre pochi appigli. Ma la ferita sulla coscia di Chiara Poggi, netta come un colpo di tacco, sfida le ricostruzioni consolidate e lascia aperta la porta a un’altra verità. Un mistero che continua a dividere Garlasco e che si nutre delle voci di paese, dei sospetti mai sopiti e delle ombre che accompagnano ogni delitto senza un colpevole indiscutibile. Perché, a 17 anni di distanza, la sensazione è che ci sia ancora una storia da raccontare e un assassino, o forse due, che non hanno mai pagato davvero.