Nel silenzio assordante di molti governi occidentali, tra le omissioni colpevoli e le retoriche vuote, si alza finalmente una voce chiara, limpida, morale: quella del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Le sue parole risuonano come un grido nella notte, nella tragedia umanitaria più grave del XXI secolo. Gaza, stretta da mesi in un assedio totale, è oggi il luogo dove il diritto internazionale è stato calpestato, e dove l’indifferenza ha ucciso più della guerra.

Mattarella non ha usato giri di parole. Ha parlato di “disumanità”, di fame imposta, di “azioni criminali”. Ha invocato il cessate il fuoco, l’apertura immediata ai soccorsi umanitari, la fine dell’occupazione illegale. Ha detto ciò che andava detto, con la forza della verità e con la dignità della nostra Costituzione.

Mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha da tempo rotto ogni ambiguità condannando l’operato del governo Netanyahu, in Italia il governo tace. La premier Meloni, così pronta a schierarsi accanto a Israele nei primi giorni del conflitto, ora scompare, rinchiusa in un mutismo che sa di complicità. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani balbetta posizioni vaghe, impacciate, incapaci di affrontare la gravità del momento.

La tragedia in numeri

L’operazione militare israeliana cominciata il 7 ottobre 2023, in risposta all’attacco terroristico di Hamas che ha provocato circa 1.200 vittime israeliane e 250 ostaggi, si è rapidamente trasformata in una rappresaglia sistematica e distruttiva contro l’intera popolazione civile della Striscia di Gaza.

Ad oggi, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari (OCHA), oltre 37.000 palestinesi sono stati uccisi, di cui più del 60% donne e bambini. Più di 85.000 feriti, la maggior parte dei quali non può ricevere cure adeguate per il collasso totale del sistema sanitario. Gli ospedali sono diventati cimiteri. La fame è usata come arma: secondo il Programma Alimentare Mondiale, il 100% della popolazione di Gaza è in stato di insicurezza alimentare grave, con oltre 500.000 persone a rischio immediato di carestia, molte delle quali bambini.

Più di 1,7 milioni di sfollati interni, in una striscia lunga 40 chilometri, bombardata da nord a sud, senza alcun luogo sicuro. Scuole, moschee, chiese, ambulanze, campi profughi, tutto è diventato bersaglio.

La posizione dell’ONU e l’ombra di Trump

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha più volte definito la situazione a Gaza “una catastrofe umanitaria senza precedenti”, chiedendo con insistenza un cessate il fuoco immediato e l’ingresso sicuro degli aiuti. La Corte Internazionale di Giustizia, con sede all’Aja, ha ordinato a Israele di “fermare qualsiasi atto che possa configurarsi come genocidio”.

Ma Israele ha continuato, sostenuto in parte dalla complicità politica e diplomatica degli Stati Uniti, soprattutto sotto la nuova amministrazione Trump, tornata al potere nel 2024. Trump ha bloccato più volte risoluzioni ONU, minacciato i finanziamenti agli organismi umanitari, e rafforzato il sostegno incondizionato a Netanyahu, che oggi guida un governo di estrema destra, determinato non a difendere Israele, ma a distruggere ogni residuo di autonomia palestinese.

I bambini, vittime di un mondo che ha smesso di ascoltare

Oltre 15.000 bambini sono morti a Gaza. Ma non è solo il numero a far tremare. È la storia di chi è sopravvissuto senza braccia, senza gambe, senza genitori. Di chi ha imparato troppo presto cosa significa la parola “massacro”. Di chi, in una delle regioni più giovani del mondo, non ha futuro né presente. I disegni dei bambini raccolti dalle ONG mostrano case in fiamme, aerei da guerra, genitori senza volto. Un’intera generazione cancellata o traumatizzata per sempre.

Mattarella, una luce nell’oscurità

In questo scenario desolante, le parole di Sergio Mattarella non sono solo un atto politico. Sono un gesto etico. Un richiamo all’umanità. «È disumano – ha detto – ridurre alla fame un’intera popolazione… È illegale l’occupazione di territori di un altro Paese». E ancora: «Si rischia di inoltrarsi sul terreno della volontà di dominio della barbarie nella vita internazionale».

Non è retorica, è l’ultima difesa contro l’abisso. Se l’Europa vuole avere ancora un ruolo nella storia, deve seguire la strada indicata da Macron e Mattarella. Deve uscire dall’ambiguità, riconoscere il diritto dei palestinesi a un futuro, e pretendere con forza la fine dell’occupazione e la nascita di due Stati.

Tacere oggi è essere complici

La storia non sarà clemente con chi ha voltato lo sguardo. Gaza è la nostra coscienza. Ed è tempo, per chi governa, di decidere da che parte stare. Con il diritto e l’umanità, o con il silenzio e la barbarie.