La “Woodstock cattolica” accoglie il Pontefice tra applausi e cori «Leo, Leo». Commozione per due giovani pellegrine morte e un ragazzo in gravi condizioni
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
Il sole del tramonto accende di arancio la spianata di Tor Vergata, mentre un vento leggero solleva la polvere e i canti dei ragazzi si mischiano al ronzio dell’elicottero bianco che appare all’orizzonte. Sono le 19.25 quando il mezzo con a bordo Papa Leone XIV sorvola la folla sterminata: un milione di giovani da 146 Paesi, dai villaggi africani ai quartieri europei, dalle steppe asiatiche alle favelas sudamericane. C’è chi arriva dal Libano e dall’Iraq, chi dal Myanmar e dalla Siria, chi dall’Ucraina e dal Sud Sudan. In molti agitano bandiere, altri filmano con lo smartphone, ma tutti trattengono il respiro quando l’elicottero comincia la discesa sulla pista accanto al grande palco. Ad accogliere il Pontefice ci sono il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il ministro dello Sport Andrea Abodi e il rettore dell’università di Tor Vergata, Nathan Levialdi Ghiron. Ma sono i ragazzi, ammassati come in una gigantesca Woodstock cattolica, a trasformare l’attesa in un boato: “Leo, Leo!” urlano, correndo lungo le transenne, con le braccia tese verso la papamobile che inizia il lento giro della spianata.
L’atmosfera è elettrica. Alcuni ragazzi hanno passato la notte precedente in sacco a pelo, altri hanno viaggiato giorni in pullman. La veglia inizia alle 20.30, dopo che il Papa ha percorso i viali tra due ali di folla urlante. Quando sale sul palco, il coro che anima la giornata si interrompe e cala un silenzio carico di emozione. Leone XIV apre la preghiera e accoglie la prima domanda di una giovane messicana di vent’anni: «Come riconoscere un’amicizia e un amore puro?». Il Papa sorride e risponde con parole che restano sospese nell’aria calda della sera: «Saper vedere Gesù negli altri. L’amicizia può cambiare il mondo, è una strada per la pace».
Poi il Pontefice si sofferma sul tema della verità e della menzogna: «Cercando con passione la verità, noi non solo riceviamo una cultura, ma la trasformiamo attraverso scelte di vita. La verità, infatti, è un legame che unisce le parole alle cose, i nomi ai volti. La menzogna, invece, stacca questi aspetti, generando confusione ed equivoco». La folla ascolta in silenzio, seduta sull’erba o appoggiata alle transenne, mentre il vento porta via qualche nota di chitarra dal palco laterale.
Un gruppo di giovani italiani domanda al Papa dei social e della rete, e Leone XIV non si tira indietro: «Internet e i media sono diventati una straordinaria opportunità di dialogo, incontro e scambio tra le persone, oltre che di accesso all’informazione e alla conoscenza. Ma questi strumenti risultano ambigui quando sono dominati da logiche commerciali e da interessi che spezzano le nostre relazioni in mille intermittenze. Se le scelte dipendono dal consumo, le nostre relazioni diventano confuse, sospese o instabili. Quando lo strumento domina sull’uomo, l’uomo diventa uno strumento: sì, strumento di mercato, merce a sua volta. Solo relazioni sincere e legami stabili fanno crescere storie di vita buona». Poi aggiunge, con un monito che strappa più di un mormorio: «Come sapete, oggi ci sono gli algoritmi che ci dicono che cosa dobbiamo fare, che cosa dobbiamo pensare».
Il clima della veglia si fa più raccolto quando il Papa invita alla preghiera per due giovani pellegrine scomparse durante i giorni del Giubileo: «Preghiamo per Maria, una ragazza spagnola, e Pascale, una ragazza egiziana. Preghiamo anche per i loro familiari», dice con voce commossa, chiedendo infine un pensiero per «Ignazio Goncalves, quattordici anni, colto da malore e ora ricoverato al Bambino Gesù». Migliaia di teste si abbassano in silenzio, molte ginocchia toccano la terra polverosa. Alcuni appoggiano il volto sulle mani, altri si stringono in abbracci spontanei.
Poi si torna al cuore del messaggio: la giustizia. «Cercate la giustizia per costruire un mondo più umano, più bello e più giusto», esorta Leone XIV, mentre le luci del palco illuminano i volti emozionati. «Grazie Gesù per averci amato e per averci chiamato. Resta con noi, Signore», conclude, e il coro intona un canto che si mescola al fruscio delle bandiere.
Il momento più intenso arriva con la lettura del Vangelo di Luca. Davanti all’altare cala un silenzio assoluto: un milione di ragazzi inginocchiati sotto il cielo di Roma. Solo i clic delle macchine fotografiche e il lontano frinire dei grilli rompono la quiete. Subito dopo, le note del “Magnificat” eseguito da Il Volo salgono nella notte come un inno corale. «Grazie, per accompagnarci!» dice il Papa rivolto ai tre cantanti, che lo salutano commossi.
Alle 21.56 Leone XIV impartisce la benedizione finale. «Mi raccomando, riposatevi un po’, appuntamento domani con la Santa Messa, buonanotte», sorride, e la folla risponde in coro: «Leone, Leone, Leone!». Ma saranno in pochi, tra questo milione di giovani, a chiudere occhio. L’emozione è troppa, la giornata è stata lunga e intensa, e l’incontro con il Santo Padre resterà impresso nella memoria di ciascuno. All’alba, quando la città si sveglierà, molti non avranno lasciato il proprio posto: stamattina alle 9.30 il Pontefice celebrerà la Messa conclusiva del Giubileo dei Giovani, un evento voluto da Francesco e portato avanti con forza e passione dal suo successore, che a Tor Vergata ha trovato il suo cuore pulsante.