Uno storico piano di pace che riguarda non solo Israele e la Palestina, ma tutto il Medio Oriente e l’intero Mondo Arabo. E non è tutto: il sigillo a questa straordinaria novità positiva comunicata ieri da Washinghton è giunto anche dall’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e dal campione del laburismo (o socialismo) riformatore dello scorso decennio, Tony Blair, già primo ministro del Regno Unito dal 1997 al 2007.

La firma è quella di Donald Trump che un’opposizione strumentale, demagogica ed anche molto poco riflessiva, ha finora etichettato come “pazzo”, come “clown”, come “pericolo per il mondo”. E invece si capisce come i guerrafondai Usa fossero ben altri, quei finto-progressisti che dietro la maschera dei diritti civili hanno cavalcato pericolosissimi focolai ovunque nel mondo.

Trump ottiene un altro mirabile risultato: alla sua proposta hanno detto subito “sì” i più popolosi Paesi di fede musulmana: Indonesia, Turchia, Pakistan, Egitto, e poi in maniera assai significativa anche Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Qatar. Quel Qatar, aprite bene le orecchie, al quale il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto formalmente scusa per aver colpito obiettivi terroristici a Doha.

Cina e Russia non hanno commentato, con un silenzio che comunque va interpretato positivamente. Allo stato hanno detto no, ma capiremo meglio fra qualche giorno, i terroristi di Hamas e della Jihad islamica: un’ulteriore dimostrazione della linea corretta dell’attuale amministrazione della Casa Bianca. Però Trump è stato chiaro: Hamas accetti e disarmi, altrimenti Israele completerà il lavoro con il pieno sostegno americano. Altro che guerra di religione, altro che antistoriche crociate antisemite: musulmani, cristiani ed ebrei, le tre grandi religioni monoteiste, uniti per urlare no al terrorismo e per aprire una nuova fase nella storia dell’area più calda del pianeta.

La prospettiva è quella di una collaborazione forte fra nazioni che si sono sempre combattute per guardare allo sviluppo economico-sociale comune, senza l’incubo di altri “7 Ottobre”. A latere il silenziatore ad un’altra minaccia: le armi atomiche in mano all’Iran. E se questo è accaduto senza ulteriori scontri, quasi sicuramente il merito va dato anche al leader russo Vladimir Putin e a quello cinese Xi Jinping. Analizzeremo meglio a breve.

Donald Trump ne esce come un gigante della convivenza pacifica fra i popoli, un diplomatico e uno statista di altissimo profilo, un pragmatico che tira dritto mentre compiacenti mezzi d’informazione (chissà perché!) hanno dato voce a ristrettissime minoranze ululanti sommerse ora da una valanga di evidente ipocrisia.

Il piano stilato in punti dà rilievo massimo agli aiuti consistenti e concreti alla popolazione palestinese sofferente e alla liberazione degli ostaggi (quelli non massacrati e non morti sotto le torture subite per mesi). I nemici strutturati del popolo palestinese sono stati i terroristi di professione, gli organizzatori di attentati in cambio di finanziamenti sporchi, i costruttori di tunnel sotto le abitazioni e gli ospedali finalizzati a muovere armamenti, esplosivi, strumenti di morte.

Ovviamente non si possono sintetizzare le vicende ultra-millenarie del Medio Oriente in poche parole, e dimenticare l’Olocausto o le sofferenze di tanti pezzi di popolazioni di fede musulmana che sono stati nel tempo vittime dei mercanti di armi. Ma per comprendere la tenacia assoluta di Israele nel difendere il proprio diritto all’esistenza non si può ignorare proprio l’Olocausto, così come con troppa facilità si è fatto in questi mesi da parte di commentatori ancora una volta sconfitti dalla realtà e dalla verità. Issare le bandiere della pace e della serena convivenza tra i popoli di religione e culture diverse è, lo si spera, un sogno finalmente realizzabile. Ora dovrebbe partire una nuova ed enorme “flotilla”, animata da autentici e non strabici sentimenti umanitari, sventolando le bandiere della pace! Un plauso è giunto dai leader europei, a partire da Giorgia Meloni, che hanno avuto sempre piena fiducia nel nuovo corso statunitense.