Dalla Vienna delle ambasciate e dei palazzi internazionali, Sergio Mattarella ha pronunciato uno dei discorsi più incisivi del suo mandato. Niente diplomazia di facciata, nessuna allusione anodina: il Capo dello Stato ha parlato chiaro, ammonendo chi vuole svuotare l’Onu del suo peso politico e morale. «È irresponsabile indebolire le Nazioni Unite», ha scandito, davanti alle delegazioni riunite nella sede viennese del Palazzo di Vetro. «L’Onu può adempiere al suo mandato di garante della pace solo se gli Stati che ne fanno parte le consentono di farlo».

È un discorso che suona come una sfida ai nazionalismi del XXI secolo, e in particolare all’ex presidente americano Donald Trump, che più volte ha definito l’Onu «inutile» e «un covo di chiacchiere inconcludenti». Mattarella non lo nomina, ma l’eco delle sue parole attraversa l’aula: «L’unica alternativa alla mano tesa è il conflitto permanente, il ritorno a una visione primitiva dei rapporti tra i popoli, i cui esiti sono storicamente e drammaticamente noti».

Con la guerra tornata in Europa e la diplomazia mondiale paralizzata, l’intervento di Mattarella assume un peso che va oltre la retorica. L’Italia si colloca così nel fronte di chi difende il sistema multilaterale, in un mondo dove l’ordine internazionale è minacciato da nuove logiche di potenza e da una crescente disillusione verso le istituzioni globali.

«Abbiamo avuto decenni di pace – ha ricordato il Presidente – anche grazie alle Nazioni Unite, protagoniste di progressi decisivi: dalla decolonizzazione al sostegno allo sviluppo economico e sociale di miliardi di persone, dagli interventi di peacekeeping alla difesa dei diritti umani». Parole che suonano come una lezione di memoria collettiva in un’epoca in cui la cooperazione sembra un valore da museo.

Il Capo dello Stato non ignora le ombre dell’organizzazione. «Non sono mancati errori, ostacoli, lacune», ammette. Ma la conclusione è categorica: «L’Onu resta, pur con i suoi limiti, uno strumento straordinario e insostituibile. Sminuirlo, oggi, significa rinunciare alla pace come orizzonte condiviso».

Il contesto scelto non è casuale. La Giornata internazionale contro il crimine organizzato transnazionale è l’occasione per riaffermare la necessità di un’azione coordinata, in un mondo dove le mafie, il traffico di armi, la corruzione e la tratta di esseri umani oltrepassano da tempo i confini nazionali. Mattarella ha ricordato che «solo un’architettura internazionale basata su regole condivise può rispondere a sfide globali che nessun Paese può affrontare da solo». È la logica opposta a quella dei sovranismi: un’idea di sicurezza costruita sul diritto, non sulla forza.

Le parole del Presidente arrivano mentre l’Onu attraversa una crisi di legittimità profonda. I veti incrociati al Consiglio di Sicurezza hanno paralizzato gli interventi in Ucraina e a Gaza, e molti Stati si chiedono se l’organizzazione fondata nel 1945 sia ancora in grado di incidere. Mattarella risponde con fermezza: «Indebolire l’Onu è irresponsabile, proprio mentre ascoltiamo inaccettabili allusioni all’impiego di armi di distruzione di massa».

È un appello al mondo, ma anche una dichiarazione d’intenti che restituisce all’Italia un ruolo politico preciso: quello di mediatrice, di ponte tra democrazie e aree di crisi, di voce che crede ancora nel potere della diplomazia. Da Vienna, Mattarella richiama tutti – Europa compresa – a non rassegnarsi all’idea che la guerra sia tornata a essere la prosecuzione della politica.

Il contrasto con l’America trumpiana è inevitabile. Se il presidente statunitense ha fatto dell’isolazionismo una bandiera e dell’Onu un bersaglio, il Capo dello Stato italiano difende la cooperazione multilaterale come fondamento della pace e del diritto internazionale. Una posizione che colloca Roma nel solco di un’Europa ancora convinta che l’ordine mondiale non si regga sui muscoli, ma sulle regole.

Nel suo tono sobrio ma intransigente, Mattarella ha dato voce all’idea di un’umanità interdipendente, in cui nessuno Stato può sopravvivere davvero da solo. Un messaggio controcorrente, mentre il mondo sembra scivolare verso la frammentazione e la paura. «La cooperazione non è un lusso», ha concluso, «ma l’unico modo per evitare la catastrofe».