Il vincitore del Grande Fratello 10 dovrà scontare 20 giorni di reclusione per violenza fisica e psicologica contro l’ex fidanzata. L’episodio più grave nel gennaio 2023: «L’ha spinta contro una colonna e le ha premuto la mano sul volto»
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Vent’anni fa vinceva il Grande Fratello, oggi finisce condannato per violenza domestica. Mauro Marin, 45 anni, il volto televisivo che nel 2010 conquistò il pubblico del reality di Canale 5 con il suo carattere eccentrico e sopra le righe, è stato condannato dal Tribunale di Sulmona a venti giorni di reclusione per percosse ai danni dell’ex compagna.
I fatti risalgono al periodo compreso tra il settembre 2022 e l’inizio del 2023. Un arco di mesi che, secondo l’accusa, racconta la progressiva deriva ossessiva di una relazione ormai finita, ma non accettata. In particolare, la sera dell’11 gennaio 2023 – ricostruisce la sentenza – Marin avrebbe spinto la donna contro una colonna della sua abitazione, premendole una mano sul volto.
La vittima riportò un trauma toracico e facciale, accompagnato da uno «stato di agitazione psichica», con una prognosi di cinque giorni. «Si è trattato di un abbraccio troppo stretto», ha sostenuto in aula l’avvocata difensore Maria Romilda Ratiglia, cercando di ridimensionare l’episodio. Ma per il giudice quella scena è stata invece il culmine di un comportamento aggressivo e persecutorio, iniziato mesi prima con continui tentativi di riavvicinamento.
Secondo la ricostruzione della Procura, Marin non avrebbe accettato la rottura della convivenza e avrebbe iniziato a perseguitare la donna con telefonate insistenti, messaggi e appostamenti. Avrebbe perfino scattato fotografie alle automobili dei familiari dell’ex compagna, in un’escalation di ossessione che ha portato la vittima a chiedere aiuto alle autorità.
La vicenda, come spesso accade nei casi di violenza di genere, si è giocata anche sul filo sottile tra la ricostruzione emotiva e quella oggettiva dei fatti. Marin ha sempre negato ogni intenzione violenta, raccontando una storia fatta di «malintesi, rabbia e nostalgia». Ma i giudici non hanno creduto alla versione difensiva e hanno ritenuto provato l’episodio di violenza fisica.
Più complessa la parte delle accuse relative alle minacce: l’ex gieffino era stato accusato di aver detto al padre della sua ex di «conoscere alcuni calabresi» che avrebbero potuto «sistemare la faccenda di Sulmona», accompagnando la frase con un gesto che mimava lo sparo di una pistola. Per questo episodio, tuttavia, Marin è stato assolto «perché il fatto non sussiste».
La condanna a venti giorni di carcere, pur lieve sul piano della pena, rappresenta un segnale netto. Per la magistratura non si è trattato di un «abbraccio troppo stretto», ma di un gesto di violenza vera, fisica e psicologica. «La vittima ha raccontato con coerenza e dolore ciò che ha vissuto – spiega una fonte vicina all’accusa – e non ci sono stati dubbi sulla dinamica dei fatti».
L’ex vincitore del reality, che da tempo si era allontanato dai riflettori per dedicarsi a progetti imprenditoriali, si è detto «profondamente deluso» dal verdetto e intenzionato a presentare ricorso. «Non sono un violento – avrebbe confidato ai suoi legali – ho solo cercato di salvare un rapporto».
La storia con la donna, iniziata nel 2021, era terminata in modo burrascoso pochi mesi dopo. Le tensioni, le discussioni e i tentativi di riconciliazione avrebbero poi innescato un crescendo di tensione culminato nei fatti di gennaio. Da allora, l’ex compagna ha denunciato diverse condotte persecutorie, sentendosi «continuamente osservata e controllata».
La difesa, nel corso del processo, ha sottolineato come Marin abbia collaborato con gli inquirenti, partecipando a tutte le udienze e negando sempre ogni intento minaccioso. «Non c’è stata premeditazione né volontà di fare del male», ha ribadito l’avvocata Ratiglia. Ma per il Tribunale di Sulmona, la linea di confine tra l’amore malato e la violenza è stata superata.
Il caso non si chiude qui. Marin dovrà tornare in tribunale il prossimo 7 ottobre per un’altra accusa: quella di aver minacciato con un coltello il padre dell’ex fidanzata. Anche in questo procedimento, il 45enne si dichiara innocente e sostiene che «le accuse siano state fraintese e ingigantite».
L’immagine del vincitore del «Grande Fratello», che nel 2010 veniva festeggiato da un pubblico entusiasta e salutato come «il ragazzo della porta accanto», è oggi quella di un uomo solo, segnato dalle ombre della giustizia e da un passato che non smette di tornare.
Una parabola amara che si aggiunge alle tante storie di volti televisivi travolti dalla propria fragilità. Nel 2010, Marin era il simbolo della leggerezza televisiva, il protagonista di un’Italia che rideva di sé stessa davanti a uno schermo. Oggi, invece, il suo nome appare nelle cronache giudiziarie accanto alla parola «violenza».
E mentre lui promette battaglia nelle aule di tribunale, resta la sensazione di un ennesimo fallimento umano, di un’altra storia d’amore degenerata in paura, rabbia e dolore.