L’iniziale apertura di Fratelli d’Italia non basta: senza intesa con il Carroccio e Forza Italia la proposta si arena. Evitato il voto in Commissione che avrebbe potuto spaccare la maggioranza. Resta il nodo Veneto, con Salvini che punta sul fedelissimo Alberto Stefani
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Cala definitivamente il sipario sulla proposta di introdurre il terzo mandato per i presidenti di Regione. Fratelli d’Italia, che aveva riaperto inaspettatamente il dibattito con un’apertura nei confronti della Lega, ha comunicato che non sosterrà l’ennesimo emendamento leghista. Manca ormai solo la formalizzazione del voto in Senato – prevista nei prossimi giorni o, più probabilmente, a inizio della prossima settimana – per chiudere una vicenda che ha animato il dibattito politico per mesi. Non solo nella maggioranza, ma anche tra le fila dell’opposizione, dove l’incertezza ha tenuto banco fino all’ultimo.
Forza Italia resta irremovibile: «È una questione di principio»
In questa lunga fase di trattative, Forza Italia è rimasta coerente e contraria al terzo mandato dall’inizio alla fine. Antonio Tajani ribadisce con fermezza la posizione del suo partito: "È una questione di principio, abbiamo sempre detto che non avremmo votato", puntualizzando anche che "il centrodestra non si fonda sul terzo mandato".
Salvini, invece, aveva manifestato un atteggiamento più attendista, limitandosi a dire che bisognava attendere "il voto in commissione". Un voto previsto per giovedì mattina, salvo rinvii dovuti a possibili ritardi della commissione Bilancio.
Il voto in commissione rischiava di spaccare la maggioranza
La conta in commissione Affari costituzionali al Senato, data la risicata maggioranza, poteva trasformarsi in un momento decisivo e pericoloso per l’equilibrio della coalizione. Alcuni esponenti di Fratelli d’Italia avevano preso in considerazione l’idea di un sì, per coerenza con quanto dichiarato pubblicamente venti giorni fa da Giovanni Donzelli. Con l'appoggio della Lega, del deputato di Azione e di Noi Moderati – che, come spiega Maurizio Lupi, "avevamo dato la nostra disponibilità a discuterne all'interno del centrodestra", pur mantenendo riserve – si sarebbe potuto profilare un colpo di scena. Ma un esito simile avrebbe rischiato di lacerare la coalizione.
Donzelli: «Pronti al confronto, ma gli alleati si sono tirati indietro»
L’apertura di Fratelli d’Italia si è scontrata con il muro degli alleati. "Abbiamo sempre detto che eravamo pronti a parlarne", ha dichiarato Donzelli, aggiungendo però che "via stampa abbiamo scoperto che Lega e Forza Italia non erano d'accordo". Il tentativo di mediazione, dunque, è fallito, lasciando irrisolto un nodo politico importante. L’approvazione dell’emendamento avrebbe permesso a Luca Zaia in Veneto, Vincenzo De Luca in Campania e Michele Emiliano in Puglia di ripresentarsi alle regionali d’autunno. Ora che l’ipotesi è tramontata, resta da capire chi prenderà il posto dei governatori uscenti.
Il rebus Veneto: sfida aperta tra Lega e FdI
Nel centrodestra, il vero scontro si sposta ora sul dopo-Zaia. Chi guiderà la corsa alla Regione Veneto? La Lega rivendica continuità e punta su Alberto Stefani, classe 1990, attuale vice di Salvini, deputato e segretario della Liga veneta. Fratelli d’Italia rivendica però il proprio peso elettorale, mentre Forza Italia osserva, senza sbilanciarsi. Le tifoserie interne sono divise: c’è chi crede che Salvini riuscirà a imporre il suo candidato, chi invece punta su una contromossa di Giorgia Meloni, magari in cambio della Lombardia. A decidere, però, saranno i leader. Quando – e se – troveranno il modo di sedersi davvero a un tavolo.