Le polemiche

Naufragio al largo della Libia, 17 sopravvissuti giunti in Sicilia. Le ong puntano il dito contro l’Italia: «Potevano essere salvati»

Intanto la premier Meloni difende il suo operato: «Io accusata di cose raccapriccianti ma la mia coscienza è a posto». Il ministro Crosetto sul fenomeno migratorio: «È la strategia dei mercenari della Wagner». Ma arriva la secca replica

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di Redazione
13 marzo 2023
20:55

I 17 superstiti dell'ultima tragedia - il barcone ribaltatosi al largo della Libia con 30 dispersi - sono tutti originari del Bangladesh e arrivati nel pomeriggio a Pozzallo, il porto in provincia di Ragusa. Il mercantile Froland che li ha soccorsi è arrivato in rada, poi gli stranieri sono stati prelevati da motovedette della Guardia costiera che li hanno portati a terra. A bordo anche i due migranti per i quali, in un primo momento, era stata disposta l'evacuazione medica a Malta.

Le accuse della ong Sea watch

 Ad avvistare per primo l'imbarcazione alla deriva la mattina di sabato è Sea Bird, l'aereo della ong Sea Watch, che si era mosso in seguito ad un sos lanciato da uno dei passeggeri al servizio telefonico Alarm Phone. Sea Watch ha pubblicato i colloqui avvenuti con il mercantile intervenuto, il Basilis L., il Centro di coordinamento marittimo libico e quello italiano, l'Mrcc della Guardia costiera di Roma. Il mercantile fa sapere che l'autorità italiana lo ha invitato a seguire le indicazioni del Centro libico. Contattato, quest'ultimo spiega di non poter mandare alcun mezzo in soccorso.


Sea Watch chiama dunque il Centro italiano e chiede: «chi è responsabile ora per questo caso visto che il centro libico non è in grado di rispondere?». Ma Roma non risponde e riattacca il telefono. Il rischio di un naufragio, attacca la ong tedesca, «era noto alle autorità da oltre 24 ore. Li hanno consapevolmente lasciati affogare». Monta quindi un altro caso - dopo quello di Cutro - per il mancato intervento italiano, seppure questa volta in acque non di propria competenza.

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Le parole della Meloni

Ritorna sul tema migranti e naufragi, la premier Giorgia Meloni, intervenuta alla presentazione del libro di padre Spadaro: «Sono giorni particolari, io sono stata accusata di cose raccapriccianti ma la mia coscienza è a posto: più persone partono più si rischia che qualcosa vada storto. Non è il modo umano di affrontare, forse è il più facile, decidere che siano i mafiosi a scegliere chi viene da noi, che chi arriva si trovi vittima della criminalità organizzata, della prostituzione. Forse sarebbe più facile mettere la testa sotto la sabbia, lasciare che siano dei mafiosi a decidere chi deve arrivare da noi, lasciare che arrivi da noi solo chi ha soldi per pagare quei mafiosi, lasciare che in Africa continuino a prendere piede i mercenari della Wagner (gruppo di mercenari) e i fondamentalisti».

Crosetto e i mercenari della Wagner

«Mi sembra che ormai si possa affermare che l'aumento esponenziale del fenomeno migratorio che parte dalle coste africane sia anche, in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni paesi Africani». Lo afferma il ministro della Difesa, Guido Crosetto.

 «Ue, Nato e Occidente - prosegue il ministro - cosi come si sono accorti che gli attacchi cyber facevano parte dello scontro globale che il conflitto ucraino ha aperto, oggi sarebbe opportuno capissero che anche il fronte sud europeo sta diventando ogni giorno più pericoloso. Dovrebbero inoltre prendere atto che l'immigrazione incontrollata e continua, sommata alla crisi economica e sociale, diventa un modo per colpire i paesi più esposti, in primis l'Italia, e le loro scelte geostrategiche, chiare e nette. L'Alleanza Atlantica - aggiunge - si consolida se si condividono anche i problemi che nascono dalle scelte collettive, ma rischia di incrinarsi se i paesi più esposti a ritorsioni di vario tipo (come aprire i "rubinetti" dell'immigrazione da parte di alcuni Stati) vengono lasciati soli».

Tajani: «L’immigrazione non può essere solo un tema italiano»

«La questione immigrazione non può essere soltanto un tema italiano»: lo ha detto il ministro degli esteri Antonio Tajani al termine dell'incontro con il premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme. «Ho trovato - ha aggiunto - grande comprensione per quello che sta accadendo in Italia riguardo all'immigrazione da parte di Netanyahu». Il ministro ha poi sottolineato «la preoccupazione sul fatto che molti migranti arrivano da aree controllate dal gruppo Wagner. Non vorrei ci fosse un tentativo di spingere migranti verso l'Italia».

La replica del capo della Wagner

Il capo della Wagner Yevgeny Prigozhin risponde a Crosetto che «dovrebbe guardare meno in altre direzioni e occuparsi dei suoi problemi, che probabilmente non è riuscito a risolvere. Noi non siamo al corrente di ciò che sta succedendo con la crisi migratoria, non ce ne occupiamo, abbiamo un sacco di problemi nostri di cui occuparci». Prigozhin definisce Crosetto 'mudak', un termine che in russo corrisponde a un pesante insulto. In un audio postato sul canale Kepka Prigozhina ('il berretto di Prigozhin) il capo della Wagner risponde così a Crosetto, che lanciando la sua accusa ha parlato di "divisione Wagner": «Prima si parlava di compagnia privata Wagner, poi a un tratto è diventato gruppo Wagner, ora invece viene fuori che è una divisione Wagner, e l'Italia è la prima ad usare questa parola in tanti anni. Noi non siamo al corrente di ciò che sta succedendo con la crisi migratoria, non ce ne occupiamo, abbiamo un sacco di problemi nostri di cui occuparci».

 

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