La Procura indaga sui fondi pubblici al cinema: sotto esame decine di film e società. Accertamenti anche sul caso Kaufmann e sulla One More Pictures, guidata fino al 2024 da Manuela Cacciamani, oggi ad di Cinecittà
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Sono almeno cinque i fascicoli già aperti in procura a Roma nell’ambito delle verifiche sul tax credit, i finanziamenti concessi per la realizzazione di film in Italia. L’indagine è coordinata dai procuratori aggiunti Giuseppe Cascini, Stefano Pesci e Giuseppe De Falco e ipotizza reati finanziari, economici e contro la pubblica amministrazione. Si tratta di una delle inchieste più delicate avviate negli ultimi mesi nel settore culturale, con decine di produzioni cinematografiche già al vaglio e un lavoro che potrebbe durare a lungo.
Nelle scorse settimane le forze dell’ordine hanno acquisito documenti su mandato dei pm. L’attenzione si concentra su diverse società di produzione che negli anni hanno beneficiato di consistenti agevolazioni fiscali. Fra queste compare la One More Pictures, fondata da Manuela Cacciamani, manager del settore audiovisivo nominata nel giugno 2024 amministratrice delegata di Cinecittà. Prima della nomina, la società aveva prodotto film di grande visibilità anche con il sostegno del tax credit, misura nata per incentivare la produzione in Italia e sostenere il comparto.
La vicenda Kaufmann ha contribuito ad accendere i riflettori. L’uomo, oggi imputato per il duplice omicidio di moglie e figlia a Villa Pamphili, aveva ottenuto oltre 800mila euro di crediti fiscali per un film mai arrivato nelle sale. Un episodio che ha fatto emergere la possibilità di usi distorti del sistema e che ha spinto la procura ad approfondire non solo i casi di opere fantasma, ma anche i finanziamenti a progetti che hanno avuto una distribuzione minima o un incasso irrilevante.
Ad agosto il Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza ha presentato richiesta al ministero della Cultura per acquisire la documentazione relativa a fondi pubblici e sgravi fiscali. L’atto è stato formalizzato a Mario Turetta, capo del Dipartimento per le attività culturali e per alcune settimane direttore generale Cinema ad interim, dopo le dimissioni di Nicola Borrelli. Da allora gli investigatori stanno passando al setaccio i fascicoli legati a produzioni che hanno beneficiato di risorse pubbliche.
Nel mirino c’è anche il film “Albatross” di Giulio Base, uscito la scorsa estate e sostenuto da tax credit. Prodotto dalla One More Pictures con Rai Cinema, non ha ottenuto grandi risultati al botteghino, circostanza che ha alimentato interrogativi sulla gestione dei fondi. Degli ultimi quattro film realizzati dalla società, tre portano la firma dello stesso Base. Il regista, interpellato, ha chiarito che si occupa esclusivamente della parte creativa e di non seguire gli aspetti produttivi o finanziari, ma la coincidenza ha spinto la procura a valutazioni aggiuntive.
L’inchiesta si inserisce in un contesto già complesso per il ministero della Cultura, scosso nei mesi scorsi da dimissioni eccellenti e da polemiche politiche sulla gestione del sistema degli incentivi. La questione è particolarmente delicata perché il tax credit rappresenta uno degli strumenti più rilevanti per l’intera filiera cinematografica italiana. Negli anni ha permesso la realizzazione di centinaia di opere, attirato investimenti dall’estero e consolidato la presenza dell’Italia nei grandi festival. Ma proprio per il suo peso economico è esposto al rischio di abusi o di forzature, e per questo motivo la procura intende accertare la correttezza dei procedimenti.
Il portavoce di Manuela Cacciamani, contattato da La Stampa, ha fatto sapere che l’attuale ad di Cinecittà non è a conoscenza di accertamenti in corso a suo carico e che, prima di assumere l’incarico pubblico, aveva ceduto la società al suo ex socio Gennaro Coppola. Nessuna delle persone citate risulta indagata allo stato attuale, ma il lavoro degli inquirenti è solo all’inizio e potrebbe allargarsi ad altre produzioni e ad altri protagonisti del settore.
Per il momento i magistrati raccolgono materiale, acquisiscono documenti e tracciano le linee di un’indagine che si annuncia lunga. L’obiettivo è chiarire se nel sistema di finanziamenti al cinema siano stati commessi illeciti o se si tratti di semplici irregolarità amministrative. Quel che è certo è che la vicenda del tax credit, nata come sostegno vitale per l’industria culturale, si sta trasformando in un banco di prova giudiziario e politico che rischia di lasciare un segno profondo.